Condannato l’uccisore dell’orso marsicano a Pettorano sul Gizio nel 2014

Parco Nazionale e associazioni: giustizia è fatta. Sentenza storica che crea un precedente giurisprudenziale importante

[23 Luglio 2020]

La Corte d’Appello di L’Aquila ha ribaltato la sentenza di primo grado e la drammatica vicenda dell’uccisione di un orso bruno marsicano avvenuta nel settembre del 2014 a Pettorano sul Gizio, condannando l’imputato condannandolo a risarcire il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e le Associazioni, che si erano costituite parte civile, oltre che a pagare le spese processuali.

A impugnare la sentenza erano stati Wwf, LAV e Salviamo  l’Orso che ora dicono: «La vicenda dell’Orso ucciso a Pettorano sul Gizio nel 2014 finalmente si chiude con l’accertamento della responsabilità civile dell’imputato, sancita con la sentenza della Corte d’Appello di L’Aquila del 22 luglio che ribalta quanto stabilito con la sentenza di I grado. Esiste un colpevole per l’orso ucciso e l’imputato dovrà risarcire i danni alle Associazioni».

L’Ente Parco evidenzia che «Purtroppo, a causa di un vizio di forma, la condanna è solo civile e non penale, ma possiamo comunque dire che è una sentenza storica perché finalmente rende giustizia alla tutela di una specie protetta, riformando in modo sostanziale la sentenza del Tribunale di Sulmona che nel 2018 aveva assolto l’imputato, destando sconcerto e preoccupazione per i possibili risvolti che una tale sentenza poteva avere su chi è poco incline a convivere con la fauna. Infatti c’era un evidente rischio di compiere la generalizzazione secondo la quale uccidere un orso non è un reato, con le gravissime conseguenze che si possono immaginare. Per fortuna così non è stato. Questa sentenza ha fissato un precedente che lascia ben sperare per un futuro giurisprudenziale più attento alla conservazione di specie protette come l’orso bruno marsicano, simbolo di natura selvaggia e grande valore per la nostra Regione».

Secondo il Presidente del Parco Giovanni Cannata, «E’ davvero una sentenza storica perché riconosce la responsabilità di un cittadino che ha sparato ad un orso, uccidendolo. Il riconoscimento delle responsabilità, oltre a fissare un principio ineccepibile come è il rispetto della vita di un orso, dà conto anche del lavoro investigativo svolto dal personale dell’ex CFS che riuscì a ricostruire tutti i passaggi della vicenda e individuare il responsabile, che non ha mai negato di aver sparato all’orso. La sentenza è ovviamente anche uno sprone a migliorare l’azione di tutela da parte del Servizio di Sorveglianza del Parco e dei Carabinieri Forestali impegnati nelle aree protette».

Anche per l’Avvocato Michele Pezone, che ha rappresentato le Associazioni ambientaliste nel processo, «Questa è una sentenza destinata a creare un precedente giurisprudenziale importante in tema di uccisione di animali selvatici. Si è arrivati a questo risultato grazie a esami e prove scientifiche, quali analisi medico-veterinarie, autopsia, consulenze balistiche. L’esito del giudizio ripaga dell’impegno profuso in questa vicenda e sottolinea la grande attenzione che merita un animale come l’Orso marsicano, simbolo della nostra Regione».

Filomena Ricci, delegato regionale del Wwf Abruzzo, aggiunge: «Esprimiamo la nostra soddisfazione per questa sentenza che, al di là degli aspetti formali, condanna in maniera inequivocabile chi ha imbracciato un fucile e sparato a un Orso. È la prima volta che in un processo indiziario per lo sparo a un orso bruno marsicano si accerta una responsabilità, seppure solo civile, e si infligge una condanna. Ci auguriamo che questa vicenda giudiziaria ribadisca l’importanza della tutela della fauna selvatica e dell’orso marsicano in particolare e non veda più impuniti gli episodi a danno degli animali selvatici».

Massimo Vitturi, responsabile LAV area animali selvatici, ha commentato: «Nell’attesa di leggere le motivazioni della sentenza, esprimiamo grande soddisfazione per questo risultato, perché fissa il principio per cui la giustizia “fai da te” non è ammissibile in nessun caso e che l’uccisione di un animale particolarmente protetto, anche a livello europeo dalla Direttiva Habitat, come l’orso, costituisce un vero e proprio atto illegittimo oltre che contro ogni logica ambientale!».

La Lav evidenzia che «I danni procurati dalla fauna selvatica, sono sempre risarciti dalle amministrazioni, non vi è quindi alcuna giustificazione per coloro che decidono di imbracciare un fucile ammazzando un animale che stava semplicemente cercando del cibo. Quanto disposto dal Tribunale de L’Aquila, sia di monito per chiunque non rispetti le leggi poste a tutela degli animali. Esistono sistemi efficaci per prevenire le eventuali predazioni da parte degli orsi, chi non li mette in pratica non può essere legittimato a usare un fucile contro un animale che non ha alcuna responsabilità».