Commercio di specie esotiche e invasioni di specie aliene: il serpente che si morde la coda

Scoperto il collegamento tra specie invasive e il commercio di animali esotici domestici

[24 Marzo 2021]

«La vendita e l’acquisto di animali da compagnia favorisce la dispersione nel mondo di specie già invasive o che rischiano di diventarlo». E’ il circolo vizioso, rivelato dallo studio “Invasiveness is linked to greater commercial success in the global pet tradepubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America (PNAS) da Cleo Bertelsmeier e Jérôme Gippet, del Département d’écologie et évolution della Faculté de biologie et de médecine dell’Université de Lausanne

Ogni anno vengono venduti decine di milioni di animali “esotici” – mammiferi, uccelli, anfibi o anche pesci, che accidentalmente o per scelta, senza pensare alle conseguenze, i proprietari rilasciano questein natura. «Non tutte le specie diventano problematiche – spiegano i due autori dello studio –  ma quelli che riescono a sopravvivere, stabilirsi e riprodursi nel loro nuovo ambiente possono causare danni considerevoli alla biodiversità locale, all’agricoltura, all’economia o anche in termini di salute pubblica».

Lo studio fa l’esempio dello scoiattolo siberiano, originario dell’Asia, “carino”, con  grandi occhi neri ed eleganti strisce sulla pelliccia, che è diventato un animale domestico molto richiesto  ma che, rilasciato in natura, ha costituito popolazioni stabili, in particolare in Francia, Belgio e Italia, ed è diventato invasivo.

La ricerca di Bertelsmeier e Gippet descrive con precisione l’impatto del commercio di animali nei processi di invasioni biologiche e, più specificamente, dimostra ome questo mercato contribuisca alla dispersione di specie già problematiche. Inizialmente, i biologi svizzeri si sono concentrati sulle 5 famiglie di vertebrati: mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci. Mettendo insieme diversi dataset, sono arriv ati alla conclusione che «Delle 7.522 specie offerte in vendita in tutto il mondo, il 12,6% rappresenta una minaccia. In media, queste specie invasive sono 7,4 volte più frequenti nel gruppo di animali in commercio. Rispetto al gruppo naturale dei vertebrati (67.181 specie elencate nel globo)».

Per comprendere meglio questa sovrarappresentazione, il team dell’università di Losanna  ha esaminato il caso molto recente delle formiche. Con l’avvento del commercio online, con pochi clck tutti possono ordinare e ricevere in casa insetti e si tratta di un commercio fiorente, visto che Gippet ha identificato online circa 100 venditori che offrono, in totale, più di 500 specie di formiche “da compagnia”.  Secondo il ricercatore svizzero, «Le nostre analisi rivelano che, come nei vertebrati, le specie note per essere invasive sono più presenti sul mercato». La Bertelsmeier aggiunge: «Ma sappiamo anche che questo business è troppo giovane per essere responsabile delle invasioni di formiche conosciute attualmete! Tra questi insetti sociali, la sovrarappresentazione delle specie problematiche può essere solo dovuta al loro maggiore successo commerciale».

Fino ad ora, l’ipotesi principale per spiegare questa predominanza era che, acquistati e venduti per decenni, gli animali da compagnia hanno avuto molte opportunità e tempo per diventare invasivi. Il nuovo studio mostra invece che un secondo meccanismo può aumentare i rischi di invasioni biologiche legate a transazioni internazionali di specie domestiche “esotiche”.

Le formiche invasive hanno molti tratti comuni: un ampio areale originario e non sono molto esigenti in termini di habitat. Due caratteristiche che sono anche attraenti dal punto di vista commerciale: data la presenza capillare di questi insetti, i venditori possono ottenerli facilmente e, dato che queste specie sopravvivono in molti ambienti diversi, sono facili da tenere in casa.

La Bertelsmeier sottolinea: «Chiaramente, ciò che rende una formica invasiva la rende anche vincente sul mercato. Non solo le specie problematiche hanno quindi maggiori probabilità di essere importate ed esportate, ma inoltre questi scambi creano opportunità per animali che non sono ancora pericolosi e potrebbero diventarlo».

Alla luce di questo lavoro, gli scienziati dell’Université de Lausanne chiedono una regolamentazione migliore: «Ad esempio, anche se sappiamo che le formiche di fuoco causano danni per miliardi, nessuna legge internazionale ne vieta la vendita e l’importazione».

Per quanto riguarda i vertebrati, il commercio internazionale è controllato meglio, ma i ricercatori fanno notare che «Ad esempio, la stragrande maggioranza delle normative mira a proteggere le specie in via di estinzione, non a prevenire le invasioni biologiche o la trasmissione di malattie agli esseri umani. Esiste una sola lista nera in Europa delle specie vietate in vendita a causa del pericolo che rappresentano. Contiene solo 30 animali e 30 piante. Gippet conclude: «In altre parole, non è affatto esaustiva, data la quantità di specie potenzialmente problematiche che esistono in commercio. Il nostro lavoro dimostra che, anche inconsapevolmente, il mercato tende naturalmente a favorire le specie invasive. Forse l’import/export di animali domestici dovrebbe essere vietata per principio predefinito e consentita solo per quelli che non presentano rischi. L’idea è di privilegiare una lista bianca. E non una lista nera».