Cittadini del mare. L’identità marina potrebbe far aumentare la protezione degli oceani

Uno studio sulla cittadinanza marina e il suo ruolo nel promuovere un’ambiente marino in buona salute

[9 Luglio 2021]

Molte persone sono così legate al mare che costituisce una parte fondamentale della loro identità e, secondo il rapporto “Citizens of the Sea”, che riassume la sua tesi di dottorato di Pamela Buchan dell’università di Exeter, «Questo attaccamento emotivo e “dipendenza” dall’oceano (o talassofilia) deriva da esperienze positive e può portare qualcuno a diventare un “cittadino marino”».

All’università di Exeter, che ha lanciato una campagna e il sito Web “Green Futures” per promuovere l’azione ambientale e climatica, spiegano che «Cittadinanza marina significa partecipare alla trasformazione del rapporto uomo-oceano verso la sostenibilità, ad esempio facendo campagne per la conservazione degli oceani e incoraggiando altri a farlo, o attraverso azioni individuali come scelte etiche di consumo».

La Buchan sostiene che «Concentrarsi esclusivamente sui comportamenti individuali limita il potenziale per i cittadini di essere coinvolti nelle questioni ambientali marine e l’educazione ambientale potrebbe essere più efficace se includesse elementi politici e civili. Non si tratta tanto di educare le persone a prendersi cura del mare, quanto di metterle in contatto con esso e supportarle maggiormente nella partecipazione civica. Molte persone sono preoccupate per il degrado dell’oceano, ma le soluzioni più comunemente discusse si concentrano sulle azioni individuali dei consumatori come mangiare meno pesce, acquistare prodotti più sostenibili e riutilizzare la plastica. La cittadinanza marina è qualcosa di più delle scelte individuali o private. I cittadini del mare più coinvolti corrono il rischio, mettendo i loro valori allo scoperto. Lavorano per aiutare le persone a connettersi con il mare e creare il cambiamento portando le persone con sé. I cittadini marini profondamente coinvolti diventano anche politicamente coinvolti nelle questioni marine locali e nel processo decisionale, ad esempio attraverso consultazioni sulla pianificazione locale, designazioni e campagne marine nazionali».

La Buchan conclude: «Chiunque può essere un cittadino marino e l’affinità emotiva con l’oceano è il filo conduttore che collega un mix diversificato di cittadini marini. Le prove indicano una “identità marina” che deriva da esperienze oceaniche positive e che può spingere le persone ad agire per l’oceano. Per le persone che dipendono da un oceano sano per la propria identità, le minacce all’oceano, come il cambiamento climatico, l’inquinamento e la perdita di habitat e biodiversità, minacciano anche la loro identità personale. Le persone sono motivate a proteggere la propria identità, quindi questo potrebbe spingerle a agire, diventando cittadini marini attivi e cercando di ridurre le minacce oceaniche».