Cinghiali in Toscana, Enpa: con la caccia aumentano il numero di esemplari e i danni all’agricoltura

«Puntare sulla prevenzione e sui metodi ecologici»

[10 Febbraio 2023]

Commentando «L’ennesimo allarme-cinghiali lanciato dalla associazione agricole di posizioni estremiste e da certa parte del mondo politico e istituzionale regionale e nazionale», l‘Ente Nazionale Protezione Animali  (ENPA), dice che «In questi giorni osserviamo in Toscana una vera offensiva contro i cinghiali, finalizzata ad ottenere il via libera ad uccisioni di massa. Ma si tratta, è bene ricordarlo, di iniziative anti-scientifiche di chiara natura ideologica».
L’Enpa, rivcorda che che già nei giorni scorsi aveva smontato l’emergenza selvatici per la sicurezza stradale (in Toscana i sinistri con la fauna sono lo 0,1% del totale), ricorda quanto spiegato in un rapporto dell’Ispra presentato alcune settimane fa: «L’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (dunque non un’associazione animalista ma un ente “governativo”) infatti aveva mostrato chiaramente che nonostante il forte incremento degli abbattimenti di ungulati (+45%) tra il 2015 e il 2021 (in totale ne sono stati uccisi 2 milioni) non solo le popolazioni non erano diminuite, ma anche presunti danni all’agricoltura non erano calati. Paradossalmente, erano addirittura aumentati (da 16,7 a 18,7 milioni di euro). Se davvero intendessero seguire un approccio scientifico e non ideologico, come più volte ribadito anche di recente, governo, parlamento ed enti locali dovrebbero partire da questa evidenza scientifica e attuare una radicale inversione di marcia rispetto alle politiche fallimentari di questi ultimi anni».

Secondo gli animalisti si tratta di «Politiche che avranno soddisfatto i cacciatori ma che non hanno risolto il presunto problema. Anzi lo hanno aggravato. La destrutturazione e la dispersione dei branchi, causata dalle fucilate, finisce infatti per incrementare considerevolmente il potenziale riproduttivo delle femmine, altrimenti “imbrigliato” nella struttura matriarcale del branco stesso. Pertanto, l’unica vera strada da seguire è l’utilizzo dei metodi ecologici di prevenzione, con una visione meno banale e più ampia del fenomeno. Si dovrebbe partire dalla consapevolezza del degrado ambientale e dalla frammentazione degli habitat, fino ad arrivare all’adozione di ovvie misure quali un’efficace raccolta dei rifiuti, la creazione di corridoi biologici e di sottopassi, alla costruzione di barriere di contenimento sul ciglio stradale, a sistemi di prevenzione come recinzioni elettriche per proteggere i campi e, in alcuni casi anche il dislocamento degli esemplari in aree non urbanizzate. Tra le possibili linee di intervento anche l’attuazione di progetti con la somministrazione agli ungulati del farmaco contraccettivo Gonacon, che da tempo Enpa sostiene».

Una soluzione che però lascia perplesso anche buona parte di quello stesso mondo scientifico richiamato dall’ENPA che non lo ritiene efficace senza prima aver realizzato una radicale diminuzione del numero dei cinghiali.
Comunque l’Enpa  conclude con buone ragioni:  «Quando si affronta la questione cinghiali, e più in generale quella della fauna selvatica, certa politica non solleva il tema della prevenzione, ma punta sempre e solo sulle fucilate. Eppure non ci risulta che i colpi di fucile abbiano salvato delle vite, umane o animali. Anzi,   basta dare un’occhiata alle cronache dei giornali per accorgersi che è vero proprio il contrario».