Chiusa ufficialmente la stagione venatoria, Wwf: le regioni dalla parte della lobby dei cacciatori

Lipu e Wwf: bene esclusione moriglione e pavoncella e il bando al piombo

[1 Febbraio 2021]

Il 31 gennaio si è chiusa ufficialmente la stagione venatoria 2020/2021, ma 109 regioni – Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Marche, Sardegna, Veneto e Molise – hanno prolungato la caccia a colombacci e corvidi fino al 10 febbraio.

Secondo il Wwf, «Anche quest’anno il bilancio non può che definirsi negativo. Unica novità realmente positiva del 2020 è la decisione dell’Unione Europea che obbligherà tutti gli Stati membri a non far utilizzare il piombo, pericolosissimo per l’ambiente, la fauna e salute umana, nelle cartucce utilizzate durante la caccia nelle zone umide, una riforma importante e attesa da anni. Il via libera alle doppiette è stato preceduto da numerosi provvedimenti regionali, sospesi o dichiarati illegittimi dai TAR, tutti tendenti a ridurre le garanzie che la legge pone a tutela della fauna selvatica. Su 10 ricorsi ai Tribunali amministrativi regionali avviati dal Wwf, insieme ad altre associazioni ambientaliste e animaliste, sono ben 8 gli esiti positivi o parzialmente positivi: Calabria, Campania, Liguria, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto e Lazio (quest’ultima grazie alla pressione delle associazioni ambientaliste è stata costretta ad abrogare la norma che consentiva la caccia ai non residenti nelle aree contigue ai Parchi dove, tra l’altro, vive l’Orso Marsicano)».

Anche la Lipu-BirdLife Italia rivendica come una vittoria delle associazioni conservazionistiche e ambientaliste «L’esclusione dai calendari venatori di moriglione e pavoncella da parte dei Tar; riduzione delle giornate di caccia per specie come uccelli acquatici e tordi; approvazione del bando europeo alle munizioni al piombo nelle zone umide».
La Lipu, che ha inoltrato, e vinto, anche con altre associazioni, i ricorsi al Tar per chiedere l’esclusione del moriglione e della pavoncella, specie minacciate a livello globale, dai calendari venatori: l’esito positivo del procedimento è avvenuto in Liguria, Veneto, Calabria, Toscana e Sicilia, specie a favore delle quali si sono pronunciate formalmente anche la Commissione europea e il ministero dell’Ambiente italiano. L’esclusione delle due specie è avvenuta anche in altre Regioni, dove sono intervenute altre associazioni: nelle Marche, tramite sentenza del Consiglio di Stato, e in Sardegna, che ha escluso il moriglione. Ma è stata, quella che sta per concludersi, una stagione che ha visto spesso la riduzione delle giornate di caccia per i turdidi e gli uccelli acquatici, in ben 10 tra regioni e province autonome, alcune delle quali hanno chiuso la stagione in anticipo a fine dicembre».

Secondo la Lipu, «Fondamentale è stata poi l’approvazione, da parte del Parlamento europeo, del bando alle munizioni al piombo nelle zone umide, cui la Lipu, insieme alle altre associazioni di BirdLife International, ha dato un contributo decisivo». Per il presidente della Lipu, Aldo Verner, si tratta di  «Un passo decisivo per porre fine al grave inquinamento di preziosi ambienti e degli uccelli che li popolano. Ora si attende l’approvazione da parte del Consiglio d’Europa, che lo adotterà in quanto legge per dare via al processo di recepimento da parte degli Stati membri».

Comunque, secondo il Panda, si conferma «La tendenza delle regioni che, pur di fare concessioni alla lobby venatoria, perseguendo scopi che certamente non sono tesi a soddisfare interessi pubblici, sono pronte non solo a violare, anno dopo anno, le norme nazionali ed europee ma anche a sperperare ingenti somme di denaro pubblico necessario per impegnare i funzionari regionali addetti alla stesura degli atti e per pagare le spese processuali.  Un esempio chiaro di quanto alcune regioni non tengano conto delle esigenze di conservazione della natura è l’inserimento, anche quest’anno, tra le specie cacciabili di Moriglione e Pavoncella, due specie di uccelli particolarmente minacciate e protette dall’Unione Europea, nonostante l’invito del Ministero dell’Ambiente ad escluderle e malgrado le decine di sconfitte ottenute lo scorso anno di fronte ai TAR.

La pandemia in corso ha inoltre confermato quanto sia forte l’influenza che il mondo venatorio ha sulla politica. Molte regioni “arancioni”, hanno infatti autorizzato gli spostamenti dei cacciatori anche oltre i confini comunali, per esercitare la caccia anche in forma collettiva. Questi provvedimenti, in contrasto con i DPCM emanati dal Governo per arginare la pandemia in corso, hanno creato vere e proprie disparità di trattamento tra “normali” cittadini, costretti a rimanere a casa e cacciatori, lasciati liberi di muoversi mettendo a rischio la salute di tutti».

Per questo, a dicembre Wwf, Lipu, Lav e Enpa hanno inviato al Governo una formale richiesta di impugnazione delle ordinanze di Toscana, Calabria, Abruzzo e Lombardia che,  ricordano gli ambientalisti, «Seguite da altre regioni, hanno aggirato le restrizioni in vigore con la infondata motivazione di un presunto “stato di necessità per conseguire l’equilibrio faunistico-venatorio, limitare i danni alle colture e il potenziale pericolo per la pubblica incolumità”, dimenticando, però, che la caccia è un’attività ludica il cui esercizio spesso contrasta con le esigenze di tutela degli agricoltori e con la gestione faunistica che la legge affida allo Stato e non a privati cittadini. La strumentalità di questi atti è stata resa ancor più evidente dal fatto che con questa motivazione si è autorizzato l’esercizio delle caccia anche, per esempio, agli uccelli migratori o agli uccelli acquatici che di certo non determinano danni o pericoli per l’incolumità pubblica.  Con la stessa motivazione è stata autorizzata la caccia ai cinghiali in braccata che però, oltre a rendere di fatto impossibile il rispetto delle norme anti-covid, ha effetti assolutamente deleteri sul controllo della specie, le cui popolazioni finiscono anzi per aumentare a causa dell’attività venatoria, come recentemente ribadito da ISPRA in un parere rilasciato sul calendario venatorio della Regione Abruzzo in coerenza con numerosissime pubblicazioni scientifiche in materia».

Il Wwf indica tre casi  in cui «la tendenza filo-venatoria delle regioni si è manifestata in tutta la sua assurdità: la Regione Sardegna ha disposto l’apertura della caccia anche in un giorno di “silenzio venatorio” ricevendo un sonoro richiamo da parte del Ministero dell’ambiente; la Regione Campania ha tentato di estendere la durata del calendario venatorio senza preventivamente ottenere il parere di ISPRA ed è stata bocciata dal TAR su ricorso del Wwf; il Presidente della Regione Calabria è addirittura arrivato a dichiarare che “grazie ai cacciatori in Calabria non c’è mai stata attività di bracconaggio” dimenticando che si tratta di una tra le regioni con il più alto numero di uccisione di animali protetti d’Europa, come testimoniano le numerose operazioni di polizia».

La Lipu concorda: «Ancora problemi, tuttavia, da parte di alcune regioni che hanno effettuato una cattiva gestione regionale della caccia: l’ultimo esempio è la Puglia, che ha prorogato al 31 gennaio la caccia a tordo bottaccio, tordo sassello e diverse specie di uccelli acquatici, in violazione delle direttive comunitarie e della legge nazionale 157. La Lipu ha inviato al presidente Emiliano una diffida per il ritiro immediato del provvedimento, pena il ricorso in tutte le sedi opportune, amministrative, civili e penali».

Verner  promette: «Agiremo concretamente per interrompere la sudditanza psicologica delle Regioni verso il mondo venatorio, con troppe deroghe concesse ai cacciatori messe a punto, in molti casi, anche per aggirare le norme anti Covid. La tutela degli uccelli e della natura non può più aspettare».

Il Wwf conclude evidenziando che «Anche quest’anno, l’apertura della caccia è coincisa con un sensibile aumento degli illeciti contro la fauna selvatica protetta, come riscontrato anche dalle guardie volontarie Wwf che nel corso delle attività di vigilanza venatoria hanno registrato un elevatissimo utilizzo di richiami e sistemi di cattura vietati nonché di casi di abbattimento o detenzione di specie particolarmente protette. Da ultimo non va dimenticato il pesante costo in vite umane che si registra anche quest’anno e che ha coinvolto non solo i cacciatori ma ha causato la morte o il ferimento anche di persone estranee, a conferma della pericolosità sociale di questa pratica. Questo grave quadro dimostra quanto sia urgente adottare misure legislative mirate ad aumentare le sanzioni nei confronti di chi continua a compiere questi crimini al fine di dotare le Autorità pubbliche di strumenti realmente efficaci a contrastare questi fenomeni».