Cernie e rapine a Capraia. La testimonianza di un subacqueo (VIDEO)

La emozionante scoperta di Cerniopoli che è stata saccheggiata dai bracconieri

[27 Ottobre 2015]

Di solito in questa stagione il popolo dei turisti comincia a pensare alla montagna, chiedendosi se nevicherà abbastanza, se nuove piste saranno pronte per le sfide invernali. Mentre il mare (specie quello “remoto”) rimane appannaggio di pochi, veri appassionati. Che anche con mezzi non sempre adeguati attendono il classico “varco” del meteo per un immersione di fine stagione. Del resto le attrezzature quasi professionali oggi disponibili consentono di non interrompere la nostra frequentazione delle coste sia sopra che sotto la superficie.

A proposito di chi “va per mare” in cerca di emozioni, anche proibite, sembra incredibile, ma esiste ancora la categoria dei “bracconieri”. Personaggi privi di scrupoli, che con imbarcazioni ricche di tecnologie sofisticate, scelgono il luogo dove spogliare di quel poco che è sopravvissuto, il fondale apparentemente integro, privandolo delle sue specie più pregiate. Le aragoste, ma anche i più comuni polpi vengono arraffati senza rispetto di taglia, sesso, stagione… Un chilogrammo di “quel pesce lì” vale al mercato nero (elemento non trascurabile della famigerata “evasione” nelle zone rivierasche) diverse decine di Euro; se lo moltiplico per 10 o 100 il conto è fatto! Si ripaga alla grande il carburante e si “guadagna” abbastanza per comprarsi l’ultimo modello di Tablet. E poi (forse l’elemento che più sta a cuore a tale spregevole categoria) c’è la “vantazione” a tavola, al bar con gli amici, che un po’ invidiosi chiedono dettagli sul “quando e dove” è avvenuta l’ultima mattanza.

La notizia che mi è giunta stamane da parte di chi ha diviso con me diverse, piacevoli esperienze sub, mi ha lasciato basito; ritengo ancora che si tratti di una esagerazione, forse una sorta di amplificazione di un messaggio ritrasmesso col passa parola che non ha ben scandagliato i particolari… Ma pare che un paio di giorni fa alcuni furbacchioni, approfittando della rarefazione dei visitatori nella costa a Nord di Capraia, si siano immersi in quella che veniva definita “Cerniopoli” ovvero una cigliata con piccole grotte a meno 40 metri ed abbiano fatto strage dei grossi e mansueti pesci presenti.

Per meglio capire la gravità di tale gesto (indipendentemente dal fatto che trattasi di un reato penalmente perseguibile) dobbiamo fare un piccolo passo indietro. Il tratto di costa di Capraia che guarda a Ponente è da sempre il più selvaggio ed incontaminato; il rosso ruggine, assieme al nero dei basalti sono i colori predominanti. Una lunga serie di anfratti formati da rocce laviche, che strapiombano nel mare blu cupo per la presenza di praterie di Posidonia assai rigogliose. Il silenzio, specie in bassa stagione fa da sottofondo, per chi ha voglia di ascoltare il suono della risacca.

Per chi avrà avuto la pazienza di seguirmi in questo sfogo sentimentale, vorrei dire che oggi – seppur anziano – provo quasi le stesse emozioni nel raccontare di quando poco più che quindicenne (negli anni ’60) facevo da marinaio di un grosso esperto di apnea. Un simpatico tizio di Bologna detto per l’appunto il “cernia” che appena poteva si tuffava alla ricerca di grandi prede; allora la cattura di una Cernia di grande taglia era ancora ritenuto un vanto. E le pescate più ricche accadevano di solito attorno allo scoglio della punta della Manza. Un fondale frastagliato, con molta Posidonia e numerose tane, in cui alloggiavano pesci cospicui. Poi, circa una quindicina di anni fa, assieme al consueto gruppo degli amici subacquei ci siamo presi una piccola vacanza, lasciando l’Elba per un paio di giorni in trasferta a Capraia. Classico bel “tuffo” a Sud, verso lo Scoglione, rientro in porto, cena e bagordi enogastronomici, come di consueto. Durante la notte inizia a soffiare uno Scirocco sostenuto, che data la dinamica e l’orario, non fa sperare in nulla di buono; difatti all’indomani le “ochette” imbiancano il Porto. Anche se al ridosso, il vento fischia e forte. Ma come si fa a dichiarare “forfait” ed a rientrare con a bordo ancora dei gruppi di bombole cariche? Si vota democraticamente e tentiamo la sorte, aggirando il promontorio delle Formiche; dal lato sottovento dovrebbe essere tutto più calmo. In realtà le refole del vento che scende dall’alto creano qualche problema di manovra, ma alla fine non ci sono altre opzioni. Lo scandaglio è acceso e disegna un fondale abbastanza piatto e “banale” per chi ha visto ben altre scogliere. Ad un certo punto, quasi sul punto di rinunciare si materializza una piccola cuspide apparentemente un rilievo roccioso attorno ai 35/40 metri. Seppur con qualche disagio per il vento che non dà tregua, riusciamo ad individuare meglio il punto, lo “pedagnamo” con una apposita boa e ci prepariamo ad una immersione, che immaginiamo deprimente, viste le premesse.

Ed invece i primi che riemergono sono letteralmente stupefatti; a gesti, mentre le onde impediscono di parlare con chiarezza esprimono la meraviglia per avere incontrato “di più” di ciò che si sarebbero immaginati. Diverse Cernie cospicue, Dentici, Saraghi etc…

Per farla breve da allora quel luogo un po’ anomalo, e poco attraente, in apparenza, è stato adottato da tutti noi ed appena possibile, senza ancorare, per non dare adito ad interventi di curiosi, magari in malafede, ci siamo rallegrati nel vedere crescere e prosperare una colonia così incredibile di serranidi. Roba da fare invidia a Lavezzi, pensavamo. I locali più coinvolti con il locale Diving e Fabio Mazzei (l’Assessore che per primo ha denunciato la strage) le hanno praticamente adottate.

Immergersi a “Cerniopoli” come era stato ribattezzato il sito, era come una gita in un mondo davvero speciale; una mattina all’alba ho avuto la fortuna di scendere da solo e trascorrere oltre mezz’ora a “discutere” con la più grande ed autoritaria del gruppo, simulando intrusioni e fughe dal suo territorio. Una gioia profonda, indescrivibile.

Ora sento dire che tutto ciò è stato “arraffato” per puro spregio, distruggendo un patrimonio di tutti, in nome della ignoranza pervicace di chi crede ancora che terre, piante, animali in generale si possano ancora “scoprire” per poi impossessarsene, in dispregio delle leggi scritte e non.

Per quaunque tipo di iniziativa io ci sono,

“Popi” Adriani

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