Il Canada vuole riaprire il commercio di falchi pellegrini, non sono più in pericolo

Un recupero di una specie che potrebbe servire da esempio anche per elefanti e rinoceronti?

[27 Settembre 2016]

L’ambientalista canadese  Peter Ewins ricorda che negli anni ’80 trovava solo nidi abbandonati e uova rotte quando cercava i  falchi pellegrini in luoghi dove avevano nidificato per secoli. L’animale più veloce del mondo, un magnifico rapace che in picchiata può raggiungere quasi i 400 km all’ora mentre piomba sulle sue prede, era a rischio di estinzione a causa dell’avvelenamento da pesticidi e per il bracconaggio che riforniva il collezionismo.

Eppure, il governo canadese intende chiedere alla 17esima Conferenza delle parti  (Cop17) della  Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) in corso a  Johannesburg, in Sudafrica,  che venga consentito di nuovo il commercio internazionale dei falchi pellegrini. E’ paradossalmente una conseguenza del successo degli sforzi per salvaguardare una specie, che potrebbero diventare l’esempio da seguire  per  un bando totale della vendita di avorio, corni e parti di animali rari che servirebbe  a impedire l’estinzione degli elefanti, dei rinoceronti e di altre specie.

Il governo canadese ha presentato alla Cop17 Cites tre storie di successo: il falco pellegrino, il bisonte di montagna e il puma e propone che la Cites allenti le restrizioni sul commercio globale per  tutte e tre le specie.

Scondo i canadesi, può sembrare contro-intuitivo, ma gli analisti dicono che diminuire le restrizioni per specie che hanno recuperato e che non sono più a rischio estinzione  potrebbe rafforzare il trattato Cites, incentivando i governi esitanti e alcuni Paesi molto importanti per la biodiversità a rimanere all’interno della Cites.

Il Canada sostiene che un commercio controllato di falchi pellegrini può essere consentito perché nel mondo ormai ci sono almeno 228.000 falchi pellegrini adulti e il commercio non potrebbe più minacciali, visto anche che i pesticidi che avevano ridotto la fertilità dei rapaci e reso fragili i gusci delle loro uova  non vengono più utilizzati in Canada.

Ewins, uno specialista della conservazione delle specie del Wwf Canada, che ha studiato il falco pellegrino per decenni, si è detto «Sollevato e felice» che alcune specie si siano riprese al punto che si pensi di permetterne il commercio: «Ci sono pochissimi esempi di questo in tutto il mondo. E’ il faro luminoso lungo il sentiero che dobbiamo percorrere».

Ma la quasi estinzione di questo rapace in Canada ha fatto emergere, come altrove, Italia compresa, una nuova nicchia ecologica: quella occupata dal falco pellegrino urbano. Nel 1995,  proprio Ewins scoprì una coppia di falchi pellegrini che aveva nidificato in cima all’hotel Sheraton Centre nel centro di Toronto. Oggi a Toronto ci sono 7 o 8 coppie di falchi pellegrini che nidificano sugli edifici più alti della città e molte altre coppie hanno colonizzato le città di tutto il Canada, spesso covando  le uova in diretta di fronte a telecamere web. Insomma, il pellegrino ha trovato accanto agli uomini che lo avevano messo in pericolo una inaspettata ancora di salvezza.

Buone notizie come il recupero del falco pellegrino possono aiutare molto la Cites che è sotto pressione sul modo su come rispondere alla guerra mortale che i bracconieri e i trafficanti hanno dichiarato alla faune e alla flora, a cominciare dagli elefanti africani, ce potrebbe portare a una rottura insanabile della Convenzione e tra gli Stati africani.

Il South African Institute of International Affairs parla apertamente di un possibile «Dramma politico» che potrebbe distrarre l’attenzione da altri sforzi per salvare le specie in via di estinzione. Ma secondo molti analisti e 29 Paesi africani, anche la presentazione della proposta di riaprire il commercio dell’avorio potrebbe inviare un segnale sbagliato legittimando l’idea delle vendite di avorio.

Uno scontro simile potrebbe addirittura profilarsi per i rinoceronti, ancora più a rischio degli elefanti, con alcune sottospecie ormai praticamente estinte. Infatti il piccolo e poverissimo  Swaziland chiede che la Cites consenta di vendere corni di rinoceronte, una legalizzazione che potrebbe essere il colpo di grazia per i meno di 25.000 rinoceronti che restano in tutta l’ Africa, visto anche che il bracconaggio non cessa di far strage e che nel 2015 solo in Sudafrica sono stati abbattuti 1.338 rinoceronti, un triste record che potrebbe essere battuto quest’anno.