Cambiamento climatico e aggressività nelle società animali: una guerra per le risorse?

Studio italiano sul camoscio appenninico che vive in ambienti particolarmente sensibili al cambiamento climatico

[6 Marzo 2023]

Lo studio “Animal conflicts escalate in a warmer world”, pubblicato su Science of the Total Environment” da Niccolò Fattorini, Sandro Lovari, Sara Franceschi  Chiara Brunetti, Carolina Baruzzi e Francesco Ferrettidell’università di Siena e da Gianpasquale Chiatante del NBFC – National Biodiversity Future Center di Palermo, fornisce «Evidenze su come l’aumento di aggressività all’interno delle società animali possa configurarsi come una nuova risposta comportamentale al riscaldamento globale».

I ricercatori spiegano che «In molte specie animali gli individui competono per l’accesso alle risorse alimentari, e spesso questa competizione può verificarsi attraverso il comportamento aggressivo. Ci siamo chiesti se l’attuale cambiamento climatico, attraverso i suoi effetti sulla crescita della vegetazione, provocati dall’aumento di temperatura e alterazione della piovosità, possa indirettamente intensificare i conflitti per l’accesso alle risorse da parte di mammiferi erbivori. Abbiamo quindi preso in esame il camoscio appenninico, un erbivoro a rischio di estinzione che abita le alte quote, ambienti particolarmente sensibili al cambiamento climatico».

Lo studio, che ha indagato per la prima volta questi meccanismi nel Regno animale, dimostra come «L’aumento della temperatura e la diminuzione delle piogge durante il periodo estivo inneschino, nei giorni successivi, un aumento di frequenza e intensità delle interazioni aggressive tra le femmine di camoscio per l’accesso alle fonti di cibo».

Il team di ricercatori di Siena e del NBFC  sottolinea che «Nel nostro caso, il meccanismo è indiretto: l’aumento di temperatura e la diminuzione della piovosità riducono la disponibilità e la qualità delle risorse alimentari per il camoscio, provocando di conseguenza interazioni aggressive più frequenti ed intense tra gli individui. I nostri risultati supportano quindi la teoria ecologica che prevede che l’aggressività aumenti nei casi in cui le risorse alimentari diventino meno abbondanti».

Alcuni a studi precedenti che hanno analizzato i conflitti umani nel corso della storia. avevano ipotizzato un meccanismo comparabile, suggerendo un aumento dei conflitti bellici per l’acquisizione delle risorse divenute più scarse a causa del cambiamento climatico.

All’UniSi  sottolineano che «Le simulazioni sviluppate nello studio, coerenti con gli scenari di previsione del riscaldamento globale, prevedono per il camoscio un aumento dell’aggressività pari al 50% nei prossimi 60 anni. Tuttavia, al momento non siamo ancora in grado di affermare se risposte comportamentali di questo genere si diffonderanno con l’attuale cambiamento climatico o se resteranno piuttosto localizzate, poiché gli effetti potrebbero differire da specie a specie, e tra le diverse aree geografiche del pianeta».

I ricercatori concludono: «Negli ultimi decenni, gli studi in natura sulle risposte ecologiche e comportamentali degli animali selvatici ai cambiamenti climatici si sono moltiplicati, ma i possibili effetti sull’aggressività erano ancora ignoti. Questo studio apre nuove prospettive per indagare i meccanismi che influenzano le modalità e il grado di competizione nelle specie animali, con implicazioni per la ricerca etologica e per la conservazione della biodiversità».