Morabito: «Una pezza peggio del buco. Vaccari e ministero dell’ambiente ritirino l'emendamento»

Caccia aperta tutto l’anno? Lipu, Legambiente Lav ed Enpa contro gli emendamenti Vaccari

Gli animalisti contro il condono per i capanni. Bene il no Anci all’allevamento di cinghiali

[22 Ottobre 2015]

Le associazioni ambientaliste ed animaliste sembrano aver trovato un nuovo avversario nel senatore modenese del PD  Stefano Vaccari. La Lipu/BirdLife Italia ha appena lanciato un allarme su Facebook: «Attenzione! Il senatore Stefano Vaccari ha appena presentato un emendamento che apre la caccia al cinghiale tutto l’anno, in deroga agli articoli 1, 2 e 19 della legge 157. Si sparerà sempre e dovunque, in inverno, in primavera, in estate, comportando danni enormi anche alla nidificazione degli uccelli e rischi incalcolabili per i cittadini, i ciclisti, gli escursionisti.  E’ una vera e propria dichiarazione di guerra alla natura e agli italiani! Nell’emendamento, facilitazioni anche per la deroga di caccia allo storno, in piena infrazione comunitaria. Presto vi indicheremo cosa possiamo fare per fermare questa cosa gravissima e irresponsabile».

Solo poche ore prima Ente nazionale protezione animali (Enpa) e Lega antivivisezione (Lav) denunciavano «Un altro regalo alle “doppiette”: l’autorizzazione alla caccia come permesso a costruire» e chiedevano ai senatori di «Fermare una norma ingiusta e incostituzionale»-

Le due associazioni animaliste spiegano che «Un emendamento del senatore Vaccari, relatore, al disegno di Legge 1676 “Collegato Ambientale” già approvato in Commissione e ora all’esame dell’aula, prevede che l’autorizzazione alla caccia per gli appostamenti fissi venga considerata alla stregua di un titolo edilizio. Essa infatti consentirebbe ai cacciatori di erigere strutture da cui sparare agli animali (tra cui le altane) senza seguire l’iter previsto per il rilascio dei permessi a costruire e senza il rispetto delle norme in materia di paesaggio, piani paesistici, piani regolatori comunali, e così via».

Gli emendamenti di Vaccari dovrebbe essere presto sottoposti al voto e per questo che la presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi, ha scritto una lettera ai senatori anche a nome della Lav, con la quale chiede di «cancellare la norma dal collegato ambientale votando gli emendamenti soppressivi presentati da alcuni parlamentari ed evitando così l’ennesimo regalo ai cacciatori, una categoria con la quale il nostro ordinamento è già smaccatamente “generoso”».

Secondo la Rocchi, «L’emendamento Vaccari è una norma a rischio di incostituzionalità poiché viola uno dei cardini del nostro sistema: il principio di uguaglianza. Infatti, se un comune cittadino vuole costruire un capanno o altra struttura, non può procedere di sua iniziativa ma deve giustamente seguire un iter autorizzativo previsto anche a tutela dell’interesse collettivo. E allora perché mai i cacciatori devono esserne esonerati, in virtù di una norma che assomiglia ad un vero e proprio condono e che si pone in spregio di ogni regola urbanistica? Negli ultimi anni è stata rimossa dal territorio italiano, soprattutto in alcune regioni del Nord, una grande quantità di appostamenti fissi, anche sotto forma di torri o di enormi capannoni da caccia che deturpano gli angoli più belli dei nostri boschi e delle nostre campagne, rappresentano un fin troppo facile tiro al bersaglio sugli animali selvatici, costituiscono molto spesso un autentico pericolo per la loro precarietà». Insomma, se la proposta Vaccari dovesse diventare legge, il nostro paesaggio potrebbe presto essere ulteriormente sconvolto da “mostri” di lamiere e tubolari di ferro, alti anche più di 20 venti metri, che rappresenterebbero un vero pericolo per la pubblica incolumità, già gravemente minacciata dagli spari delle doppiette. Come, purtroppo, dimostra il triste e lungo elenco di morti di questo primo mese di caccia».

Per quanto riguarda i cinghiali, invece l’Enpa condivide la richiesta dall’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) di inserire, nel Collegato Ambientale il divieto di ripopolamento e allevamento di cinghiali a fini venatori. Gli animalisti sottolineano: «Infatti, come Enpa denuncia da sempre, all’origine della presunta emergenza ci sono proprio tali pratiche; ed è anche per questo che le politiche di sterminio ultraventennali finora seguite non hanno mai prodotto alcun risultato».

Infatti, il coordinatore nazionale delle aree Protette dell’Anci, Massimo Depaoli, aveva detto che bisogna «Riaffermare nel Collegato ambientale i principi della legge 157 sulla caccia: divieto di allevare e introdurre la specie cinghiale a fini venatori e di ripopolamento. E’ questo il senso di un emendamento che abbiamo presentato come ANCI, a fronte di ulteriori emendamenti che invece adombrano la possibilità di dar vita a zone di ripopolamento per i cinghiali al di fuori delle aree protette. E’ evidente che siamo di fronte a un fenomeno di sovrappopolazione su tutto il territorio nazionale, e per questo non comprendiamo la ragione di prevedere nuovi allevamenti. Oltre ai problemi di sovrappopolamento che verrebbero aggravati se questo emendamento passasse, c’è anche la questione relativa agli oneri su controlli e cartellonistica, che verrebbero scaricati sugli enti locali».

Andrea Brutti, dell’ufficio fauna selvatica Enpa ha detto: «Come l’Anci, anche noi non riusciamo a capire come mai una misura di buonsenso, all’apparenza così semplice da applicare, qual è appunto il divieto di ripopolamento e di allevamento, rimanga ancora sulla carta. Forse perché il continuo allarmismo sui cinghiali nasconde troppi interessi economici e politici, a cominciare dal mondo venatorio. Insomma, sempre ammesso che vi sia un problema di sovrannumero, in realtà non lo si vuole risolvere, perché altrimenti non si avrebbe alcun pretesto per chiamare in causa i cacciatori o i “selecontrollori».

Invece, secondo l’Enpa, «per prevenire quegli squilibri nelle popolazioni di cinghiali, che oggi sono soltanto presunti, occorrono interventi ad ampio spettro che prevedano censimenti scientifici; controlli sugli allevamenti, sulle reintroduzioni abusive, sul commercio illegale (anche con un monitoraggio dei canali web); attività di sensibilizzazione e di informazione dei cittadini; una nuova politica di gestione dei rifiuti e degli allevamenti di suini allo stato brado (per evitare l’ibridazione con i cinghiali). Ma – soprattutto – è fondamentale abbandonare una volta per tutte la vecchia strada della gestione venatoria, che una risoluzione dello stesso Governo ha riconosciuto essere fallimentare e contraria alla legge 157/92».

Brutti conclude: «Su questa materia abbiamo inviato un documento tecnico alle Regioni e al Governo, che spiega cosa fare per gestire in modo efficace la presenza dei cinghiali sul territorio. Ad oggi purtroppo non abbiamo ricevuto alcun tipo di feedback. Evidentemente il vero obiettivo non è quello di risolvere la situazione. Come spiegare altrimenti che, spesso, il semplice sospetto di una presunta (e non dimostrata) aggressione compiuta da un cinghiale è sufficiente a scatenare allarmi e campagne di sterminio? Come spiegare che istituzioni, politici e rappresentanti non dimostrino altrettanta solerzia nel porre la questione delle vittime di caccia, queste sì acclarate e numerose? I cittadini italiani tuttavia sono sempre più consapevoli e meno disposti a tollerare gli spari dei cacciatori. Il cui numero, peraltro, è in cotante diminuzione. Chi detiene cariche pubbliche dovrebbe tenerlo presente».