Brucia la Terra del Fuoco. Un ecocidio oscurato dai mondiali di calcio in Qatar (VIDEO)

In Argentina gli incendi iniziati due settimane fa colpiscono importanti riserve naturali. Ma nel Chaco vogliono disboscare un milione di ettari

[16 Dicembre 2022]

Fino a ieri erano almeno 9.000 gli ettari inceneriti, con grossi danni a foreste primarie e a fauna selvatica e a riserve di acqua dolce, dagli incendi boschivi registrati nella provincia della Tierra del Fuego, Antártida e Islas del Atlántico Sur, nell’estremo sud dell’Argentina. Una nuova emergenza che si L’emergenza si aggiunge ad altre crisi ambientali che l’Argentina ha dovuto affrontare quest’anno, come i mega incendi che per mesi hanno distrutto grandi aree della provincia di Santa Fe e in particolare a Rosario, dove migliaia di persone soffocate dal fumo sono scese in piazza per protestare.

Le proteste si susseguono in questi giorni anche nella Terra del Fuoco, dove gli incendi sono iniziati il 30 novembre e sono proseguiti praticamente incontrollati. Le associazioni ambientaliste si sono mobilitate sia per cercare di contrastare le fiamme insieme ai pompieri che per denunciare l’ecocidio in atto  perché dicono che  gli incendi non sono responsabilità di una o più persone, ma di un sistema produttivo e politico che ha distrutto le risorse naturali».

I cittadini scesi in piazza 1l 14 dicembre Ushuaia, il capoluogo della Tierra del Fuego, per esigere una risposta più efficace da parte delle autorità, dispiegavano striscioni e cartelli con su scritto “Justicia por nuestro bosque”, “Arde nuestro corazón de la isla”, “Arde la isla y el Estado vende humo”. I social netwok traboccano di immagini di incendi devastanti e denunciano che stampa e televiosioni non stanno coprendo questa tragedia ambientale perché troppo impegnati a dare ogni minimo dettaglio dei Mondiali di Calcio  in Qatar, dove l’Argentina è finalista.

E se i mondiali mettono in ombra l’ecocidio, i manifestanti accusano anche la centralizzazione di un Paese dove né il governo nazionale né l’opinione pubblica in generale si preoccupano di incendi che avvengono o a 3.000 chilometri di distanza da Buenos Aires.

Il 15 dicembre il governo provinciale della Tierra del Fuego ha riferito sugli interventi nella Reserva Corazón de la Isla: «Proseguono gli interventi differenziati per settori, a cui hanno partecipato le squadre della Dirección Provincial de Manejo del Fuego, del Servicio Nacional de Manejo del Fuego (SNMF), vigili del fuoco volontari; Guardaparques provinciali, Defensa Civil, Policía Provincial, Policía Federal». Fino a ieri i fronti di intervento erano almeno 6: tra La Rinconada e il ranch Carmen Vieja, in diversi settori del Río Claro, nell’area di Isla Guanaco, a Mallines e nel settore de Centro de Guardaparques

Sonia Castiglione, ministra provinciale produzioni e ambiente , ha confermato che ieri l’area devastata dagli incendi equivaleva a quattro volte la superficie della città di Ushuaia e che le fiamme «Hanno devastato una foresta vergine nella quale c’erano alberi che arrivavano fino a 40 metri di altezza».

Il viceministro federale dell’ambiente, Sergio Federovisky, da parte sua ha assicurato che «Il governo centrale ha fornito tutto l’aiuto necessario per combattere l’incendio e , oltre alle attrezzature, prevede l’invio di 80 membri dei vigili del fuoco. E’ un’area in cui l’incendio è arrivato in profondità all’interno di una foresta e l’accesso è abbastanza difficile (per questo motivo) è fondamentale lavorarci via terra, abbiamo inviato due elicotteri con una benna e un idrovolante». Ma ambientalisti e cittadini fanno notare che si tratta di una risposta insufficiente e tardiva.

Greenpeace Argentina ricorda che «Il  9 dicembre il  Servicio Meteorológico Nacional ( (Smn)  ha dichiarato un’ondata di caldo estremo  per la città di  Buenos Aires  e per i comuni di 12 Province, con punte superiori ai  44 gradi  in alcune località. Anche se non sorprende che d’estate [australe, ndr] faccia caldo, è allarmante e desta preoccupazione che nel bel mezzo di un’emergenza climatica come quella che stiamo vivendo nel nostro Paese, si stiano adottando misure che, lungi dal mitigare il cambiamento climatico, lo aggravano».

Gli Scienziati del Conicet e delle università di San Martín, Nordeste, Comahue, Santiago del Estero e dell’Instituto de Ecorregiones Andinas e di altre organizzazioni hanno inviato una  lettera aperta  a  Capitanich, esprimendo tutta  loro preoccupazione per i progetti presentati a fine legislatura per aggiornare la gestione del territorio delle foreste native e si  si sono resi disponibili a collaborare all’elaborazione di una nuova proposta che protegga efficacemente la biodiversità e contribuisca allo sviluppo sostenibile della regione del Chaco.  La lettera ricorda il monito espresso a settembre da più di mille scienziati contro il progetto del governo provinciale e mette in guardia sugli impatti che il disegno di legge n.3258, presentato questa a inizio dicembre, che propone di eliminare le foreste del Corredor Biológico de Chaco Húmedo e avveerte: «Abbiamo prove scientifiche sufficienti per affermare che le foreste sono fondamentali per mantenere la biodiversità e i servizi ambientali che sostengono l’integrità sociale, economica e ambientale della regione», aggiungendo che  «Il progredire del disboscamento aumenta il rischio di estinzione di gran parte delle specie selvatiche presenti nelle foreste del Chaco».

Il 12 dicembre, attivisti di Greenpeace Argentina hanno distribuito di fronte alla Casa de la Provincia de Chaco pacchi di carta  igienica a marchio “Coqui” e lo slogan “Se c… en la Ley de Bosques”, per protestare contro Capitanich e  Noemí Cruz, coordinatrice della campaña de Bosques di Greenpeace ha ricordato che «Alte temperature, siccità, inondazioni; tutti gli impatti dei cambiamenti climatici potrebbero essere mitigati proteggendo le foreste. Ora è necessario rispettare l’impegno assunto dall’Argentina di azzerare la deforestazione entro il 2030.  Ma proprio ora il governatore della provincia del Chaco, Jorge Capitanich, propone il contrario: andare avanti con la distruzione di 1 milione di ettari di foresta del Chaco e “riciclare” il disboscamento che finora è stato fatto illegalmente.Tutto questo senza partecipazione o consenso sociale. Non possiamo permetterlo».

Nonostante la Ley Nacional de Bosques Nativos, dalla fine del 2007 nella provincia del Chaco sono già stati disboscati 470.000 ettari, metà dei quali illegalmente o con permessi irregolari concessi dal governo provinciale. Da novembre 2020, quando la giustizia ha sospeso il taglio, sono stati distrutti 43.000 ettari. E la Cruz conclude: «Nell’ultima parte delle sessioni legislative dell’anno e nel mezzo della Coppa del Mondo, la provincia del Chaco intende approvare una mappa dell’uso del suolo che consenta la deforestazione di 1 milione di ettari.  La nuova mappa non rispetta i territori delle popolazioni autoctone, poiché il rilevamento territoriale è inconcludente e la loro partecipazione non è stata garantita. Questo viola la Ley Nacional de Bosques, la Constitución Nacional  e i trattati internazionali firmati dall’Argentina sui diritti degli indigeni. Il regolamento deve essere attuato con l’obiettivo di porre fine al disboscamento e promuovere una vera gestione sostenibile e il ripristino delle foreste native, distruggere le foreste è un crimine e non possiamo perdere un altro ettaro».

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