Brasile: la lotta per la vita di migliaia di indios in attesa della sentenza epocale sulle terre indigene

10 messaggi dei popoli indigeni del Brasile al mondo

[26 Agosto 2021]

Migliaia di indigeni provenienti da tutto il Brasile stanno protestando a Brasilia contro il “Marco Temporal”, il PL490 (anche noto come “Progetto di legge della Morte”) e una serie di altri piani genocidi del governo di Bolsonaro. La mobilitazione internazionale “Luta Pela Vida”, che durerà tutta la settimana, è guidata dall’Articulação dos Povos Indígenas do Brasil (APIB).

Come spiega Survival International, l’APIB ha organizzato una veglia davanti al Supremo Tribunal Federal (STF) che ieri avrebbe dovuto riprendere la votazione sul Marco Temporal, una proposta promossa dalla Bancada Ruralista – l’ala di destra che fa capo all’agrobisiness  e che in Parlamento sostiene Bolsonaro –  secondo cui i popoli indigeni che non possono provare che al 5 ottobre 1988 (giorno in cui fu promulgata la Costituzione brasiliana) abitavano fisicamente sulle loro terre, non possono accampare più alcun diritto di proprietà.

Il processo è iniziato l’11 giugno con una plenaria virtuale ma, un minuto dopo l’inizio, era  stato sospeso a causa di una richiesta di “distacco” del ministro Alexandre de Moraes e riprogrammato al 30 giugno, ma i ministri del governo Bolsonaro hanno chiesto un ulteriore rinvio al 31. L’analisi del caso è stata quindi riprogrammata dal presidente del Tribunale, il ministro Luiz Fux, per il 25 agosto.

La sentenza della STF, che avrà ripercussioni generali sulla demarcazione delle terre indigene, è stata rinviata a oggi e la previsione è che ci sarà il voto definitivo, visto che l’STF analizzerà l’azione di recupero presentata dal governo di Santa Catarina contro il popolo Xokleng, riferendosi al Terra Indigena Ibirama-Laklãnõ, dove vivono anche i popoli Guarani e Kaingang. Nel 2019, l’ STF ha conferito al processo lo status di “repercussão geral”, il che significa che la decisione presa in questo caso servirà da linea guida per la gestione federale e tutte le istanze per quanto riguarda le procedure di demarcazione.

Come fa notare L’APIB «Questa è la quarta volta, in due mesi, che il processo che può definire il futuro dei popoli indigeni viene amministrato  e non giudicato dalla Corte Suprema. Prosegue la mobilitazione dei popoli indigeni, in attesa che il procedimento venga finalmente votato, il STF riaffermi i diritti costituzionali indigeni e tolga ogni possibilità di restrizione o ribaltamento di quanto garantito dalla Costituzione federale del 1988».

Uno dei leader degli Xokleng, Brasílio Priprá, ha evidenziato che «Il ritardo nella demarcazione delle terre indigene è molto preoccupante  – Più passa il tempo, più è difficile delimitare la terra in Brasile. Le popolazioni indigene devono veder riconosciuti i loro diritti tradizionali. E vorremmo che fossero considerate le ripercussioni generali, che si agisse in favore dei diritti, che si smettesse di parlare di tempi sulle occupazioni delle terre».

La direttrice generale di Survival International, Caroline Pearce, conferma che «Per i popoli indigeni, è la sentenza più importante degli ultimi decenni: è a rischio il futuro di centinaia di migliaia di persone. Ed è anche un test cruciale per la democrazia e il sistema giudiziario brasiliani. I giudici della Corte Suprema devono rispettare la Costituzione, che riconosce i diritti territoriali originari dei popoli indigeni in quanto primi abitanti del Paese».

Carolina Marçal, portavoce della Campanha de Amazônia di Greenpeace Brasil, ha ribadito che  «La Corte Suprema Federale deve riconoscere il carattere originario dei diritti degli indigeni, riconoscendo che essi vivevano in queste terre ben prima del 1500 e ben prima dell’Indipendenza del Brasile, nel 1822. Rigettando il principio del marco temporal, i giudici metteranno fine a centinaia di conflitti per la terra e promuoveranno il riconoscimento e la demarcazione dei territori. Se ciò non accadrà, le violazioni avvenute in passato non solo saranno legalizzate, ma potremo vedere in futuro diverse sentenze di annullamento delle demarcazioni, l’emergere di conflitti nelle regioni pacificate e l’incoraggiamento di un nuovo processo di invasione di terre delimitate. Non possiamo permettere che ciò accada».

Per rafforzare l’importanza di questo giudizio e mostrare come i popoli indigeni si relazionano alle loro terre, l’Apib ha preparato una lista con 10 messaggi dei popoli indigeni del Brasile al mondo intero:

1) La storia dei popoli indigeni del Brasile non inizia nel 1500, né nel 1988

I popoli originari arrivarono su questa terra ancor prima che fosse inventata questa nozione di tempo. Siamo eredi dei primi piedi che hanno calpestato questa terra e il nostro tempo non può essere misurato o determinato da orologi e calendari che cercano di ignorare la nostra traiettoria ancestrale.

2) Le nostre terre sono le nostre vite, non una fonte di profitto 

A differenza del modo in cui latifondisti,  grileiros e gli sfruttatori trattano la terra che hanno usurpato e distrutto, noi popoli indigeni abbiamo un rapporto profondo, spirituale e ancestrale con la nostra terra. Senza terra non c’è vita per noi. Non sfruttiamo il nostro territorio per profitto, ma per nutrirci, mantenere la nostra cultura e preservare le nostre tradizioni e spiritualità.

3) Difendiamo le foreste e fa bene a tutti

I popoli indigeni sono stati riconosciuti in più di un’occasione come i migliori guardiani delle foreste. I nostri territori sono preservati. Dove c’è terra indigena, la foresta rimane in piedi, l’acqua è pura, la fauna è viva. E questo avvantaggia il mondo intero, soprattutto quando le crisi climatiche e ambientali minacciano la stessa sopravvivenza dell’umanità.

4) La nostra diversità e le nostre origini ci uniscono

I nemici delle popolazioni indigene cercano a tutti i costi di costruire rotture e opposizioni artificiali tra di noi. Non sanno, tuttavia, che i nostri antenati sono più forti e più potenti di qualsiasi divisione che potrebbero tentare di imporci.

5) La maggior parte della terra è nelle mani dei latifondisti e la stanno distruggendo!

L’argomento che c’è “troppa terra per pochi indios” si è dimostrato fallace più di una volta. In effetti, la maggior parte della terra in Brasile è già dedicata all’agricoltura. Una piccola parte sono terre autoctone, ma quelle che sono state omologate sono ben conservate!

6) La nostra lotta è anche per il futuro dell’umanità

Noi popoli indigeni abbiamo una cultura dell’alterità e dell’accettazione. La nostra lotta per le nostre terre è anche per la salvaguardia dell’ambiente. Siamo pienamente consapevoli del nostro ruolo di protettori delle foreste e della biodiversità e siamo disposti a condividere le nostre conoscenze per il bene di tutti.

7) Noi indigeni combattiamo per le nostre vite da 521 anni, e questo è un segno che qualcosa non va

Da quando le nostre terre sono state invase, abbiamo dovuto lottare quotidianamente per sopravvivere: alle malattie portate dall’estero – come il Covid19, che ha ucciso più di 1.100 nostri parenti, contro i genocidi, contro gli attentati. Anche oggi dobbiamo lottare per le nostre vite, e questo significa che per molte persone le nostre vite non contano. Questo deve finire immediatamente!

8) Abbiamo un progetto mondiale e vogliamo essere ascoltati!

Abbiamo accumulato tecnologie produttive millenarie e questo ci mette nelle condizioni per pensare a un progetto per una società senza disuguaglianze, basata sul benessere, sulla cura della terra e sulla libera convivenza tra i popoli. Il nostro progetto garantisce cibo senza veleno, produce senza devastare. E il mondo ha bisogno di un progetto come questo per salvarci dalla distruzione!

9) Noi ci siamo e qui rimarremo 

Siamo sopravvissuti all’attacco coloniale, siamo sopravvissuti al genocidio, siamo sopravvissuti alle malattie. Il nostro popolo è resiliente e, anche nelle peggiori condizioni, sappiamo come proteggerci e rimanere in vita. Rimarremo vivi e lotteremo per i nostri diritti, e speriamo che il mondo capisca sempre più che le nostre vite contano e che le popolazioni indigene vogliono, hanno bisogno e richiedono una vita piena e pacifica!

10) Il Brasile è una terra indigena! La Madre del Brasile è indigena!

Per 521 anni hanno cercato di cancellare gli antenati indigeni di questa terra che hanno chiamato Brasile. Abbiamo camminato su questo territorio prima di tutti gli altri. Ci prendiamo cura di questa terra, diamo forma a queste foreste, adoriamo l’ascendenza millenaria di questo territorio. E per quanto tentino di nasconderlo, non ci riusciranno mai, perché siamo tanti, e siamo forti e siamo orgogliosi della nostra storia!