Botswana: elicottero spara sui Boscimani, ma precipita nella riserva del Kalahari
I Boscimani considerati bracconieri perché cacciano nelle loro terre ancestrali
[16 Agosto 2016]
Secondo Survival International, in Botswana «Un elicottero della polizia ha aperto il fuoco su un gruppo di Boscimani che stavano cacciando antilopi per nutrire le proprie famiglie ed è poi precipitato. Sei funzionari sono rimasti feriti. La polizia stava applicando il divieto di caccia che vige nel paese. Nove Boscimani sono stati arrestati e poi denudati e picchiati mentre erano sotto custodia».
Survival International ricorda che «Nel 2014 il Botswana ha introdotto il “divieto di caccia” in tutta la nazione. Ma, mentre ci si accanisce sulla caccia di sussistenza praticata dai Boscimani, ai ricchi turisti è ancora permesso uccidere grandi animali per sport».
Un portavoce dei boscimani, Jumanda Gakelebone, ha detto: «Ora che usano gli aerei, per chiunque sarà difficile sopravvivere» e un altro boscimane aggiunge: «Le persone sono molto arrabbiate con il governo. Le persone hanno deciso che faranno di tutto per andare in tribunale. Non ci fidiamo del governo… Condanniamo con forza questo ultimo incidente e chiediamo alla comunità internazionale di intervenire. Nonostante quello che dice, il governo sta ancora combattendo contro i Boscimani».
Survival evidenzia che «Queste nuove tattiche sono simili a quelle adottate dal Parco Nazionale di Kaziranga, in India, dove in soli 9 anni 62 persone sono state uccise in via extragiudiziale e, di recente, i guardaparco hanno sparato a un bambino di sette anni».
il Direttore generale di Survival International, Stephen Corry, denuncia: «Come se i Boscimani non avessero già sofferto abbastanza, ora devono affrontare anche il rischio che gli elicotteri della polizia sparino contro di loro a vista. Il Generale Khama e il suo governo dovrebbero vergognarsi per aver implementato questa crudeltà al di sopra della legge e dovrebbero vergognarsi anche le grandi organizzazioni per la conservazione che non si esprimono contro questo approccio. La politica dello “sparare a vista” è immorale, è un inganno ed è anche controproducente. Prendere di mira i cacciatori indigeni danneggia la conservazione. Quante altre persone dovranno morire inutilmente prima che i conservazionisti se ne accorgano?»
Gli attacchi ai boscimani continuano nonostante il loro diritto a vivere e cacciare per sussistenza nella loro terra ancestrale, nella Central Kalahari Game Reserve – dove vivono 5.000 Boscimani Gana, Gwi e Tsila (e i loro vicini, i Bakgalagadi), e la selvaggina da cui dipende la loro sopravvivenza – sia stato riconosciuto nel 2006 dalla Corte Suprema del Botswana. Survival sottolinea che «Nonostante questo, il governo del Paese continua a etichettarli come “bracconieri” e, per perseguitare loro e il loro stile di vita, ora adotta tecnologie militari avanzate. Questo approccio militarizzato alla conservazione riflette una tendenza globale che preoccupa molti attivisti per i diritti umani. I Boscimani sono accusati di “bracconaggio” solo perché cacciano per nutrire le loro famiglie e per questo rischiano arresti, pestaggi, torture e morte mentre i grandi cacciatori di trofei vengono incoraggiati a cacciare per sport. Oltre agli elicotteri, il Botswana usa anche aerei dotati di innovativi sensori di calore in comunicazione con le guardie armate al suolo. L’obiettivo dichiarato è quello di fermare i bracconieri, ma le terre dei Boscimani non sono “vergini” e nella riserva – originariamente creata per permettere agli indigeni di continuare a cacciare – non ci sono né elefanti né rinoceronti».
Phil Marshall, un esperto di conservazione della fauna, conferma: «Non c’è fauna selvatica rara o di particolare valore nella parte meridionale della riserva». Ma il governo di Gaborone insiste nell’introdurre tecniche di conservazione molto severe per “proteggere” terre che dove i Boscimani vivono in armonia da millenni con fauna e flora.
Survival dice di aver documentato «decine di abusi dei diritti umani perpetrati contro i Boscimani dai guardaparco nel Kalahari. Dalla ricerca emerge che prendere i mira i cacciatori indigeni distoglie l’attenzione dalla lotta ai veri bracconieri – criminali che cospirano con funzionari corrotti».
All’inizio del 2016, l’associazione che difende i diritti dei popoli indigeni ha lanciato la campagna ‘Botswana50’ per chiedere che ai Boscimani sia permesso di tornare nelle loro terre prima del cinquantesimo anniversario del paese, che sarà celebrato a settembre e ribadisce che «Le prove dimostrano che i popoli indigeni sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro. Sono i migliori conservazionisti e custodi del mondo naturale».Alla campagna di Survival si sono unite celebrità come Dominic West, Gillian Anderson, Mark Rylance, Julian Lennon e Quentin Blake.