Biopolimeri biodegradabili in mare per ripiantare la Posidonia oceanica

Un dispositivo a base di bioplastica biodegradabile in acqua di mare testato all’Acquario di Livorno

[29 Novembre 2021]

In una vasca dell’Acquario di Livorno è stata installata una rete costituita da una bioplastica realizzata grazia a un progetto di individuata grazie a un progetto iniziato nel 2016 di Azienda Servizi Ambientali (ASA) in collaborazione con il Dipartimento di ingegneria civile e industriale dell’università di Pisa e al quale hanno poi aderito l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e il Dipartimento di Biologia dell’università di Pisanel 2019 l’Acquario di Livorno e, più recentemente, l’azienda tessile Coatyarn.

«Si tratta – spiegano i ricercatori –  di una rete realizzata con tecnologia brevettata dalla COATYARN usando una bioplastica biodegradabile in mare, idonea per realizzare impianti di riforestazione di praterie di Posidonia oceanica».

Nel 2016 ASA stava progettando il dissalatore dell’acqua di mare all’isola d’Elba (progetto che sta andando avanti faticosamente anche per le obiezioni ambientali del Comune di Capoliveri e delk comitato anti-dissalatore)  cui lavori dovrebbero interessare marginalmente la prateria di Posidonia oceanica in località Lido di Capoliveri e che provvedevano operazioni di trapianto.

Da subito ci si è posti il problema dei supporti che avrebbero dovuto accompagnare il radicamento delle piante di posidonia trasferite e ASA ha contattato Francesco Cinelli, già ordinario di ecologia marina e scienza subacquea dell’università di Pisa e considerato uno dei massimi esperti di  Posidonia oceanica, dando vita alla creazione di alcuni “orti in fondo al mare”, per la realizzazione dei quali inizialmente è stata utilizzata una rete di ferro rivestita con monofilamenti di polipropilene, comunemente impiegata per questi scopi, «Ma evidentemente non sostenibile a livello ambientale per l’impatto che le materie plastiche hanno dimostrato di avere a livello globale sugli ecosistemi marini – dicono i ricercatori del progetto –  Individuata la struttura resistente all’energia del mare, il passo successivo era quello di sostituire la petro plastica con la bioplastica».

Per individuare un materiale alternativo ecosostenibile, è stata così coinvolta Maurizia Seggiani del Dipartimento di ingegneria civile e industriale dell’università di Pisa, che con il suo team stava già studiando l’uso di biopolimeri per applicazioni a terra e in mare.

Il 26 Marzo 2019 è stata stipulata una convenzione tra Acquario di Livorno, ASA, università di Pisa e Cinelli . Cinelli che prevedeva «L’immersione di 7 diverse formulazioni di biopolimero in una vasca dedicata dell’Acquario di Livorno. E’ stata così studiata la velocità di degradazione per individuare tra loro quelle in grado di garantirne la durabilità per almeno 2 anni, tempo necessario alla Posidonia oceanica di radicare».

Il risultato di questo esperimento, durato più di 2 anni, è stato «L’individuazione di due formulazioni utili: una a base di PBSA (polibutilsuccinato) e l’altra a base di PHB-HV (poli 3 idrossibutirrato-co-3-idrossivalerato).

Ad inizio 2021 Coatyarn si è interessata a questo progetto per produrre, utilizzando le bioplastiche individuate, il filato e una geo stuoia simile nella forma a quella impiegata nei precedenti esperimenti.

All’Acquario di Livorno sottolineano che «La grande innovazione, oltre alla tecnica di estrusione del filato, è stata la progettazione e successiva produzione della geo stuoia, realizzata per la prima volta con la tecnica “knit”, ottenendo così una rete a maglie variabili che si adatta perfettamente al fondo marino. Pochi giorni fa è stata quindi posata in una vasca dell’Acquario di Livorno, impiantando alcune talee di Posidonia oceanica. La geo stuoia in maglia ha dimostrato da subito la sua efficacia, favorendo l’operazione di impianto delle talee, mantenendole ben trattenute e fissate al fondo e facilitandone la radicazione futura.  Ciò rappresenta la fase finale di questo innovativo e sostenibile progetto iniziato nel 2016».

Al<ttualmente, ISPRA e Dipartimento di scienze fisiche, della Terra e dell’ambiente dell’università degli Studi di Siena stanno realizzando ulteriori studi per dimostrare la compatibilità con l’ambiente marino e la completa degradazione del materiale.

Lo staff del progetto conclude: «L’applicazione di questo materiale e manufatto risulta essere un importante passo avanti nella ricerca e nella tutela ambientale: sono già allo studio altre sue possibili applicazioni in diversi settori, come quello dell’itticoltura».