Basta spegnere le luci per evitare che gli uccelli migratori si schiantino contro gli edifici

Uno studio interdisciplinare che conferma l'importanza delle collezioni di storia naturale per documentare il cambiamento globale

[10 Giugno 2021]

Ogni notte durante le stagioni migratorie primaverili e autunnali, migliaia di uccelli restano uccisi schiantandosi contro le finestre illuminate, disorientati dalla luce. Ma il nuovo studio “Drivers of fatal bird collisions in an urban center”, in corso di pubblicazione definitiva su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) da parte di un team di ricercatori statunitensi, dimostra che oscurare solo la metà delle finestre di un edificio può fare una grande differenza per gli uccelli.

Utilizzando decenni di dati e l’avifauna raccolta dagli scienziati del Field Museum intorno al centro congressi McCormick Place di Chicago, i ricercatori hanno scoperto che «Nelle notti in cui metà delle finestre erano oscurate, c’erano 11 volte meno collisioni di uccelli durante la migrazione primaverile e 6  volte meno collisioni durante la migrazione autunnale, rispetto a quando tutte le finestre erano illuminate».

Il principale autore dello studio, Benjamin Van Doren, del Cornell Lab of Ornithology della Cornell University, sottolinea che «La nostra ricerca fornisce la prova migliore che gli uccelli migratori sono attratti dalle luci degli edifici, causandone spesso la collisione con le finestre e la morte. Queste intuizioni sono state possibili solo grazie a oltre 40 anni di lavoro di David Willard al Field Museum, che ha guidato il lavoro di monitoraggio delle  collisioni e sulla luce».

Tutto è cominciato nel 1978, quando Willard, il responsabile emerito delle collezioni del Field Museum, sentì un commento sugli uccelli che colpivano il McCormick Place, il più grande centro congressi del Nord America, che si trova a un miglio a sud del museo. Quindi, cominciò a indagare e ora racconta: «Una mattina sono sceso presto, solo per curiosità, e ho girovagato e in realtà ho trovato 4 o 5 uccelli morti. Avrei potuto tornare indietro, se non avessi trovato nulla quel primo giorno, e ora eccoci qui, 40 anni dopo e 40.000 uccelli dopo».

Da allora, Willard e i suoi colleghi del Field Museum, tra i quali la coautrice del nuovo studio Mary Hennen e i volontari del Chicago Bird Collision Monitors, durante la stagione delle migrazioni hanno visitato il sito ogni giorno prima dell’alba, a volte già alle 3, 30 del mattino. Alcuni giorni ci sono solo pochi uccelli che colpiscono le finestre di vetro di McCormick Place; altre volte ce ne sono centinaia. Willard raccoglie i corpi degli uccelli e li riporta al museo, dove registra ciascuno in un libro mastro e li aggiunge alla collezione del museo.

Circa 20 anni fa, Willard iniziò a notare uno schema: nelle notti in cui le luci erano spente a McCormick Place, durante le vacanze o lavori di costruzione, c’erano meno uccelli a terra la mattina successiva. Quando i modelli di illuminazione dell’edificio iniziarono a variare di più, oltre a raccogliere gli uccelli che trovava sul marciapiede,  iniziò a raccogliere dati su quali finestre venivano illuminate ogni notte,.

Benjamin Winger, del Department of ecology and evolutionary biology dell’università del Michigan e autore senior dello studio pubblicato su PNAS, ha iniziato a lavorare sui dati delle collisioni in relazione ai livelli di illuminazione a McCormick Place nel 2018 e un anno dopo è stato il principale di uno studio incentrato sulle differenze nei tassi di collisione tra le diverse specie di uccelli. Ora spiega che «E’ stato subito chiaro che c’era una correlazione generale tra la quantità di luce a McCormick Place e il numero di collisioni. Ma per comprendere veramente la relazione tra la luce artificiale notturna e le collisioni, era necessaria un’analisi più sofisticata che coinvolgesse anche i dati sul passaggio migratorio provenienti dai radar e dai modelli meteorologici».

Così, Winger ha contattato Van Doren e Andrew Farnsworth alla Cornell e Kyle Horton alla Colorado State University, che stavano facendo ricerche all’avanguardia sull’analisi della migrazione degli uccelli con il radar, e ha suggerito di collaborare.

Il nuovo studio pubblicato su PNAS, che combina i dati sugli esemplari di Willard e le osservazioni sull’illuminazione con altre condizioni che potrebbero svolgere un ruolo nella mortalità degli uccelli, compresi i dati meteorologici e radar che rivelano il numero di uccelli nel cielo in una data notte, rappresenta l’utilizzo di informazioni sulla migrazione e collisione dell’avifauna più approfondito realizzato fino ad oggi,

Van Doren sottolinea che «Abbiamo sviluppato un modello statistico basato sul numero di finestre illuminate al McCormick Place, le condizioni meteorologiche, il passaggio migratorio e il periodo della stagione. Questo ci ha permesso di isolare la relazione tra l’illuminazione delle finestre e le collisioni tenendo conto di questi altri fattori. Unendo queste diverse fonti di dati, siamo stati in grado di capire come luci, condizioni meteorologiche e migrazione contribuiscono alla mortalità per collisione».

Il team ha scoperto che sia il numero totale di uccelli nel cielo in una data notte che la direzione del vento svolgono un ruolo nella mortalità, ma il maggiore fattore determinante è la luce: quando più finestre venivano oscurate, morivano meno uccelli.

Van Doren fa notare che «La forza assoluta del legame tra illuminazione e collisioni è stata sorprendente. Ci parla dell’eccitante potenziale di salvare gli uccelli semplicemente riducendo l’inquinamento luminoso». E i ricercatori sono stati in grado di quantificare questo potenzialei:  «Dimezzare l’area delle finestre illuminate potrebbe ridurre il numero delle collisioni di 11 volte in primavera e di 6 volte in autunno. Spegnendo metà delle luci durante le stagioni di migrazione, la mortalità degli uccelli a McCormick Place potrebbe essere ridotta del 59%».

I ricercatori ricordano che quello di McCormick Place è un caso tutt’altro che unico: «E’ ampiamente campionato a causa della sua vicinanza al Field Museum, ma – dice Willard – non c’è quasi un luogo nel centro di Chicago che non abbia un uccello nella collezione del Field Museum».

Tuttavia, ci sono alcuni fattori che rendono il McCormick Center particolarmente pericoloso per gli uccelli, come le sue enormi dimensioni, il suo isolamento da altri edifici e la sua vicinanza al lago Michigan, che a volte gli uccelli esitano a sorvolare.

Doug Stotz, ecologista senior della conservazione al Field Museum, che non ha partecipato allo studio, sottolinea che «Gli edifici in tutto il Nord America, in tutto il mondo, stanno uccidendo gli uccelli. Ciò che abbiamo appreso negli ultimi 20 anni sulle luci accese ha portato la città di Chicago a creare il suo programma Lights Out, che richiede lo spegnimento delle luci esterne degli edifici durante il picco di migrazione. Spero che questo studio dimostri perché è importante spegnere anche l’illuminazione interna, specialmente a Chicago, che è la città più mortale del paese per gli uccelli migratori.

Van Doren  è d’accordo: «Il nostro studio contiene un messaggio di speranza: possiamo salvare gli uccelli semplicemente spegnendo le luci durante una manciata di giorni ad alto rischio, ogni primavera e autunno. Adeguando le nostre attuali previsioni pubbliche sulla  migrazione per identificare le notti con un alto rischio di collisione, saremo in grado di emettere avvisi mirati di spegnimento delle luci con diversi giorni di anticipo».

Winger conclude: «Oltre alle implicazioni per la conservazione degli uccelli, lo studio parla anche dell’importanza delle collezioni di storia naturale nel documentare il cambiamento globale. Questi dati sulle collisioni sono ancora più preziosi perché sono supportati da campioni disponibili per lo studio nel Field Museum. Questo consentirà ai futuri scienziati di fare un ulteriore passo avanti e studiare le connessioni tra molti aspetti della biologia aviaria e le questioni relative alla conservazione».