Artico, un tricheco ha affondato un mezzo da sbarco della marina militare russa (FOTOGALLERY)

Attaccata una spedizione che cercava di sbarcare sulla Terra di Francesco Giuseppe

[27 Settembre 2019]

Quando un team di ricercatori della Spedizione integrata della Flotta del Nord della Marina militare russa e della Società Geografica Russa  (RGO) ha tentato di sbarcare a Cape Geller nella Zemlja Franca Iosifa (Terra di Francesco Giuseppe) i trichechi (Odobenus rosmarus) hanno attaccato il mezzo da sbarco militare della nave Altai e una femmina lo ha affondato. In un comunicato il ministero della difesa russo spiega che «Probabilmente lo ha fatto, temendo per i suoi cuccioli». Tra gli scienziati e i militari russi non ci sono state vittime grazie al pronto intervento del laeder del team di ricerca e tutto l’equipaggio del mezzo da sbarco è riuscito a raggiungere la riva in sicurezza o la riva in sicurezza. Poi, come spiega il ministero, «I militari della Flotta del Nord … sono stati in grado di portare il mezzo da sbarco lontano dagli animali senza danneggiarli».

Un tricheco maschio adulto può arrivare a 3,6 metri di lunghezza e pesare 1,5 tonnellate e le femmine, anche se sono più piccole, sono comunque gigantesche, dotate di grandi e micidiali zanne de aggressive nei confronti degli esseri umani.

Commentando l’episodio su Gizmondo,  Ryan F. Mandelbaum, un biologo dell’Arctic marine mammal program dell’Alaska department of fish and game, ha detto: «Durante le ricerche, dobbiamo stare attenti a non rimanere circondati dal ghiaccio e dai trichechi senza una via di fuga. I cuccioli sono curiosi e si avvicinano alle imbarcazioni, il che rende la madre aggressiva per difendere il cucciolo. Anche i gruppi di giovani maschi possono anche essere aggressivi e pericolosi per le piccole imbarcazioni».

E se questi  corpulenti animali a terra sono abbastanza lenti, in acqua sono veloci e furtivi nell’acqua. Nel 2012, Erik Boomer  di National Geographic pagaiava in kayak lungo la costa dell’isola di Ellesmere a Nunavut, in Canada, osservando i i trichechi da quella che pensava fosse una distanza di sicurezza ma, come disse alla CBC, «Tutto ad un tratto, in un attimo, un tricheco è venuto fuori dall’acqua letteralmente sotto e accanto a me. Ho visto la faccia del tricheco e mi stava spingendo e mi stavo portando in giro, e ho messo la mia pagaia proprio in mezzo ai suoi occhi e l’ho tenuto a distanza, poi ho continuato a spingerlo via, colpendolo in qualche modo».

Recentemente l’RGO aveva avvertito dei rischi che correvano i membri della spedizione nella Zemlja Franca Iosifa, un arcipelago ghiacciato di 16.134 Km2, composto da circa 200 isole sulle quali vivono 129 militari, e dove, oltre ai trichechi ci sono orsi polari, tempeste e temperature bassissime.  La Società Geografica Russa sottolinea che «L’incidente è un’altra conferma che nessuno si aspetta che una persona arrivi nell’Artico. Fino ad ora, le latitudini polari sono piene di molti pericoli».

La spedizione in corso in questo lembo dell’estremo nord russo sta completando le missioni della Flotta del Nord  e le ricerche scientifiche nell’arcipelago della Zemlja Franca Iosifa, un territorio scoperto solo nel 1873 e annesso all’Unione Sovietica solo nel 1926. Ma nell’Artico è già arrivato l’inverno, costringendo il rompighiaccio militare Altai a cambiare i suoi piani iniziali: i venti persistenti da nord hanno spinto il ghiaccio marino verso le coste dell’arcipelago, poi il vento è cambiato soffiando da sud e la banchisa si è spostata a nord  e nello stretto interno dell’arcipelago sono comparsi numerosi iceberg.

Nonostante le complesse condizioni idrometeorologiche, i marinai della Flotta del Nord e gli scienziati  della RGO hanno potuto seguire il percorso fatto dal boemo Julius Payer  e da Carl Weyprecht dellla marina militare austro-ungarica, gli scopritori della Terra di Francesco Giuseppe alla quale dettero il nome del loro imperatore.

La spedizione ha attraccato a Cape Teghthof sull’isola di Gall dove ha ritrovato e studiato il campo  base della spedizione di Payer e i resti dell’accampamento della spedizione americana di Walter Welman del 1898-1899. Gli scienziati russi hanno continuato lo studio della flora e della fauna dell’arcipelago e hanno effettuato osservazioni glaciologiche.

Seguendo il percorso della spedizione austro-ungarica del 1874, hanno ripercorso i punti  geografici descritti nel libro di Julius Payer “725 giorni nel ghiaccio dell’Artico”, terminando le loro ricerche storico/geografiche con uno sbarco a Cape Auk sull’isola di Rudolph, dove hanno cercato le tracce della possibile sepoltura dell’esploratore polare russo Georgy Sedov, morto durante la “tempesta” del Polo Nord nel 1914.

Finiti i lavori nella Zemlja Franca Iosifa, il team di ricercatori russi ha esplorato il tristemente noto Fort McKinley, a Cape Geller sulla ostrov Vil’čeka (Terra di Wilcek), dove la spedizione di Welman organizzò un deposito di cibo e dove esiste ancora la tomba di Bernt Bentsen, morto a guardia di quel magazzino all’inizio di gennaio 1899.

Attualmente, nonostante l’attacco dei trichechi la spedizione russa continua a lavorare nell’area dell’isola di Algera.