Approvato il nuovo patto con globale la natura della Convention on biological diversity

Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework: sì all'obiettivo di conservare almeno il 30% delle terre e degli oceani entro il 2030

[19 Dicembre 2022]

Dopo una serie di duri confronti sulla condivisione (e i risarcimenti) dei benefici delle risorse naturali e biologiche la seconda sessione della tormentata 15esima Conferenza delle parti della Convention on biological diversity  (COP15 CBD). 196 hanno adottato all’alba di oggi il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework quello che è stato subito definito «Un piano “storico”» che metterà sotto tutela il 30% del pianeta, a mare e a terra, entro la fine del decennio. Ci saranno anche obiettivi per la salvaguardia di ecosistemi vitali come le foreste pluviali e le zone umide.

Un nuovo testo dell’accordo è stato presentato ieri dalla Cina, presidente di turno della COP15, che è stata spostata da Kunming a Montreal a causa delle nuove restrizioni per il Covid-19 in Cina. Il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework  determinerà il modo in cui i paesi proteggono e conservano la biodiversità per le generazioni a venire e  sostituisce l’United Nations  Strategic Plan for Biodiversity 2011-2020, che comprendeva gli Aichi Targets, adottato a Nagoya, in Giappone, nel 2010 e che ha fallito quasi tutti i suoi obiettivi. Come richiesto dalla Cbd, la decisione di adottare il Global Biodiversity Framework  è stata presa all’unanimità.

L’approvazione è stata proceduta da un dibattito appassionato sulla necessità di concordare obiettivi chiari per riportare la natura sulla via della ripresa entro la fine del decennio. Il commissario europeo per l’ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevicius. Ha ricordato ai delegati che «La natura è la nostra nave. Dobbiamo assicurarci che rimanga a galla» e la ministra dell’ambiente della Colombia, Susana Muhamed, è stata molto applaudita  quando ha chiesto «Maggiore ambizione nella protezione del pianeta per il bene di tutti. La natura non ha confini».

Il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework  comprende 4 target generali riguardanti la protezione della natura e alla condivisione dei suoi benefici. Comprende anche 22 obiettivi che vanno dall’uso e dalla gestione sostenibili della fauna selvatica al ripristino degli habitat distrutti e all’utilizzo di meno plastica e pesticidi.

L’accordo è stato concluso tra applausi  delle delegazioni di un vertice Onu sulla Biodiversità che era considerato come l’ultima possibilità per avviare un recupero della biodiversità e della natura ed è stato raggiunto proprio mentre si diffondeva la convinzione che la COP15 Cbd di Montreal sarebbe stata un fallimento della comunità internazionale come la COP27 Unfccc sul clima di Sharm el-Sheikh perché c’era stata una profonda divisione sugli impegni reali per salvaguardare la biodiversità e su come finanziare i piani.

Come spiega Helen Briggs, corrispondente ambientale da Montreal di BBC News, «Un grande punto critico riguardava come finanziare gli sforzi di conservazione nelle parti del globo che ospitano alcune delle biodiversità più straordinarie del mondo.La biodiversità si riferisce a tutti gli esseri viventi della Terra e al modo in cui sono collegati in una complessa rete di vita che sostiene il pianeta».

Dopo le divisioni e gli scontri è avvenuto una specie di miracolo di diplomazia ambientale: stanotte i i delegati hanno convocato una sessione plenaria della COP15 per iniziare a esaminare il testo dell’accordo e lo hanno concordato rapidamente.

Il documento garantisce con forza che i diritti delle popolazioni indigene vengano tutelati  e affronta la questione finanziaria con proposte per aumentare il flusso di finanziamenti internazionali verso i Paesi in via di sviluppo.

La Wildlife Conservation Society(WCS) ha commentato: «L’obiettivo “30×30” di conservare almeno il 30% delle terre e degli oceani entro il 2030 è storico ed è tempo di lavorare insieme per implementarlo.  Scienziati ed esperti di politica della Wildlife Conservation Society affermano che il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework ha impegni chiave per la natura ma. affinché un’azione globale possa fermare il crisi in corso di perdita di biodiversità i governi dovranno considerarlo come una base, non un tetto, per un’azione globale volta a fermare l’attuale crisi della biodiversità».

I progressi nel Global Biodiversity Framework di Kunming-Montreal Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework includono: il miglioramento dell’integrità ecologica dei nostri ecosistemi naturali; conservare almeno il 30 percento delle aree terrestri e oceaniche del mondo entro il 2030, noto anche come 30×30; ridurre il rischio di spillover di agenti patogeni; riconoscimento dell’importanza che i governi adottino un approccio One Health per prevenire future pandemie di origine zoonotica come il Covid-19;  progressi nel riconoscimento dei ruoli chiave, dei contributi e dei diritti umani dei popoli indigeni in linea con la Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni e delle comunità locali dell’Onu, in conformità con il diritto internazionale sui diritti umani; triplicare l’importo del finanziamento della biodiversità necessario per raggiungere gli obiettivi del Global Biodiversity Framework.

Secondo il WCS ci sono però alcune cose cjhe non vanno: «Il documento chiede di raggiungere gli obiettivi dell’agenda nel 2050, troppo tardi per affrontare la crisi del collasso della biodiversità.  Inoltre, lo spillover d i patogeni è citato ma indebolito, poiché “eliminare” sarebbe stato di gran lunga preferibile alla semplice “riduzione” del rischio di spillover dei patogeni e mancano riferimenti agli ecosistemi vulnerabili o minacciati».

Per Susan Lieberman, vicepresidente politica internazionale della WCS, «Il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework è un compromesso e sebbene contenga diversi elementi molto validi e dibattuti, ha molti elementi davvero positivi e se i governi lo implementano davvero, entro il 2030 la natura starà meglio di quanto non sia ora, m avrebbe potuto andare oltre per trasformare veramente la nostra relazione distruttiva con la natura. Per quasi 4 anni Gli esperti WCS si sono impegnati nel processo negoziale che ha portato ad oggi e stiamo lasciando Montreal con molto lavoro da fare per garantire che i governi attuino almeno i target e gli obiettivi del nuovo Framework».

Anche il Wwf International ha accolto favorevolmente  «L’obiettivo dell’accordo Kunming-Montreal di conservare almeno il 30% della terra, dell’acqua dolce e degli oceani a livello globale, rispettando i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali e riconoscendo il contributo dei territori indigeni e tradizionali al raggiungimento di questo nuovo obiettivo» e «L’impegno di 196 governi per eliminare i sussidi dannosi per la natura e per aumentare il sostegno finanziario per gli sforzi di conservazione entro il 2030, mobilitando almeno 200 miliardi di dollari all’anno», ma aggiunge: «Tuttavia, temiamo che l’accordo possa essere compromesso se il linguaggio debole nelle aree critiche dell’accordo non viene affrontato nei piani e nelle politiche nazionali».

Il direttore generale del Wwf International,  Marco Lambertini ha dichiarato: «Ora dobbiamo vedere l’immediata attuazione di questo accordo, senza scuse, senza ritardi:  la natura e tutti noi che facciamo affidamento su di essa per il nostro sostentamento, le nostre economie e il nostro benessere abbiamo aspettato abbastanza a lungo. E’ tempo che la natura torni a prosperare. A Montreal i governi hanno scelto il lato giusto della storia, ma la storia giudicherà tutti noi se non manterremo la promessa fatta oggi».

Alfred DeGemmis, direttore associato politica internazionale della WCS, ha concluso che il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, «Se pienamente attuato, ciò darà un importante contributo alla conservazione della biodiversità. Il quadro stabilisce le azioni chiave che dovremo intraprendere, tra cui il miglioramento dell’integrità ecologica, la riduzione del rischio di spillover di agenti patogeni e la conservazione di almeno il 30% delle nostre terre e oceani, ma rimane vago sui risultati che dobbiamo raggiungere entro il 2030, con particolare attenzione alle scadenze del 2050 per i principali obiettivi di conservazione degli ecosistemi e delle specie. Sarà troppo tardi per fermare e invertire la perdita di biodiversità e affrontare le sfide correlate come il cambiamento climatico».

Dall’Italia, invece, il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri afferma quello raggiunto alla Cop15 di Montreal «è un accordo epocale che sottolinea il ruolo e l’importanza delle aree protette non solo per quanto riguarda la necessaria tutela della biodiversità, preziosa per la nostra sopravvivenza, ma anche  per il ruolo che i parchi svolgono e possono ulteriormente svolgere per il contrasto e l’adattamento ai mutamenti climatici e per il sostegno a politiche di sviluppo sostenibile. L’Italia non perda tempo, nel nostro Paese siamo già al 22% di superficie protetta a terra e l’obiettivo del 30% entro il 2030, con impegno e volontà politica, è a portata di mano. Per le aree marine protette, oggi al 16% di superficie tutelata, servirà uno sforzo aggiuntivo, ma anche qui è possibile  procedere speditamente. L’importante è crederci».