Animali in città: performance appena sufficienti per meno di 1 Comune su 3

Nel 2021 spesi quasi 219 milioni di euro per i servizi ai cittadini e gli amici a quattro zampe

[16 Dicembre 2022]

Secondo l’11esimo rapporto nazionale “Animali in Città” di Legambiente, quello che contraddistingue il nostro Paese sono: «Spesa pubblica in aumento, disparità territoriali, ritardo sulle sterilizzazioni, milioni di “animali fantasma” e scarsa attuazione di regolamenti nella prevenzione: l’Italia è fortemente indietro nella sfida di garantire il benessere animale in città, con conseguenze di tipo economico, sociale e ambientale. In un Paese sotto scacco degli effetti della crisi climatica ed energetica, della pandemia e minacciato dalla crescente povertà e la perdita di biodiversità, diventa ancora più centrale prendersi cura preventivamente della rete degli affetti di milioni di famiglie, di cui gli animali da compagnia sono parte vitale: tiene uniti ed è molto meno costoso che affrontare i crescenti abbandoni e le sofferenze, umane e animali».

Presentando il rapporto, il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti, ha ricordato che «Con la modifica dell’articolo 9 della Costituzione, la tutela degli animali è entrata a far parte dei principi costituzionali dello Stato: un passo importante per la difesa del loro benessere ma anche per la salute umana.  In Italia però c’è ancora molto da fare, a partire dall’attivazione dell’anagrafe unica nazionale obbligatoria per tutte le specie animali in cui convoglieranno le informazioni delle banche dati regionali. Siamo in attesa di conoscere il testo del decreto del Ministro della salute che dovrebbe essere adottato, entro marzo 2023, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, per stabilire le modalità tecniche e operative per l’implementazione del SINAC (Sistema Informativo Nazionale degli Animali da Compagnia) all’interno del sistema I&R (Identificazione & Registrazione) degli animali. Si acceleri al più presto».

Il rapporto del Cigno Verde sui servizi offerti dalle amministrazioni comunali e dalle Aziende sanitarie per la gestione degli animali d’affezione e la qualità della nostra convivenza con animali padronali e selvatici in contesti urban, presentato oggi a Milano con il patrocinio di Anci, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Enci, Fnovi, Amvi e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, è il frutto delle risposte di  986 Amministrazioni comunali (circa il 50% rappresentato dai Comuni capoluogo) e di 42 Aziende sanitarie4 le macroaree di valutazione delle performance: quadro delle regole (regolamenti comunali e/o ordinanze sindacali), valido solo per i Comuni; risorse impegnate e risultati ottenuti; organizzazione delle strutture e servizi al cittadino; controlli. In base a questi criteri,Legambiente ha assegnato il Premio nazionale “Animali in Città 2022” ad alcune delle realtà virtuose nell’offerta di servizi e in azioni dedicate alla prevenzione. Anche quest’anno tra i premiati i Comuni di Prato, Modena e Verona: al primo, secondo e terzo miglior risultato tra tutti i 986 che hanno fornito dati. E per le Aziende sanitarie l’ATS della Montagna, l’AUSL Toscana Centro e l’ATS Brescia, al primo, secondo e terzo miglior risultato su tutte le 42 che hanno fornito dati. Rispetto allo scorso anno entra nella terza posizione l’ATS di Brescia.

Ecco i dati del 2021 di Anmali in Città:

Il 39,6% delle Amministrazioni comunali ha dichiarato di aver attivato l’ufficio o un servizio appositamente dedicato al settore e l’83% delle Aziende sanitarie di avere almeno il canile sanitario e/o l’ufficio di igiene urbana veterinaria (in 3 casi anche l’ospedale veterinario). Nonostante questo, ancora oggi poco meno di una su tre (il 30,8%) delle Amministrazioni comunali raggiunge una performance almeno sufficiente, mentre più di quattro su cinque (l’85,7%) delle Aziende sanitarie fa lo stesso. Il resto non risponde o mostra una performance che va da insufficiente a pessima. In crescita rispetto allo scorso anno – in base al campione rispondente – i costi sostenuti nel 2021 da Amministrazioni comunali e Aziende sanitarie per i servizi ai cittadini e gli amici a quattro zampe: quasi 219 milioni di euro (nel 2019 era di circa 193 milioni). Pari a 73 volte la somma impegnata dall’Italia per la gestione di tutti gli animali confiscati e a 219 volte la somma impegnata in Italia per cura e recupero di tutti gli animali selvatici feriti. Rispetto alla spesa media pro capite si attesta a circa 2,9 euro/cittadino per le amministrazioni comunali (in crescita rispetto lo scorso anno che era di 2,4 euro) e di 0,81 euro/cittadino per Aziende sanitarie. I Comuni dichiarano di spendere il 61,9% del bilancio destinato al settore per la gestione dei canili rifugio.

Numeri ancora una volta negativi per l’anagrafe canina: solo 290 Comuni rispondenti (il 29,4%) dichiarano di conoscere il numero complessivo dei cani iscritti in anagrafe canina presenti nel proprio territorio, pari a 1.197.226 cani, e solo 228 Comuni (il 23,1%) di conoscere il numero delle nuove iscrizioni avvenute nell’anno 2021, pari a 89.583 cani. Oltre il 70% dei Comuni non ha saputo fornire alcun dato.

I cani vaganti, padronali o randagi, sono il principale elemento di conflittualità e sofferenza nell’ambito degli animali d’affezione ed il più significativo costo economico a carico della collettività. Secondo il sondaggio del cigno verde, nei Comuni, nel 2021 in media ogni 10 cani catturati 9 hanno trovato felice soluzione tra restituiti ai proprietari, dati in adozione e/o reimmessi come cani liberi controllati. Numeri insufficienti per una politica seria di controllo demografico anche quelli della prevenzione del randagismo tramite sterilizzazione delle popolazioni, padronali e non padronali, di cani e gatti: meno della metà delle Aziende sanitarie, il 47,6% del campione, dichiara di effettuare azioni a riguardo. Nel 2021 si contano appena 4.307 cani e 19.595 gatti complessivamente sterilizzati. Si pensi che, solo nel 2021, il numero dei cani dichiarati entrati nei canili sanitari è di 30.595, dei gatti dichiarati entrati nei gattili sanitari di 16.259 e presenti nelle colonie feline di 338.985 (di cui quasi il 50% dichiarato non sterilizzato). Rispetto alle aree dedicate agli animali d’affezione solo il 25,76% dei Comuni ha dichiarato di avere spazi dedicati, con una media di uno spazio dedicato ogni 9.423 residenti.

A livello di Regolamenti e Ordinanze comunali nel 2021 solo il 37,4% dei Comuni dichiara di avere un regolamento per la corretta detenzione degli animali in città, solo il 20,2% regolamenta l’accesso ai locali pubblici e negli uffici in compagnia dei propri amici a quattro zampe e solo il 7,8% ha approvato regolamenti per facilitare con agevolazioni fiscali o sostegni le adozioni dai canili. Ma anche la regola migliore necessita di un adeguato e regolare controllo: rispetto a questo focus solo il 33,4% dei Comuni dice di aver effettuato specifici controlli e il 45,4% dichiara di aver dotato il proprio personale di lettore microchip, mentre il 95% delle Aziende sanitarie dichiara di intervenire per il rispetto delle regole e il contrasto del maltrattamento degli animali.

Antonino Morabito, responsabile nazionale Cites, fauna e benessere animale di Legambiente, ha commentato: «Il quadro che emerge dall’XI rapporto nazionale Animali in Città rimarca l’urgenza di investimenti preventivi basati su una visione e una strategia condivise, fondata sulla cooperazione, tra i diversi attori istituzionali e sociali responsabili di tali aspetti: Governo, Regioni, Amministrazioni comunali, associazioni e cittadini. Occorre superare le attuali criticità, che vedono involontari protagonisti gli altri animali, accrescere la consapevolezza nei cittadini delle conseguenze sanitarie, ambientali, sociali ed economiche dei diversi comportamenti possibili, specie nella cosiddetta “era delle crisi, comprese le pandemie”, che ha visto e vedrà aumentare il disagio socioeconomico di parte importante della popolazione italiana».

Legambiente è tornata a ribadire una serie di proposte: «Ottenuta l’approvazione della legge, occorre far entrare in vigore al più presto l’anagrafe unica nazionale per tutti gli animali d’affezione o da compagnia; investire in prevenzione agevolando la sottoscrizione, entro il 2025, di 1.000 accordi o patti di Comunità per costruire reti e alleanze tra amministrazioni pubbliche e soggetti privati per la tutela e la cura degli animali d’affezione e selvatici; e ancora arrivare, entro il 2030, a 10 mila veterinari pubblici assunti a tempo indeterminato, per rafforzare il personale in servizio attualmente composto da 4.642 unità, di cui il 78,5% uomini e con età media di 56,9 anni; necessario poi inaugurare, entro il 2030, 1.000 strutture veterinarie pubbliche, tra canili sanitari e gattili sanitari (uno ogni 50-100 mila cittadini) e ospedali veterinari (uno ogni 300-400 mila cittadini) opportunamente distribuiti sul territorio; segue l’esigenza di realizzare, entro il 2030, un’area cani ogni 1.000 cittadini residenti per garantire una quotidiana qualità della vita a milioni di cittadini nei contesti urbani;  infine aumentare il rispetto delle regole di civile convivenza usufruendo della vigilanza volontaria con l’obiettivo entro il 2030, di formare, aggiornare e coinvolgere 15.000 guardie ambientali e zoofile volontarie».