Amazzonia brasiliana: a giugno il maggior numero di incendi negli ultimi 13 anni. Record anche per la deforestazione

Il fallimento dell’operazione militare Chamada de Verde Brasil 2 che Bolsonaro vuole nascondere

[3 Luglio 2020]

La settimana scorsa, con il briefing “O desmatamento que o general não viu”, Greenpeace Brasil aveva denunciato che il governo del presidente neofascita Jair Bolsonaro e il Conselho Nacional da Amazônia, capeggiato dal vice-presidente e generale Hamilton Mourão avevano ignorato la presenza di grandi aree deforestate.

Secondo Greenpeace Brasil, «Dopo 17 mesi di governo che sponsorizza la corrosione degli organismi di ispezione ambientale e incoraggia il crimine sul territorio o della foresta, la reazione di inviare le forze armate in Amazzonia in risposta ai più alti tassi di deforestazione negli ultimi anni sembra essere nient’altro che una “grande sceneggiata”, degna di questi eroi inventati di una fiction».

L’operazione militare Chamada de Verde Brasil 2 è iniziata l’11 maggio grazie a un decreto in base alla Garantia da Lei e da Ordem (GLO) che mette praticamente sotto il controllo dell’esercito l’Instituto Brasileiro de Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renováveis e garanzia sugli ordini (Ibama) e l’Instituto Chico Mendes de Conservação da Biodiversidade (ICMBio) e Greenpeace fa notare che «Dopo che le agenzie ambientali hanno subito una drastica riduzione del personale e del budget, con un forte impatto sulle loro operazioni di ispezione, ora perdono anche qualsiasi autonomia di azione nella lotta contro la deforestazione in Amazzonia. Individuato dal governo come il proiettile d’argento per risolvere i problemi ambientali, il GLO si è dimostrato innocuo fin dal primo mese e, nonostante ciò, il suo mandato è stato prorogato fino a luglio».

Infatti, le immagini satellitari mostrano che tra gennaio e maggio di quest’anno sono comparse nella foresta amazzonica degli Stati di Amazonas, Mato Grosso e Pará nuove enormi radure  che si estendono su aree che arrivano fino a 1.700 ettari, «Una distruzione  – fanno notare gli ambientalisti – che verrebbe facilmente interrotta se l’intelligenza e l’interesse reale del governo fossero stati utilizzati sin dall’inizio per combattere i crimini ambientali. A parte la mancanza di efficacia di tutta questa messa in scena guidata dal vicepresidente Hamilton Mourão, che coordina il Conselho Nacional da Amazônia, bisogna richiamare l’attenzione sulla massiccia iniezione di risorse in queste azioni. Con un costo mensile di 60 milioni di real, equivalente a quasi l’80% del bilancio annuale delle ispezioni dell’Ibama, queste operazioni avrebbero l’obiettivo principale di combattere la deforestazione nei mesi precedenti la stagione degli incendi criminali nella foresta.Romulo Batista, della campanha Amazônia di Greenpeace Brasil, sotolinea che «con l’inizio della siccità e il fuoco che batte alle porte, il quadro che si sta disegnando non è solo catastrofica per il numero di alberi che cadranno a causa degli incendi, ma anche per il peggioramento della vulnerabilità delle popolazioni dell’Amazzonia verso il Covid -19».

All’inizio di giugno, Mourão aveva addirittura detto che a maggio la deforestazione era stata la più bassa degli ultimi anni. Ma la realtà è che quel che si è visto è il livello di allarme più alto degli ultimi 5 anni e Greenpeace Brasil affonda il coltello nella ferita di un governo completamente screditato: «Come se la narrazione non fosse sufficiente, rifacendo il trucco in modo splendido ai numeri, nel rivelare il risultato dell’azione delle forze armate in Amazzonia, il governo ha usato i dati di altre agenzie federali e statali per gonfiare l’operazione militare Verde Brasil 2.Secondo un rapporto di Estadão , sono state conteggiate anche le informazioni di una mega operazione effettuata nel Pará un mese prima che i militari fossero inviati nella foresta. Peggio ancora, sono stati utilizzati i dati di un’azione per combattere la deforestazione illegale che era stata vietata e sanzionata dal governo federale e che era costata l’esonero del direttore e dei coordinatori delle ispezioni e delle operazioni dell’Ibama».

Anche il Wwf-Brasil denuncia che, «Le prestazioni delle forze armate in Amazzonia sono state classificate dagli ispettori Ibama come “goffe, inesperte e persino malvagie”»

Presentando il briefing, Greenpeace Brasil avvertiva: «Con l’avvicinarsi della stagione degli incendi in Amazzonia, è in atto una tragedia. L’anno scorso, quando abbiamo battuto i record degli allarmi incendio, il numero di bambini ricoverati in ospedale per problemi respiratori era  raddoppiato nelle aree maggiormente colpite dall’incendio». Secondo uno studio di Fiocruz (Fundação Oswaldo Cruz), a maggio e giugno 2019, ci sono stati circa 2.500 ricoveri al mese, in circa 100 comuni dell’Amazzonia legale. Inoltre, lo studio sottolinea che gli inquinanti possono percorrere grandi distanze e colpire città lontane da dove è scoppiato l’incendio. Oggi, gli ospedali nella regione settentrionale sono già pieni. Nella prima settimana di maggio, c’è stato un aumento del 38,8% degli incendi rispetto allo stesso periodo del 2019. In altre parole, questa è un’equazione che ci mette di fronte a un quadro drammatico.  È difficile avere molte speranze che la catastrofe ambientale che abbiamo visto l’anno scorso sarà minore nel 2020. Dopotutto, il contenimento del collasso è nelle mani di un governo che usa una falsa narrazione per inventare e migliorare le sue azioni per combattere la deforestazione ma che, in pratica, non è assolutamente in grado di combattere la distruzione del più grande bene di tutti i brasiliani: l’Amazzonia, e di proteggere la tua gente».

E la facile profezia degli ambientalisti si è prontamente avverata. Alla fine di giugno, il Brasile ha segnato l’ennesimo record:  il maggior numero di incendi in Amazzonia a giugno in 13 anni.

Secondo l’Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (INPE), nel giugno 2020, in Amazzonia sono stati registrati 2.248 incendi, il numero più alto dal 2007, quando ce ne erano stati 3.517. Rispetto al giugno 2019, rappresenta un aumento del 19,57% ed è del 36% superiore alla media dei 10 anni precedenti (2010-2019, con 1.651 incendi). Greenpeace ricorda che «Gli incendi contribuiscono contemporaneamente alle crisi climatiche, della biodiversità e della salute che stiamo vivendo oggi.Il Brasile dovrà fare molto di più se vuole fermarle, rafforzando gli organi di controllo, con piani permanenti e obiettivi chiari, e non con operazioni specifiche, costose e inefficienti».  Le città amazzoniche hanno già affrontato il primo picco della pandemia. La regione del Nord ha i più alti tassi brasiliani di mortalità (48,6) e contaminazione (1234,7) del Covid-19  per 100 mila abitanti.
Per Mauricio Voivodic, direttore esecutivo del Wwf.Barsil, «I primi numeri di giugno sono degni di attenzione, poiché la stagione più secca è solo all’inizio e il GLO è operativo in Amazzonia, Inoltre, il contesto è preoccupante: alti tassi di deforestazione, mancanza di rispetto per i diritti degli indigeni e la calamità della salute pubblica con la pandemia di coronavirus. Non possiamo permettere che si ripeta la situazione nel 2019, durante la quale, a causa della mancanza di comando e controllo del governo, è stato possibile che ci fosse il Dia do Fogo nel sud di Pará (organizzato dai fazendeiros sostenitori di Bolsonaro che hanno appiccato incendi, ndr). Il governo può e deve prendere misure immediate, come il permesso di utilizzare il fuoco solo per gli usi tradizionali delle popolazioni autoctone, vietando la pratica di bruciare per altri usi. L’assunzione dei brigadistas do PrevFogo (Sistema Nacional de Prevenção e Combate aos Incêndios Florestais) è ancora agli inizi e il tempo per il lavoro preventivo è già finito».
Il bando di gara per le brigadas do PrevFogo è stato pubblicato solo il 16 giugno e il giorno successivo una nuova ordinanza lo ha annullato per un errore procedurale. L’avviso che verranno assunti 843 professionisti per i team PrevFogo è stato pubblicato solo il 23 giugno.

L’incapacità a governare della destra brasiliana si è trasformata in una tragedia ambientale, sociale, economica e sanitaria.