I ratti delle Aleutine mangiano sempre più vegetali, dopo aver quasi eradicato gli uccelli marini

Addio Yoghi e Bubu: la sorprendente dieta degli orsi neri (e dei ratti)

Gli orsi dello Yosemite mangiano sempre meno cibo fornito dall'uomo

[26 Agosto 2015]

Secondo uno studio condotto dai biologi dell’Università della California – San Diego, gli orsi neri (Ursus americanus) che vivono nel Yosemite National Park si cibano soprattutto di piante e frutti legnosi  e non sono alla perenne ricerca di alimenti umani. Inoltre le formiche e altre fonti di proteine ​​animali, come il cervo mulo, rappresentano solo una piccola parte della dieta annuale degli orsi.

Lo studio, pubblicato su Methods in Ecology and Evolution, è una sorpresa per chi studia gli orsi e per gli ambientalisti che fino ad ora pensavano che l’alimentazione degli orsi neri della Sierra Nevada si basasse sull’assunzione di molte proteine ​​provenienti dalle formiche e da altri insetti, i cui resti vengono trovati frequentemente nelle feci degli orso. Invece, secondo i ricercatori, «Gli orsi probabilmente mangiano le formiche per equilibrare i nutrienti».

Invece di affidarsi ai cibi indigesti presenti nelle feci di orso per avere informazioni sui cibi preferiti dagli orsi  gli scienziati californiani hanno esaminato i cibi digeribili utilizzati per la produzione di tessuti dei plantigradi e lo hanno fatto misurando gli isotopi carbonio e di azoto che si trovano in diverse specie di piante e animali, poi hanno utilizzato un approccio statistico per metterli in relazione con gli isotopi carbonio e di azoto misurate nei peli di orso. Hanno così potuto quantificare quello che davvero mangiano gli orsi e che poi viene assimilato dai peli della loro pelliccia.

Gli scienziati hanno applicato la stessa tecnica anche ai ratti delle chiaviche (Rattus norvegicus) che hanno invaso le Isole Aleutine, in Alaska, ed hanno scoperto che questa specie aliena introdotta dall’umo sopravvive in gran parte grazie alle piante terrestri, ai legumi presenti nella buona stagione agli di anfipodi marini, invece che  grazie alla predazione dei nidi e dei nidiacei degli uccelli marini come si credeva da molto tempo.

Questo non vuol dire che questa specie invasiva non sia una calamità per l’avifauna nidificante nelle Aleutine. La biologa Carolyn Kurle, autrice dello studio insieme a Jack Hopkins , spiega che «I ratti tendono a dominare gli habitat insulari che invadono, uccidendo gran parte della fauna autoctona, soprattutto gli uccelli, il che è un problema di conservazione serio. Con l’utilizzo di isotopi stabili, abbiamo confermato che gli uccelli marini sono stati eradicati a tali livelli nelle isole dove abbiamo lavorato, che i ratti non li mangiano più».

Hopkins  sottolinea che «Sia i ratti che gli orsi neri sono onnivori con diete complesse costituite da piante e animali. Secondo quanto è a nostra conoscenza, nessuno studio prima di questo ha accuratamente valutato l’importanza relativa di piante e animali nelle diete di queste popolazioni di onnivori».

Hopkins e Kurle hanno scoperto che le piante e le ghiande sono le fonti alimentari primarie degli orsi neri dello Yosemite. «Abbiamo anche capito che le orse raccolgono più ghiande e pinoli alto contenuto di grassi rispetto ai maschi, il che suggerisce che le femmine probabilmente hanno bisogno di questi semi per la riproduzione. Questo in futuro potrebbe essere un vero problema per gli orsi neri della sierra se la ruggine blister ruggine  (il fungo infestante Cronartium ribicola, ndr) continua a uccidere i sugar pines e se dalla costa arriva l’apoplessia della quercia»

Oltre risolvere la questione di cosa mangiano davvero  gli orsi neri e i ratti per sopravvivere, uno dei principali obiettivi dello studio era quello di «dimostrare come l’uso di isotopi stabili derivati ​​da tessuti animali e le loro prede potrebbero essere utilizzati per quantificare le risorse utilizzate da altri onnivori con diete complesse».

Per Hopkins, «Gli ecologisti attualmente concentrano troppo l’attenzione sulla misurazione della variazione dei dati isotopici dei consumatori e delle loro prede e non prestano abbastanza attenzione alla quantificazione delle interazioni dei consumatori e delle loro prede utilizzando i dati degli isotopi. Le misurazioni di queste interazioni e dei loro punti di forza possono aiutarci a capire gli impatti che gli animali hanno sul loro ambiente».

Negli ultimi 20 anni gli orsi neri dello Yosemite sono stati coinvolti in più di 12.000 incidenti segnalati all’interno del parco nazionale, ferendo circa 50 persone e causando danni per 3,7 milioni di dollari. Dal 1999 ad oggi il Congresso Usa ha stanziato più di 8 milioni di dollari per mitigare i conflitti uomo-orso nello Yosemite. La osa sembra funzionare: in uno studio pubblicato nel 2014 su Frontiers in Ecology and the Environment, Hopkins e altri scienziati hanno misurato gli isotopi stabili di carbonio e azoto nei peli e nelle ossa degli orsi che vivevano a Ysemite nel secolo scorso ed hanno scoperto che, dal 1999, la percentuale di cibo di origine umana è fortemente diminuita nella dieta degli orsi. Insomma Yoghi e Bubu non vivono nel Yosemite National Park.  Hopkins  conferma che «Attualmente gli orsi di Yosemite consumano alimenti umani in una proporzione simile a come facevano all’inizio del ‘900. Questo suggerisce un notevole risultato della gestione del parco, visto che  agli inizi del ‘900 visitavano Yosemite ogni anno migliaia di persone, mentre oggi lo visitano circa 4 milioni di persone all’anno».