Abu Dhabi vuole salvare i suoi dugonghi in via di estinzione

Un grosso progetto per il ripristino di mangrovie, praterie sottomarine e barriere coralline

[30 Agosto 2022]

Dopo la conferma arrivata pochi giorni fa che i dugonghi cinesi sono ormai ufficialmente estinti, da Abu Dhabi, uno degli Emirati Arabi Uniti (UAE), arriva una buona notizia: l’emirato ha deciso di  proteggere e ripristinare gli ecosistemi costieri  con un piano per ripiantare altri 12.000 ettari di mangrovie, barriere coralline e praterie di piante e alghe sottomarine. Un intervento che dovrebbe favorire la sopravvivenza di quella che si ritiene essere la seconda popolazione mondiale dio dugonghi. Un’iniziativa di salvaguardia dalla quale trarranno vantaggio anche le tarughe marine e le comunità locali, la pesca e il turismo.

Mirey Atallah, a capo della climate for nature branch dell’United Nations environment programme (Unep), sottolinea che «La presenza o l’assenza del dugongo ci dice molto sulla salute di un ecosistema, sulla sua diversità e sui livelli di inquinamento. L’iniziativa di Abu Dhabi è un modello, in quanto mira al ripristino sia a terra che in mare, a beneficio quindi non solo dei dugonghi ma anche delle persone che vivono in quella zona. Con il cambiamento climatico, l’inquinamento e altri fattori di stress, i dugonghi rischierebbero di morire di fame come il loro cugini manati in Florida. Questa è un’iniziativa lodevole che speriamo di vedere replicata in altre praterie di fanerogame».

Dugonghi e manati sono gli unici mammiferi marini completamente erbivori, sono sirenidi grossi e gentili, lenti e che prediligono le acque poco profonde, il che li ha trasformati in facili prede.

Un tempo, i dugonghi venivano segnalati frequentemente in un’area immensa che va dalle acque tropicali e subtropicali dall’Africa orientale fino a Vanuatu, in Oceania, ma sono stati decimati dalla caccia, dalla perdita di habitat e dall’impigliamento negli attrezzi da pesca e dalle collisioni con imbarcazioni. Ormai, i dugonghi si sono già estinti in molte regioni del loro areale storico e sono considerati vulnerabili all’estinzione a livello globale .

Le popolazioni di dugongo sono in forte calo in molti altri Paesi, come Kenya, Giappone e Indonesia, ma il progetto di Abu Dhabi spera di invertire questa tendenza ripristinando gli ecosistemi costieri che comprendono gli importantissime praterie sottomarine nelle quali pascolano i dugonghi.

Gli ecosistemi costieri  e la pesca tradizionale dell’emirato, nel sud-ovest del Golfo Persico/Arabo, devono affrontare numerose pressioni, dal dragaggio portuale agli imbonimenti e bonifiche cistiere per costruire nuovi grattacieli e abitazioni, allo sviluppo industriale e all’inquinamento causato dall’industria petrolifera della regione. Per salvaguardare aree essenziali per la biodiversità, l’Abu Dhabi’s Environment Agency ha sviluppato piani per garantire la ripresa della piccola pesca, il ripristino delle mangrovie e delle praterie di  fanerogame e il ripristino delle barriere coralline.

Gli scienziati sperano che il progetto produca risultati positivi per la popolazione regionale dei dugonghi, che in passato   nuotavano a migliaia lungo le coste degli Emirati Arabi Uniti e di altri Paesi del Golfo, si ritiene che solo l’Australia abbia una popolazione di dugonghi più numerosa. All’Unep sono convinti che «Probabilmente ne beneficeranno anche quattro specie di tartarughe, tre tipi di delfini e molte delle 500 specie di pesci presenti intorno alle coste e alle isole di Abu Dhabi. Gli ecosistemi ripristinati dovrebbero sequestrare grandi quantità di carbonio e fornire benefici economici attraverso posti di lavoro, forniture alimentari ed ecoturismo».

Nel 2017, un massiccio evento di sbiancamento dei coralli ha ucciso oltre il 70% dei coralli nel mare di Abu Dhabi, ma ora il ricco emirato sta impegnandosi nel ripristino di mangrovie, coralli e piante marine per «Fare in modo che i dugonghi, le tartarughe marine e le nostre comunità costiere possano prosperare», evidenziano all’Abu Dhabi’s Environment Agency. E l’Unep aggiunge che «Nell’ambito del progetto sono già stati ripristinati circa 7.500 ettari di mangrovie, che le autorità intendono completare entro il 2030. Questa data segna la conclusione dell’UN Decade on Ecosystem Restoration e di quando i Paesi mirano a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici».

Abu Dhabi e gli Emirati Arabi Uniti si presenteranno quindi con progetti concreti  a dicembre alla sessione conclusiva della 15esima Conferenza delle parti della Convention ob biological diversity di Montreal, dove tutti i Paesi del mondo  dovranno presentare piani per la protezione e i ripristini degli ecosistemi marini e terrestri e per affrontare le crisi climatiche e ella biodiversità e ridurre il rischio di estinzione, adottando anche  il post-2020 global biodiversity framework.