A che punto sono le bonifiche all’isola del Giglio, un anno dopo l’addio alla Concordia

[24 Luglio 2015]

Alle 11:10 del 23 luglio dell’anno scorso, la Costa Concordia imboccò l’inizio di quel lungo e rischiosissimo percorso che l’avrebbe condotta a Genova per essere smantellata; l’isola del Giglio venne liberata dal suo peso, ma a distanza di un anno rimane ancora molto da fare per cancellare l’eredità del drammatico naufragio avvenuto la sera del 13 gennaio 2012. L’Osservatorio di controllo sulle attività di ripristino dei fondali ha dunque colto l’occasione dell’anniversario per presentare ai gigliesi il punto della situazione sui lavori di bonifica, effettuati da parte del consorzio Micoperi.

L’Osservatorio – rende noto la Regione Toscana – ha verificato il fatto che i lavori si stanno svolgendo secondo il calendario previsto, condotti in modo tale da garantire il livello più basso possibile di disagi alla popolazione; soprattutto nell’abbattimento del rumore di cantiere e di garanzia delle acque, grazie all’ampio uso di barriere antitorbidità derivante dai residui di contenuto dei sacchi. Il risultato, certificato stamani da Arpat, è una trasparenza delle acque senza confronti, ai più alti livelli del mare toscano. Questo nonostante piccoli incidenti non siano mancati, come quello rilevato solo pochi giorni fa da Legambiente Arcipelago Toscano.

Da parte sua, il rappresentante di Micoperi ha invece illustrato lo stato dei lavori in corso sui pali delle piattaforme di acciaio dove appoggiava il relitto della nave, che vanno rimosse secondo quanto previsto dalla originaria Conferenza dei servizi; quelli delle tre più piccole sono, in larga maggioranza, già stati tagliati dopo aver rimosso i piani di supporto. Poi toccherà alle altre tre più grosse e impegnative. Completamente eliminati invece i mitili non nativi, portati da imbarcazioni che lavoravano al cantiere della Concordia. Per quanto riguarda i sacchi di malta cementizia che formavano il “cuscino” del falso fondale su cui fu fatto ruotare il relitto, sono stati rimossi la maggior parte di quelli rimasti integri, pari a 19mila tonnellate delle 24mila stimate, ovvero circa i due terzi. La fase successiva riguarderà la pulizia di quelli rotti, con le tecniche più appropriate per evitare qualsiasi contaminazione: a oggi risultano bonificati al 100% dai residui sul fondo circa di 18mila metri quadri di fondale, quello più vicino alla costa.

«Il monitoraggio costante delle operazioni da parte pubblica e privata è sempre stato effettuato a partire dall’avvio del cantiere, perché di area di cantiere si parla, con le dovute limitazioni di utilizzo per evitare ogni rischio a cittadini e lavoratori; ed è stato condotto da soggetti di prestigio come Ispra, Arpat e Università di Roma – ha sostenuto la presidente dell’Osservatorio Maria Sargentini – Ma l’autentica valutazione sarà effettuata a fine lavoro, e comporterà una certificazione secondo tutti i protocolli indicati e previsti dal capitolato di intervento».