A causa della crisi climatica rischiamo di perdere il 30% degli orsi polari rimasti in 35 anni

Negli ultimi 40 anni abbiamo perso circa 2 milioni di kmq di ghiaccio marino artico: un’area più estesa delle superfici di Alaska e California messe insieme

[27 Febbraio 2023]

Oggi cade la Giornata mondiale dell’orso polare (Ursus maritimus), ma c’è ben poco da festeggiare, con il Wwf che rilancia anzi l’allarme per questa specie fortemente minacciata dalla crisi climatica in corso.

Le più recenti stime contano tra i 22.000 e i 31.000 esemplari rimasti in natura, un computo destinato a crollare ulteriormente in breve tempo se le emissioni di gas serra non verranno tagliate rapidamente; gli orsi polari hanno bisogno del ghiaccio marino per riprodursi e cacciare, ma se i trend di fusione delle calotte polari e la scomparsa di habitat idonei proseguiranno con il trend degli ultimi decenni, alcuni studi ipotizzano che in soli 35 anni rischiamo di perdere fino al 30% della popolazione di questa specie.

Del resto, il trend è già in corso: l’Artico si sta riscaldando circa tre volte più velocemente di qualsiasi altra parte del Pianeta, e la copertura della calotta polare si riduce in media del 13% ogni dieci anni. Negli ultimi 40 anni abbiamo perso circa 2 milioni di kmq di ghiaccio marino: un’area più estesa delle superfici di Alaska e California messe insieme.

La salvezza di questa specie e del suo fragile habitat è strettamente connessa a quella del Pianeta e dell’umanità, e tutto passa dalle nostre scelte e azioni – spiegano dal Wwf – Garantire la sopravvivenza di una “specie ombrello” come l’orso polare permette la protezione di tutte le specie che si trovano ai livelli più bassi della stessa catena alimentare e che condividono con lui lo stesso fragile habitat. Per prima cosa occorre agire quotidianamente diminuendo i consumi di gas e fare pressione su governi e aziende per puntare sempre più su energie da fonti rinnovabili, e azzerare le emissioni di CO2 provocate dall’uso di combustibili fossili».