Al gamberetto fatato del deserto di Lut piace molto caldo
Scoperta in Iran una nuova specie di crostacei d'acqua dolce nel luogo più caldo della terra
[29 Settembre 2020]
Nel 2017, durante una spedizione nel deserto di Lut, in Iran – considerato il punto più caldo della superficie terrestre -, Hossein Rajaei del Naturkundemuseum di Stoccarda e Alexander V. Rudov dell’università di Teheran hanno scoperto dei crostacei che, analizzati insieme a Martin Schwentner del Naturhistorischen Museum Wien sono risultati una nuova specie d’acqua dolce che i biologi gli hanno chiamato Phallocryptus fahimii e descritta nel recente studio Some like it hot: Phallocryptus fahimii n.sp. (Crustacean: Branchiopoda: Anostraca: Thamnocephalidae) from the hottest place on planet Earth” pubblicato su Zoology in the Middle East.
Il deserto di Lut – Dasht-e Lut – con i suoi 51.800 km2, una superficie maggiore di quella della Svizzera. è il secondo più grande deserto dell’Iran, si trova nella parte occidentale del Paese ed è qui che, secondo misurazioni satellitari della NASA, è stata rilevata la temperatura in superficie più alta mai misurata finora: 80,8° C. Temperature estreme dovute, tra l’altro, a un territorio disseminato di rocce particolarmente scure che si riscaldano molto. Nel Dasht-e Lut le temperature medie giornaliere variano dei -2,6° C in inverno ai 50,4° C in estate, con una piovosità media di soli 30 mm all’anno e dove la presenza di acqua è rarissima.
Per svelare i segreti di ecologia, biodiversità, geomorfologia e paleontologia di questo deserto unico, un team di scienziati ha effettuato, tra il 2015 e il 2017, tre spedizioni nel deserto del Lut guidate da l’entomologo Rajaei.
Al Naturkundemuseum di Stoccarda spiegano che «Nonostante la scarsa vegetazione, nel deserto del Lut c’è una fauna diversificata, ma i corpi idrici sono molto rari. A parte il Rud-e Shur, un fiume con un contenuto di sale estremamente elevato, che scorre tutto l’anno, non esiste una fonte d’acqua permanente. Dopo forti piogge, tuttavia, occasionalmente possono formarsi specchi d’acqua temporanei». Durante la loro ultima spedizione nel 2017, i ricercatori hanno avuto la fortuna di essere nel Dasht-e Lut proprio mentre pioveva e, sebbene non ci sia quasi vita acquatica nel punto più caldo della terra, Rajaei ha raccolto in un piccolo stagno temporaneo nel sud del deserto di Lut diversi esemplari dei cosiddetti “gamberetti fatati”, conosciuti anche come “gamberetti girino”.
Il Phallocryptus fahimii scoperto nel deserto di Lut, appartiene al genere Phallocryptus di cui finora erano note solo altre 4 specie dalle quali differisce sia per l’aspetto che geneticamente. La nuova specie prende il nome dal biologo e ambientalista iraniano Hadi Fahimi che ha partecipato alla spedizione del 2017 nel deserto di Lut ed è tragicamente morto il 18 febbraio 2018 nell’incidente aereo del volo Iran Aseman Airlines 3704, precipitato sulle pendici del Monte Dena e dove morirono tutti i 59 passeggeri e i 6 membri dell’equipaggio.
Schwentner, che ha già lavorato su crostacei simili che vivono nei deserti australiani, evidenzia che «Si moltiplicano con l’aiuto di “uova permanenti”. Queste cosiddette uova permanenti sono conosciute anche per altre specie ed è noto che possono sopravvivere per decenni nel terreno arido. Le larve si schiudono non appena gli stagni si riempiono nuovamente d’acqua dopo la pioggia. Sono quindi perfettamente adattati alla vita nei deserti. Il fatto che possano sopravvivere nel deserto di Lut mostra ancora una volta quanto siano resistenti queste uova permanenti.
Rajaei, che in realtà sarebbe un esperto di farfalle, conclude: «Durante una spedizione in un habitat estremo come il deserto di Lut, hai sempre le antenne dritte, soprattutto quando ti imbatti nell’acqua. La scoperta dei crostacei in un ‘ambiente altrimenti molto caldo e secco è stata davvero sensazionale per noi scienziati».