Un’altra Pac è possibile: l’Italia ancora in tempo per un’agricoltura Green deal

Coalizione Cambiamo Agricoltura ai Ministri Patuanelli e Cingolani: «Non più sussidi PAC, ma risorse al servizio della transizione agroecologica»

[15 Marzo 2021]

A Bruxelles sono ancora in corso le trattative tra le tre istituzioni europee (Commissione, Consiglio e Parlamento) sul testo finale dei regolamenti sulla futura Politica Agricola Comune (PAC), ma secondo la Cializione Cambiamoagricoltura che raccoglie Associazioni ambientaliste, dell’agricoltura sostenibile e dei consumatori (ACU Associazione Consumatori Utenti, Associazione Italiana di Agroecologia, Associazione Italiana Agricoltura Biologica, Accademia Kronos, CIWF Italia, Associazione Agricoltura Biodinamica, FederBio, ISDE – Associazione Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu, ProNatura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e Wwf Italia), le premesse non sono le migliori.

Cambiamo agricoltura ricorda che «Parlamento e Consiglio hanno votato a maggioranza, lo scorso ottobre, una proposta che punta a mantenere lo status quo di una PAC iniqua e insostenibile, che incentiva le concentrazioni fondiarie indirizzando gli aiuti alle aziende di maggiori dimensioni per ettari e capi allevati, sussidiandovi monocolture e allevamento intensivo e mantenendo lo svantaggio per le aziende che operano nelle aree interne e montane. L’Italia è tra i Paesi con i più forti squilibri nella distribuzione degli aiuti PAC, di cui l’80% va al 20% delle aziende. Purtroppo l’istituzione europarlamentare e le rappresentanze degli Stati si sono messe di traverso all’istanza di cambiamento espressa da tanti cittadini europei durante le consultazioni sulla riforma PAC. Istanza che aveva trovato il sostegno della Commissione a guida Von Der Leyen, con l’ambizione di allineare l’agricoltura alla traiettoria del “Green Deal”. Nella proposta di regolamento votata, invece, non c’è traccia degli obiettivi delle strategie europee del Green Deal: tra questi, il dimezzamento dell’uso di pesticidi in campo e di antibiotici negli allevamenti, la riduzione dei fertilizzanti e la crescita dei presidi per la sostenibilità dello spazio rurale, costituiti dalle aree naturali e dalle aziende e distretti che coltivano con metodo biologico. L’agribusiness vuole continuare ad avere mano libera sui 387 miliardi di euro della nuova PAC: soldi dei contribuenti destinati a sostenere la chimica di sintesi, la grande proprietà terriera, le monocolture e gli allevamenti intensivi».

Intervenendo all’assemblea “Un’altra PAC è possibile”,  promossa dai parlamentari italiani ed europei del gruppo dei Verdi che chiedono una PAC capace di intraprendere la transizione agroecologica, Rossella Muroni ha detto che «L’attuale riforma della PAC ignora completamente la sfida climatica, rinuncia a difendere suolo, acqua e biodiversità, non premia i metodi sostenibili né il lavoro, non sostiene le piccole e medie imprese, non investe sulla transizione ecologica del settore. Abbiamo bisogno di un’altra PAC!»

Intervenendo all’iniziativa pubblica del Verdi europei, la Coalizione Cambiamo Agricoltura ha ribadito la richiesta di un diverso utilizzo delle risorse PAC: «Vogliamo far giungere a Bruxelles, dopo il voto bulgaro della rappresentanza parlamentare italiana, la voce di tante organizzazioni di cittadini e agricoltori che invece sono insoddisfatte di una Europa fortezza di privilegi per pochi: allentare i cordoni con le lobby agroindustriali è la mossa decisiva per fare dell’agricoltura una protagonista del Green Deal. Vogliamo farci sentire anche dalle istituzioni italiane, a partire dal ministero dell’agricoltura con cui attendiamo un incontro, e da quello alla transizione ecologica da cui ci aspettiamo un ruolo attivo, sia nella revisione del PNRR e del suo capitolo ‘agricoltura’, sia, soprattutto, nella redazione del Piano Strategico Nazionale, che dovrà amministrare risorse europee per oltre 40 miliardi di euro da spendere entro il 2027, da trasformare in incentivi per avviare la transizione agroecologica, rafforzare il ruolo di agricoltura e allevamento nelle aree interne del Paese, trasformare l’Italia nella patria del cibo giusto, sano e sostenibile».