Sempre più duro lo scontro su agricoltura biologica, biodinamica e pseudoscienza

Ma il Ddl sul biologico finanzia davvero chi sparge il cornoletame?

[25 Maggio 2021]

L’approvazione da parte del Senato del disegno di legge sull’agricoltura biologica sta facendo discutere perché comprende l’agricoltura biodinamica e oggi l’Associazione nazionale imprese agrofarmaci (Agrofarma) che fa parte di Federchimica, sottolinea che «L’approvazione del disegno di legge sull’agricoltura biologica rappresenta un punto di partenza sul quale porre le basi per un auspicabile confronto tra le istituzioni e tutte le parti della filiera agroalimentare. È fondamentale creare le premesse normative tutte le tipologie di agricoltura, integrata e biologica, nei confronti delle quali siamo costantemente impegnati e di cui ci sentiamo parte integrante. Ad oggi, infatti, un terzo delle risorse che investiamo nella ricerca e sviluppo di nuovi agrofarmaci sono destinati a soluzioni che possano essere utilizzate anche in agricoltura biologica e a questo proposito, come industria europea, ci siamo impegnati ad investire oltre 4 miliardi di euro entro il 2030».

Invece, Agrofarma condivide «le perplessità e la valutazione di biasimo espressa da alcuni tra i principali scienziati italiani per l’equiparazione dell’agricoltura biologica a quella biodinamica. Quest’ultima, infatti, fa ricorso a pratiche e prodotti che la comunità scientifica ha bollato come “inconciliabili con qualsiasi dato scientifico” e mai come oggi abbiamo la prova di quanto i dati e le evidenze scientifiche siano fondamentali nella gestione di qualsiasi attività. E ciò, a maggior ragione, per un comparto che produce il bene primario per eccellenza, il cibo. In un contesto come quello italiano, dove l’agricoltore soffre della mancanza di soluzioni e si trova a fronteggiare una serie di parassiti e avversità aliene, tutte le risorse dovrebbero essere indirizzate alla ricerca di tecnologie in grado di mettere gli agricoltori nella condizione di rispondere a tali minacce in modo concreto e sostenibile. Qualsiasi decisione normativa deve essere presa tenendo in considerazione non solo serie valutazioni di impatto economico, ma ponendo innanzi a tutto e ribadendo – e non depotenziando – il valore della scienza come guida delle scelte politiche».

Diverso il parere del presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, Carlo Triarico, che, ribattendo alle critiche, ha detto che «L’agricoltura biodinamica è un modello sostenibile e redditizio: se era già un dato di fatto, ora è anche riconosciuto per legge. Ai senatori che hanno approvato all’unanimità la legge sul biologico va il plauso di aver riconosciuto i meriti storici e produttivi anche del metodo biodinamico, un vero asset per supportare la transizione ecologica dell’Italia nel contesto Ue del Green Deal UE a condizione di istituire corsi di laurea e progetti di ricerca in biodinamica».

Triarico  ricorda che «Il testo, inerente “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”, era fermo da due anni e mezzo dopo la prima approvazione alla Camera (dicembre 2018)» e rilancia: «E’ ora necessario dare il via, anche in Italia, a corsi di laurea e scuole di alta formazione in agricoltura biodinamica, nonché a programmi di ricerca scientifica, come già avviene nei principali paesi europei: il Paese potrà cogliere questa e altre opportunità di cambiamento strategico per rendere i sistemi agricoli e alimentari protagonisti di una transizione in senso più “verde”, biologico e sostenibile, anche in merito al lavoro degli agricoltori».

Mentre la biodinamica (e il Senato)  viene sommersa dalle critiche, Triarico ricorda che «Il fatturato medio per ettaro di un’azienda certificata biodinamica risulta essere di 13.309 euro, di gran lunga superiore alla produzione lorda vendibile di un’azienda convenzionale (3.207 euro). Un dato di cui tenere conto, visto che l’Italia, paese leader per le superfici coltivate a biologico con il 15,8%, si è confermata anche nel 2020 primo paese in Europa per valore aggiunto in agricoltura, pari a 31,3 miliardi di euro. Inoltre l’export biodinamico è aumentato del 14% nel corso del 2020, contribuendo a valorizzare il Made in Italy sui mercati più remunerativi».

Particolarmente dura la polemica con la senatrice Elena Cattaneo che nel suo intervento durante l’esame del DDL si era contro l’equiparazionetra l’agricoltura biologica e quella biodinamica, «Una pratica agricola i cui disciplinari internazionali comprendono l’uso di preparati a base – cito testualmente – di letame infilato nel cavo di un corno di una vacca che abbia partorito almeno una volta.  Il corno, una volta riempito, viene sotterrato per fermentare durante l’inverno e recuperato nei giorni prossimi alla Pasqua per essere sottoposto alla – cito – fondamentale operazione di miscelazione e dinamizzazione con acqua tiepida di sorgente, pozzo o piovana, che ha una durata di circa un’ora e può essere effettuata manualmente, ma anche tramite macchine speciali.

Vi ricordo che i bovini non perdono le corna come i cervi; le corna vanno segate dai crani, ma il disegno di legge n. 988 (né – mi sembra – alcun disciplinare) non ci spiega purtroppo se si deve prima macellare l’animale e tagliare le corna, oppure se queste vanno potate dall’animale ancora vivo. Sarebbe meglio disciplinare questa pratica per evitare abusi.

Questo che vi ho appena segnalato si chiama preparato 500 dell’agricoltura biodinamica (detto anche cornoletame). Ascoltate come funziona. Secondo il disciplinare, le corna di vacca catturano, quando la vacca è in vita, i raggi cosmici affinché, quando sarà morta o a corna espiantate, il letame in quei corni, seppelliti e diseppelliti in funzione di combinazioni astrali, riceverà le forze eteriche astrali catturate dalla punta del corno, aumentando così il potere di quel letame quando è disseminato sul campo. Mi sono sempre chiesta quale sarà la dose di raggi cosmici che le corna devono catturare (le vacche devono essere primipare) affinché tutto ciò risulti efficace. Nei preparati dell’agricoltura biodinamica c’è anche il preparato 502, ossia una vescica di cervo maschio riempita di fiori di achillea, lasciata essiccare al sole per tutta l’estate, sotterrata a 30 centimetri di profondità (non un centimetro in più) in autunno e dissotterrata sempre nel periodo di Pasqua. Nello stesso disciplinare del marchio registrato Demeter, una multinazionale con sede all’estero alla quale si pagano royalty, si specifica che ogni preparato biodinamico sviluppa una forza potente e sottile, il cui effetto può essere comparato con quello dei rimedi omeopatici, ossia è assolutamente nullo e indimostrabile dal punto di vista scientifico».

E la senatrice Cattaneo, con tono irrisorio, si è fatta altre domande: «Delle vesciche di quanti cervi maschi ci sarà bisogno? Una vescica per ogni azienda biodinamica? Esiste una deroga alla pratica venatoria che consenta l’abbattimento di tanti splendidi animali dai nostri parchi nazionali, oppure si pensa di importare dall’estero vesciche urinarie estirpate in altre Nazioni o continenti? Colleghi, rimuovere la parola biodinamica dal disegno di legge, come chiedono i miei emendamenti, non impedisce ai produttori di perseguire queste pratiche e ottenere la certificazione di prodotto biologico (per averla basta rispettare i protocolli), ma esplicitare il riferimento al biodinamico in questo testo di legge avrà l’effetto di dare dignità al cornoletame. Aggiungo anche che si tratta non di equiparazioni tra biologico e biodinamico solo per la parte nella quale il biodinamico mima le pratiche biologiche, ma di una totale equivalenza, al punto che il disegno di legge in discussione prevede che una quota di fondi pubblici venga dedicata specificamente alla ricerca scientifica, alla formazione nel settore biologico e, quindi, all’equiparato biodinamico. Se quest’equiparazione restasse esplicita (non ci può essere alcun fraintendimento sul suo significato), enti e portatori di interesse potrebbero organizzare corsi e progetti incentrati sull’esoterismo biodinamico con i soldi dei cittadini italiani. Grazie ai fondi previsti dalla legge si potrebbero creare attività e istituire insegnamenti, con tanto di crediti formativi, sulla profondità migliore a cui sotterrare le vesciche di cervo, sulla direzione giusta con cui mescolare il letame o su come meglio orientare la vacca al pascolo perché catturi raggi cosmici. Credo che l’errore nel sostenere tutto ciò derivi da una cattiva lettura di un regolamento Ue del 2018, relativo alla produzione biologica, dove compare la parola «biodinamica», ma non per un’equiparazione. È una mera citazione. Due citazioni danno la definizione di preparati biodinamici come miscele tradizionalmente utilizzate nell’agricoltura biodinamica. La terza citazione si limita a dire che è consentito l’uso dei preparati biodinamici. Questa citazione è sufficiente a sdoganare l’esoteria biodinamica nelle leggi italiane. Naturalmente il fine ultimo è creare mercato per prodotti che non hanno alcuna caratteristica superiore scientificamente accertata rispetto a quelli da agricoltura integrata, se non i costi. Continuerò, pertanto, a fare la mia doverosa parte per segnalare in ogni occasione che i prodotti biodinamici, come i prodotti da agricoltura biologica che si trovano nella grande distribuzione, non hanno migliori caratteristiche nutrizionale, né hanno miglior cura dell’ambiente, prevedendo entrambi i disciplinari biologico e biodinamico ampie deroghe che consente loro di utilizzare pesticidi di sintesi, che salvano le nostre colture dagli attacchi dei parassiti, consentendo a tutti di avere buoni e salutari prodotti. Presidente, rimarco che abbiamo bisogno di prodotti sani per tutti e di fatto li abbiamo. Lo certificano la European food safety authority (ESFA). I nostri prodotti integrati bioconvenzionali sono tra i più sicuri al mondo ed è questo il messaggio di interesse nazionale che vorrei tutelato da una politica basata sulle evidenze».

La conclusione della senatrice è una bocciatura senza appello dell’agricoltura biodinamica: «Da cittadina, prima ancora che da studiosa di scienze della vita, con esperienza ormai trentennale, provo sconcerto, sconforto e, quindi, dissento di fronte alla legittimazione per via parlamentare nell’ordinamento di uno dei Paesi più avanzati al mondo di pratiche antiscientifiche, esoteriche e stregonesche, specialmente se penso che, a sancire la superiorità del cornoletame sulle evidenze scientifiche, è la Camera alta del Paese che guida il G20, proprio nell’anno in cui per combattere la pandemia da Covid-19 il ruolo indispensabile della scienza è stato universalmente riconosciuto, celebrato e, anche in quest’Aula, osannato».

Alla Cattaneo a risposto direttamente oggi, con altrettanta durezza, l’ecologiasta e già funzionaria Fao Nadia El-Hage Scialabba: «il suo feroce attacco all’agricoltura biodinamica mi sgomenta. In un’Italia che si fa vanto dell’eredità di Galileo, lei ricorda piuttosto quella dell’inquisizione contro Giordano Bruno, colui che apri la strada alla rivoluzione scientifica. “L’interesse nazionale” è forse non accettare che la scienza evolva? E’ forse “antiscientifica” la fisica quantistica, perché non ne capiamo ancora fino in fondo processi? Lei ritiene “esoterico” il concetto di materia che è al contempo onda? Appartengono forse al ‘ridicolo scientifico’ fenomeni come il principio radionico di Giambattista Callegari solo perché intangibili? Definisce come invenzione l’armonia cosmica alla base dei circuiti oscillanti utilizzati in radiobiologia? Ritiene marginale il processo della medicina che si basa sullo studio degli effetti della luce sulla salute? O lo studio della fotosintesi, processo grazie al quale luce e calore del sole e della luna (ovvero delle fonti cosmiche di energia) agiscono chimicamente sulla materia? Tutti questi fattori, rilevanti in biodinamica, costituiscono forse un pericolo per il suo ‘principio di realtà’?»

Secondo la  Scialabba, è la senatrice Cattaneo, una prospettiva anacronistica di ridicolo scientifico, in un’era di olismo e non più di riduzionismo, nell’anno in cui l’Unione Europea si è posta come obiettivo l’aumento del 25 per cento dell’estensione di terreni coltivati con biologico nell’Unione – prosegue l’ecologista – Ci troviamo in un’ epoca di insicurezza sanitaria, in cui la domanda per i prodotti biodinamici da parte dei cittadini supera di gran lunga l’offerta. Ci vuole coraggio a paragonare il biologico/biodinamico all’agricoltura convenzionale, quando l’uso dei pesticidi di sintesi è radicalmente diverso. Negli Stati Uniti, dove si è svolto di recente un studio accurato, in agricoltura biologica sono ammessi fino a 25 pesticidi, mentre il convenzionale ne utilizza regolarmente 900; la produzione animale biologica usa 22 prodotti, il convenzionale 550; gli additivi permessi nel biologico sono 100, a fronte dei 3.000 per i prodotti confezionati convenzionali. Stati Uniti e Europa hanno regolamenti in larga parte simili. Possiamo perciò dedurre che i residui chimici nei prodotti biologici, e ancora più nei prodotti biodinamici che hanno disciplinari più restrittivi, sono decisamente minori, con innegabili effetti positivi sulla salute pubblica. Negare o ignorare la quantità enorme di studi scientifici esistenti sull’effetto nefasto dei residui chimici del cibo, dai pesticidi agli antibiotici, è semplicemente un offesa all’intelligenza comune. L’uso del corno letame e dell’achillea in agricoltura biodinamica, che tanto intrigano e spesso vengono accostati a riti magici, hanno stimolato studi scientifici, tutt’ora in corso, sui loro effetti benefici per la qualità del suolo. L’agricoltura biodinamica è un apripista per l’agricoltura sana per il nostro presente ed per il futuro dei nostri figli. Mi auguro che lei abbia profondamente a cuore la scienza deterministica, che il suo accanimento contro un metodo produttivo innocuo, anzi proficuo, sia frutto di una visione scientifica ormai obsoleta, e non da altri tipi di interessi. In nome della scienza che lei osanna, per favore, non faccia vergognare gli italiani con i suoi propositi oscurantisti».

Il problema è che la polemica, che impazza sui giornali e in televisione, sembrerebbe basata su ben poco. Secondo Maria Chiara Gadda, capogruppo di Italia Viva in commissione agricoltura e prima firmataria della proposta di legge sul biologico, la polemica è frutto di un abbaglio e di fake news.  Infatti, come fa notare Maurizio Gily, dell’università di scienze gastronomiche di Pollenzo, anche testate serie sono cadute «nella trappola di divulgare una clamorosa balla, citando un testo di legge che dice un’altra cosa. La biodinamica è finanziata solo se, e in quanto, dotata di una certificazione di agricoltura biologica (e diverse aziende biodinamiche non ce l’hanno). Quindi l’azienda prende i contributi, che peraltro sono soldi europei strettamente finalizzati a questo scopo, per il fatto che segue i protocolli dell’agricoltura biologica. Se poi oltre a questo l’agricoltore semina in base alla luna (come peraltro gli agricoltori hanno fatto per secoli) e sparge il cornoletame sono esclusivamente fatti suoi. Il testo è discutibile, ma per altri motivi. Che si finanzi il cornoletame è, semplicemente, una balla, A prescindere dal fatto che la biodinamica è materia di svariati corsi universitari, soprattutto in Germania (ci si risparmi quindi la solita litania anti-italiana) e che vari ricercatori italiani hanno lavorato e stanno lavorando su alcuni preparati biodinamici scoprendo cose assai interessanti, ma anche ammesso che non abbia alcuna dignità scientifica, la biodinamica rappresenta comunque un segmento di mercato di una certa importanza e capace di creare un notevole valore aggiunto, lo fa con investimenti suoi e senza altro aiuto dallo stato che i contributi del biologico, e non vedo motivo quindi di scatenare questo putiferio. Tra l’altro nel momento in cui la considerazione dell’opinione pubblica verso gli scienziati ha raggiunto probabilmente il punto più basso degli ultimi duecento anni queste battaglie non hanno altro effetto che rafforzare l’opinione di chi pensa che la scienza sia sempre al servizio di oscuri interessi economici e contro “la gente”».