Sana: è boom del biologico in Italia. Ristorazione e discount +5%. Export italiano +16%

Coldiretti: il biologico abbatte di 1/3 i consumi energetici e ha una maggiore sostenibilità economica ambientale e sociale

[8 Settembre 2022]

L’inizio della 34esima edizione di SANA, il Salone internazionale del biologico e naturale a BolognaFiere e stato l’occasione per presentare i dati sul mercato agroalimentare biologico italiano a cura di Nomisma per l’Osservatorio SANA e ne è emerso che «Dopo un inizio dell’anno con consumi statici, il mercato del biologico si è ripreso negli ultimi mesi registrando un incremento dai 4,7 miliardi di euro del 2021 ai 5 miliardi (+5%), per l’anno terminante a luglio».

Roberto Zanoni, presidente dell’Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici e naturali (AssoBio), ha sottolineato che «La crescita ha superato il livello dell’inflazione che è stata del 4,5% per i prodotti bio, questo significa che le quantità vendute sono rimaste intatte, un dato che ci tranquillizza con la speranza che possa continuare l’andamento positivo. D’altro canto Nomisma rivela che il consumatore è attento alla qualità, visto il segno positivo sul comparto, ma anche che pone attenzione al prezzo».

La distribuzione moderna mantiene a valore le dimensioni del 2021, pari a 1,8 miliardi di euro. Iper e supermercati veicolano la parte maggiore delle vendite (1,4 miliardi di euro), sebbene in leggero calo. L’incremento maggiore si registra nei discount (+14%), con vendite di biologico per un valore totale di 272 milioni di euro.

Bene anche  la vendita diretta (+5%) realizzata in mercatini e aziende, gruppi d’acquisto solidale, farmacie, parafarmacie ed erboristerie (771 milioni di euro in totale). In leggera sofferenza la categoria degli specializzati (-8%), che si attestano sui 916 milioni di euro, con una buona ripresa negli ultimi mesi. L’eCommerce continua a crescere, sebbene con ritmi minori rispetto allo scorso anno (+5%), per un valore totale di 78 milioni di euro.

Il mercato del biologico viene trainato dai consumi fuori casa che hanno superato il miliardo di euro (+53%) grazie alla dinamica legata alla ristorazione collettiva (+20%) e a quella commerciale (+79%), con il rilancio di bar, ristoranti e mense dopo la fase acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

Zanoni ha commentato: «Dopo i primi mesi dell’anno abbiamo assistito ad una buona ripresa della Grande Distribuzione, in particolar modo dei discount. Significativa è stata la crescita del comparto “fuori casa” che ha portato globalmente a un incremento dei consumi, superando le pressioni inflazionistiche di questi ultimi periodi. Il mondo Horeca ha compreso quanto l’utilizzo di ingredienti biologici possa portare risultati e risposte positive presso il suo pubblico di riferimento. Per comprenderlo meglio, AssoBio in collaborazione con Ismea, Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare e Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, è pronta ad avviare un progetto di ricerca interamente dedicato a questo settore, che riteniamo più grande di quanto non venga attualmente rilevato».

Il biologico italiano continua ad andar bene anche sui mercati esteri con una crescita dell’export del 16%, superiore rispetto all’anno scorso (+11%) e 3,37 miliardi di euro (+181% nel periodo 2008-2022). In particolare, i prodotti bio rappresentano oltre il 6% delle esportazioni totali dell’agroalimentare italiano mentre nel comparto vino la quota raggiunge l’8%.

Zanoni ricorda che «L’Italia del biologico è un Paese di buoni produttori, con il 17% circa dei terreni, di bravi esportatori, primi al mondo alla pari con gli Stati Uniti, ma non ancora di grandi consumatori. E’ dunque necessario lavorare per far crescere i consumi, la consapevolezza e la trasparenza di tutta la filiera. Per questo ci auguriamo che venga creata al più presto una piattaforma di tracciabilità validata dal Ministero delle Politiche agricole in modo da rendere trasparente, anche al consumatore, il percorso dei prodotti biologici dal campo alla tavola. Un altro elemento allo sviluppo dei consumi sarebbe creare un credito d’imposta per i costi di certificazione, che appesantiscono il prezzo al consumo essendo pagati sia dal produttore, che dal trasformatore, che dal distributore.Ci auguriamo che venga mantenuta la promessa di inserire tale credito nel Pnrr, nonostante l’interruzione nel lavoro del governo. Infine, bisogna lavorare fortemente sulla comunicazione: da un lato le aziende dovrebbero investire con forza e coraggio nonostante il momento difficile, dall’altro avremo il supporto dal ministero, con il lancio di  una importante campagna pubblicitaria coordinata da Ismea».

E l’analisi Coldiretti diffusa in occasione dell’inaugurazione del SANA evidenzia un altro aspetto che spiega questa crescita: «Con la crisi energetica è boom per l’agricoltura biologica che consente di tagliare di un terzo i consumi energetici attraverso l’utilizzo di tecniche meno intensive, le filiere corte e la rinuncia ai concimi chimici di sintesi prodotti con l’uso di gas, tanto che i terreni coltivati a bio in Italia hanno raggiunto quasi 2,2 milioni di ettari in Italia, il massimo di sempre».

Coldiretti ha presentato le esperienze innovative dei giovani agricoltori bio per sostenere il piano di riduzione del fabbisogno energetico: «Si va dall’uso di sostanze naturali e 100% Made in Italy – spiega Coldiretti – per concimare i terreni e sostituire i fertilizzanti dall’estero, rincarati anche del 170% con un effetto valanga sulla spesa delle famiglie, al riutilizzo degli scarti di produzione (foglie, gusci, paglia, ecc.) per garantire energia pulita, fino al potenziamento delle filiere corte con la vendita diretta che abbatte i trasporti. In questo modo si riesce a ridurre i consumi di energia in media del 30% rispetto all’agricoltura tradizionale ma in alcuni caso, come ad esempio per le mele, si arriva addirittura al -45%. I concimi di sintesi (azotati, fosfatici o potassici) sono, infatti, ottenuti con procedimenti fortemente energivori e l’Italia è dipendente dall’estero per la produzione di questi prodotti. L’aumento dei costi dei fertilizzanti chimici (+170% degli azotati) è dovuta proprio a tali dinamiche e l’agricoltura bio, puntando esclusivamente su concimi organici e minerali, evita il ricorso a queste sostanze, valorizzando la zootecnia, che rappresenta una risorsa nazionale anche in termini di sostanza organica che gli allevamenti mettono a disposizione per rendere più fertili i nostri suoli».

Coldiretti fa notare che «Concimare la terra attraverso l’uso del letame, il compostaggio dei residui organici e anche i residui degli impianti di biogas, favorisce così la resilienza delle aziende agricole biologiche e rappresenta un modello produttivo in grado di contrastare la dipendenza da mezzi di produzione esterni alle aziende. Ma, puntando sulla filiera corta, il biologico riduce anche i tempi di trasporto dei prodotti e, con essi, le emissioni in atmosfera, tagliando le intermediazioni con un rapporto diretto che avvantaggia dal punto di vista economico agricoltori e consumatori. Il risultato è che mai così tanti ettari sono stati coltivati a biologico in Italia con la superficie che nel giro degli ultimi dieci anni è praticamente raddoppiata (+99%)».

Secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea, «I terreni bio rappresentano così 17,4% delle campagne del Paese quasi il doppio della media europea (circa 9%) e molto vicino agli obiettivi previsti dalla strategia Ue per il cibo “Farm to Fork”, che prevede di portare le superfici bio europee al 25% entro il 2030. Ed è boom anche di imprese agroalimentare biologiche che salgono a oltre 86mila, il 79% in più in un decennio, dando all’Italia il primato europeo per numero di aziende. Un successo trainato dalla fiducia dei consumatori con 1 italiano su 5 che consuma regolarmente prodotti bio. Una spinta sostenuta soprattutto da motivi salutistici, ma molto importanti nella scelta di acquisto, il territorio di origine e le garanzie della certificazione».

Per Coldiretti, «E’ chiara la necessità di costruire filiere biologiche interamente italiane e di riuscire a comunicare, anche nelle etichette del prodotto biologico, l’origine made in Italy della materia prima agricola, come peraltro previsto nella Legge 23 sull’agricoltura biologica, approvata quest’anno in Parlamento e della quale si è in attesa della piena applicazione. Il biologico si inserisce a pieno titolo nel modello dell’agroalimentare made in Italy sostenuto da Coldiretti, già fortemente caratterizzato per l’attenzione alla qualità, alla salute dei consumatori e alla tutela dell’ambiente. Temi e obiettivi che, proprio nel biologico, trovano la loro piena definizione. Le aziende biologiche rappresentano un pezzo importante del percorso di valorizzazione della nostra agricoltura e molte di queste sono presenti negli oltre mille mercati di Campagna amica diffusi in tutto il territorio nazionale, producono in biologico molte delle eccellenze Dop e Igp del nostro Paese e costituiscono una vera e propria rete di sostenibilità per il nostro Paese».

Dopo aver ricordato come il settore bio vanti ancora ampie opportunità di crescita economica ed occupazionale, il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha aggiunto: «Grazie anche al primato nel biologico l’agricoltura italiana è oggi la più green d’Europa con un ruolo da protagonista per la crescita sostenibile del Paese».

Maria Letizia Gardoni presidente di Coldiretti BIO, ha concluso: «Il biologico sta già dimostrando di essere una risposta alle sfide attuali per una maggiore sostenibilità economica ambientale e sociale. E’ necessario però ricentrarlo nella sua dimensione agricola, legarlo saldamente al territorio di produzione ed affrontare un processo di evoluzione nel sistema di certificazione che possa essere sempre di più garante di un modello produttivo attento all’ambiente e alle persone di cui le aziende agricole italiane sono da tempo protagoniste».