Ritorno alla campagna, Coldiretti: le 10 “mosse” per diventare agricoltore

[25 Luglio 2013]

I dati del settore agricolo relativi al primo trimestre del 2013 registrano un dato positivo per l’occupazione: le assunzioni sono il 29% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, in controtendenza netta e decisa rispetto alla situazione generale. Gli occupati dipendenti in agricoltura sono aumentati di circa 5mila unità passando dai 17mila del primo trimestre 2012, ai 22mila di un anno dopo con un picco vertiginoso nel quarto trimestre del 2012 favorito dalla stagionalità di alcune produzioni come olio e vino.

Rispetto al 2008 gli occupati sono rimasti più o meno stabili, anzi, addirittura sono cresciuti del 5%. Positivo anche il saldo complessivo con oltre 47mila occupati tra dipendenti ed indipendenti (+7%), 3mila in più rispetto all’anno prima.

Questi numeri forniti dall’Istat sono accolti ovviamente con favore da Coldiretti Toscana che però non è sorpresa. «E’ una controtendenza confortante, determinata ma tutto sommato che non ci sorprende – ha dichiarato Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana – il livello di dipendenti è rimasto stabile nel corso degli anni anche nonostante la crisi dimostrando grande reattività. Il dato legato al quarto trimestre è un dato ciclico ci sono le assunzioni per le vendemmie di settembre e poi della raccolta dell’olio a ottobre-novembre».

Per quanto attiene il boom di occupati è in parte da collegare al desiderio di «tornare alle origini e alla natura, un cliché per qualcuno obsoleto ma mai come oggi reale ed efficace. Si guarda all’agricoltura con molto interesse» ha concluso Marcelli. Coldiretti invita chi vuole avvicinarsi ad una esperienza seria in campagna, a seguire 10 regole per diventare agricoltore:

1) Avere un’“idea” d’impresa intorno alla quale sviluppare un progetto di sviluppo. Avere un’idea di impresa agricola significa individuare che tipo di “imprenditore agricolo” si vuole essere o diventare: imprenditore agricolo più “tradizionale” (produzione in un specifico comparto) o più “innovativo” e “diversificato” sfruttando, a 10 anni (18 maggio 2001/2011) dalla sua introduzione, le opportunità offerte dalla legge di orientamento in agricoltura. Inoltre, avere un’idea di impresa significa valutare quali leve strategiche si intendono attivare: innovazione, vendita diretta, reti, territorio, qualità, agroenergie, agriturismo, fattoria didattica.

2) Analisi delle caratteristiche e delle potenzialità aziendali tramite l’osservazione del territorio, del mercato, dei concorrenti e delle normative vigenti. Significa analizzare, servendosi di appositi consulenti le componenti di base per avviare l’impresa agricola, una volta esplicitata l’idea.

3) Confrontarsi con gli altri che hanno già fatto esperienze simili in Italia o in Europa per cogliere le sfumature e focalizzare al meglio le idee.

4) Trasformare l’”idea” in un progetto di sviluppo imprenditoriale. Si tratta di determinare gli obiettivi generali del progetto, quelli specifici, i risultati attesi e le azioni e le risorse necessarie per raggiungerli. Si tratta di farsi redigere da adeguati specialisti e professionisti un Business plan economico finanziario accurato e in grado di reggere al mercato e alle richieste di finanziamento pubblico e privato.

5) Ricerca della fonte di finanziamento. Sulla base dell’idea progettuale valutare la possibile fonte di finanziamento nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale (insediamento giovani, investimenti, qualità, pacchetto giovani). Per l’acquisto di terra verificare la possibilità di un mutuo presso Ismea nel ambito dei finanziamenti della piccola proprietà contadina.

6) Presentazione del progetto per il finanziamento pubblico. Si tratta di fare la domanda per l’accesso al finanziamento unitamente alla presentazione del Business Plan. Necessaria l’assistenza di un centro Caa e la consulenza di un professionista per la parte tecnica. Oggi questo è il punto su cui si incaglia il meccanismo di avvio di un’impresa agricola. Infatti le procedure per accedere alle risorse dei Piani di Sviluppo Rurali (Psr) specificatamente dedicate ai giovani prevedono in media 275 giorni tra l’approvazione del programma e l’uscita del bando; 248 giorni tra la fine della raccolta delle domande e i decreto di concessione del contributo (istruttoria); tra i 18 e i 24 mesi per l’erogazione del contributo.

7) Presentazione del progetto per il finanziamento privato. Numerose banche offrono condizioni vantaggiose per i giovani anche grazie ad accordi con Creditagri Italia, il primo consorzio fidi nazionale, per la ricerca delle migliorie condizioni di accesso al credito e del prodotto finanziario più adatto. Particolare attenzione va riposta nella concessione della garanzie.

8) Una formazione di base in campo agricolo è importante, ma non decisiva anche perché sono numerosi i corsi di formazione professionale organizzati a livello regionale per acquisire competenze e avere la qualifica di imprenditore agricolo dal punto di vista fiscale. Frequentarli è un modo per apprendere, ma anche per tessere una rete di rapporti con altri colleghi.

9) Per avviare un impresa agricola non sono molti gli adempimenti necessari né i relativi costi dal punto di vista burocratico. Infatti tre sono i passaggi fondamentali: apertura di una Partita Iva presso l’Agenzia delle Entrate; iscrizione al Registro delle imprese, sezione speciale Agricoltura, presso la competente Camera di Commercio se si prevede di realizzare un fatturato superiore ai 7000 euro/anno e iscrizione e dichiarazione presso l’Inps.

10) La burocrazia è un peso non solo nell’avvio, ma anche nell’esercizio dell’attività imprenditoriale. Il settore agricolo è ancora pieno di una pletora di adempimenti quotidiani (che si allungano ad elastico a seconda della branca di attività) che tolgono all’ impresa agricola 2 giorni di lavoro a settimana da distrarre dall’attività di impresa vera e propria: 100 giorni l’anno.