Il progetto di Fondazione Edoardo Garrone e Legambiente

ReStartApp per il centro Italia: ricostruire fiducia nell’Appennino colpito dal terremoto del 2016

Le giovani imprese locali fanno rete. nuove imprenditorialità che uniscono sostenibilità ambientale e innovazione

[5 Giugno 2019]

La scommessa di ReStartApp per il centro Italia, il progetto di Fondazione Edoardo Garrone e Legambiente, è quella di «Supportare le giovani imprese di Lazio, Marche e Umbria, che, nel contesto di forte discontinuità e incertezza creato dal terremoto del 2016, vedono e vogliono cogliere l’opportunità di reinventarsi e riposizionarsi sul mercato, rivitalizzando l’economia del territorio appenninico».

Grazie anche al patrocinio delle regioni Umbria, Lazio e Marche e di Fondazione Symbola, ReStartApp per il centro Italia nel 2018  «Ha coinvolto oltre 30 aziende delle aree del cratere, principalmente imprese agricole, agroalimentari, di allevamento, turistiche e di artigianato. In un anno e mezzo di lavoro sul territorio, nell’ambito di 8 coaching individuali e dell’avvio di 3 laboratori per la creazione di reti d’imprese, si sono svolti 84 incontri e oltre 600 ore di formazione professionale e consulenza, per fornire supporto e strumenti concreti in diversi ambiti: dal controllo di gestione alla ricerca di nuovi business e mercati, fino al marketing e alla comunicazione. Tra i risultati del progetto, l’avvio di due progetti di rete – Amatrice terra Viva nel Lazio eRizomi, Terre fertili in rete nelle Marche – finalizzati alla sperimentazione di nuove forme di collaborazione imprenditoriale e alla nascita di nuove attività e sinergie sul territorio».

Le parole chiave alla base di questi due progetti che guardano al futuro dell’Appennino e delle sue comunità sono: amore per la terra, sostenibilità ambientale, tradizione e innovazione, sinergia, agricoltura di qualità e valorizzazione dei prodotti tipici, Nel Lazio ReStartApp per il centro Italia ha affiancato una rete già costituita, l’associazione Amatrice Terra Viva, nata nel 2018 su iniziativa di 12 imprenditori tra Amatrice e Accumoli e sostenuta da Alce Nero, storica azienda del biologico italiana, con l’obiettivo di creare una filiera bio capace di valorizzare la cultura cerealicola locale attraverso la coltivazione di grani antichi. Nelle Marche, invece, ha preso forma Rizomi, Terre fertili in rete, progetto che coinvolge oggi 5 aziende agricole, un laboratorio di cosmesi e uno di trasformazione di erbe officinali: giovani imprese di prima generazione, nate dopo il 2013, che condividono la scelta di tornare alla terra con un approccio di autoimprenditorialità. Il fine è quello di innescare un processo virtuoso che metta in comune conoscenze, informazioni, risorse, strumenti e prodotti, all’insegna di un’agricoltura organica e rigenerativa, basata sulla combinazione di pratiche tradizionali e moderne conoscenze scientifiche.

Quello che Fondazione Garrone e Legambiente lanciano oggi con ReStartApp per il centro Italia è un messaggio forte e chiaro: «Per contrastare lo spopolamento di questi territori occorre soprattutto ridare impulso all’economia locale, sostenendo chi ci vive e lavora scommettendo su produzioni agricole e agroalimentari tipiche, biologiche e di qualità, turismo sostenibile, commercio, artigianato e sulle bellezze paesaggistiche di queste aree. Un mix unico di risorse e produzioni che rappresenta un fattore competitivo insostituibile sui mercati. Non dimentichiamo che se l’Italia è il Paese con la più grande ricchezza e varietà di prodotti agroalimentari distintivi, cioè con indicazione geografica, è anche grazie all’Appennino, che – stando ai dati dell’Atlante dell’Appennino realizzato nel 2018 dalla Fondazione Symbola – dà un contributo rilevante: il 42% del totale nazionale; oltre 25mila le aziende che li producono, per un valore economico stimato in oltre 2 miliardi di euro, il 15% del totale nazionale DOP e IGP. Inoltre, le imprese appenniniche sono quasi 1 milione, il 17,2% del totale nazionale, attive principalmente nel commercio, nell’agricoltura, nella silvicoltura e pesca, nelle attività manifatturiere, e nel turismo e ristorazione. Dalle imprese dell’Appennino viene prodotto il 14% del valore aggiunto nazionale, pari a 202,9 miliardi di euro, e il 16% del bestiame allevato in Italia.

Il progetto ReStartApp per il centro Italia e i suoi risultati finali sono stati presentati oggi a Roma nell’ambito dell’incontro Ricostruire Fiducia che è stato l’occasione per dare voce anche ai protagonisti del progetto: i produttori locali duramente colpiti dal terremoto del 2016. È il caso di Lorenzo Battistini, che a San Pellegrino di Norcia (PG), insieme ad Ilaria Amici, ha dato vita nel 2016 all’azienda agricola Bosco Torto, per dedicarsi ad un’agricoltura di eccellenza nel rispetto dell’ambiente e valorizzando produzioni di nicchia come lo zafferano, l’oro d’Abruzzo. Grazie al supporto di ReStartApp, i due imprenditori hanno ridefinito il proprio business plan, il modello di gestione e di organizzazione interna, e le proprie strategie commerciali. O come Giuliana Leopardi, titolare dell’omonimo Pastificio di Norcia, gestito insieme al figlio. Oggi l’azienda produce pasta all’uovo e pasta di semola di grano duro, prodotti di alta qualità e artigianali, nel rispetto di una filiera corta e certificata. Inserirsi su nuovi mercati rappresenta la sfida prioritaria per garantire sostenibilità economica all’azienda, che grazie a ReStartApp ha deciso di puntare sulla valorizzazione della qualità e l’individuazione di nuovi canali di vendita, anche online. A raccontare i due progetti di rete avviati nel Lazio e nelle Marche sono stati invece, rispettivamente, Ercole Cavezza, Azienda agricola Ercole Cavezza, progetto rete Amatrice Terra Viva e Francesca Ercoli, Il Salto – Officina agriculturale, progetto rete Rizomi.

Alessandro Garrone, presidente di Fondazione Edoardo Garrone, ha sottolineato che «Dal 2014, con i nostri incubatori ReStartApp e ReStartAlp, ci occupiamo concretamente del rilancio dei territori montani e marginali attraverso lo sviluppo di nuove economie e puntando sul talento dei giovani –Dal dialogo con Legambiente, che grazie alla sua capillarità territoriale sin dall’inizio è stata operativa accanto alle imprese colpite dal sisma, abbiamo intuito che la nostra esperienza poteva essere messa efficacemente a servizio di quei giovani imprenditori che, nonostante le difficoltà di sempre e la grave discontinuità dei danni del terremoto, volevano continuare a dare vita all’economia della loro terra. Per questo abbiamo studiato una formula che potesse rispondere in modo puntuale alla loro esigenza di reinventarsi, cercando un nuovo punto di partenza, nuovi strumenti, nuovi modelli di business, nuovi mercati da intercettare e collaborazioni strategiche con altri imprenditori. È anche grazie al nostro supporto che oggi le realtà, che con Legambiente abbiamo affiancato per oltre un anno e mezzo, sono in grado di continuare il lavoro iniziato insieme. È un grande risultato, che ci conferma anche il successo del nostro format: originale, flessibile e capace di generare impatti positivi e tangibili in tutti i contesti in cui lo decliniamo».

Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, ha concluso: «A quasi tre anni dal sisma sono ancora tante le difficoltà quotidiane che ogni giorno cittadini e produttori locali si trovano ad affrontare, anche a causa di una burocrazia lenta e macchinosa e di una ricostruzione che fatica a decollare. Quello che serve è un cambio di passo al quale devono seguire azioni concrete per ridare, soprattutto a chi ha deciso di rimanere in questi territori, più fiducia nel futuro. Il progetto che abbiamo realizzato insieme alla Fondazione Garrone e che unisce l’esperienza della Fondazione con quella della nostra associazione ambientalista – da sempre vicina e operativa nei territori terremotati – vuole contribuire a dare una mano proprio in questa direzione, coinvolgendo anche il settore imprenditoriale locale e aiutando le imprese a fare sinergia e rete in una chiave sempre più sostenibile e innovativa. Perché aiutare il tessuto imprenditoriale dell’appennino ferito dal sisma, significa contribuire anche al rilancio economico ed occupazionale di una delle zone più belle d’Italia, che oggi rischia di spopolarsi e di andare incontro ad una desertificazione produttiva».