Nuova Politica agricola comune: eco-schemi o eco-truffa?

Gli eco-schemi proposti dagli Stati membri sono molto al di sotto delle aspettative per una vera transizione ecologica dell’agricoltura Ue

[30 Novembre 2021]

BirdLife Europe ad Central Asia, European Environmental Bureau (EEB – di cui fa parte Legambiente) e Wwf European Policy Office Epo hanno presentato a Bruxelles  il rapporto congiunto “Will CAP eco-schemes be worth their name?” che  rappresenta una prima valutazione e classificazione degli eco-schemi nell’Ue (che considera i PSN di 21 Stati membri) e fornice  un primo quadro su come circa 48,5 miliardi di euro dei finanziamenti comunitari della nuova PAC saranno spesi nei prossimi 5 anni.

Gli eco-schemi sono uno dei pochi nuovi strumenti disponibili con la nuova Politica Agricola Comune (PAC) approvata dal Trilogo e votata definitivamente dal Parlamento Europeo la settimana scorsa e che saranno interamente finanziati dall’UE nell’ambito del primo pilastro e assumeranno la forma di pagamenti annuali agli agricoltori che volontariamente decideranno di aderire a uno o più eco-schemi. L’obiettivo degli eco-schemi è quindi premiare gli agricoltori che gestiscono le loro pratiche agricole in modo rispettoso della natura e del clima e incentivare l’adozione di buone pratiche agricole specifiche per la tutela dell’ambiente e il benessere animale. Essendo però l’adesione agli eco-schemi volontaria per gli agricoltori è necessario che i pagamenti collegati agli impegni siano adeguati e congrui per stimolare la loro partecipazione in relazione ad impegni non troppo gravosi ma comunque efficaci, per non progettare l’ennesimo fallimento degli obiettivi ambientali della nuova PAC come è accaduto con il “greening” nell’ultimo periodo di programmazione.

Il rapporto è stato rilanciato in Italia dalla Coalizione #CambiamoAgricoltura, che ha partecipato alla sua redazione fornendo informazioni e una prima valutazione dei 7 eco-schemi proposti dal ministero delle politiche agricole alimentari e Forestali (MIPAAF) nei primi documenti per la programmazione della nuova PAC.

Dal rapporto emerge che «Allo stato attuale, gli eco-schemi proposti dagli Stati membri sembrano essere molto al di sotto delle aspettative per una vera transizione ecologica dell’agricoltura europea. Solo il 19% degli eco-schemi proposti hanno una probabilità di raggiungere gli obiettivi ambientali dichiarati, il 40% per essere efficaci richiederebbero sostanziali miglioramenti e il 41% è invece completamente non allineato alle finalità di tutela ambientale e contrasto dei cambiamenti climatici».

Secondo la valutazione delle tre organizzazioni ambientaliste europee «Molti eco-schemi proposti che potrebbero produrre risultati concreti positivi risultano essere sotto-finanziati e rischiano di essere superati da impegni meno esigenti e/o più interessanti per gli agricoltori dal punto di vista finanziario».

CambiamoAgricoltura evidenzia che «Questa prima analisi, benché basata sui primi documenti che gli Stati hanno reso pubblici e quindi non esaustiva e definitiva, mostra l’urgente necessità per gli Stati membri di migliorare la progettazione e l’ambizione degli eco-schemi prima della presentare entro il mese di dicembre delle loro bozze di Piani Strategici Nazionali e la necessità che la Commissione li valuti in modo molto critico».

La colazione di associazioni ambientaliste e del biologico ricorda che «In Italia il MIPAAF ha proposto nei primi documenti resi noti per il Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022 sette diversi eco-schemi che dai titoli potrebbero essere condivisibili ma in realtà, al momento, sono dei contenitori vuoti, con impegni ancora molto vaghi e completamente privi di indicazioni sulle risorse assegnate nell’ambito del 25% budget del primo pilastro che l’Italia intende attribuire complessivamente agli eco-schemi, con un importo di 907.132.289 euro l’anno, dal 2023 al 2027».

Questa disponibilità finanziaria non adeguata che ha CambiamoAgricoltura a chiedere al ministro Stefano Patuanelli di garantire almeno il 30% delle risorse del primo pilastro per gli eco-schemi. Inoltre, la coalizione italiabna è preoccupata  per la richiesta delle associazioni di categoria agricole di destinare almeno il 70% dei fondi degli eco-schemi al solo settore zootecnico per compensare la riduzione dei pagamenti base collegati alla riforma dei titoli storici e della convergenza interna. Le Associazioni della Coalizione italiana #CambiamoAgricoltura ribattono che «Utilizzare gli eco-schemi per compensare i pochi effetti positivi della riforma della PAC invece di promuovere impegni reali a tutela dell’ambiente e del benessere degli animali sarebbe un gravissimo errore, l’ennesima eco-truffa».

CambiamoAgricoltura ricorda che «Dopo il fallimento degli attuali pagamenti per l’ambiente nel primo pilastro, il cosiddetto “greening”, che è stato il ​​primo tentativo di utilizzare i pagamenti diretti per obiettivi agro-ambientali, sono ora riposte grandi aspettative negli eco-schemi della nuova PAC». L’European reen Deal afferma che «Le misure della PAC come gli eco-schemi dovrebbero premiare gli agricoltori per una migliore performance ambientale e climatica» e la strategia Farm to Fork afferma che dovrebbero «offrire un flusso importante di finanziamenti per promuovere pratiche sostenibili».

La Coalizione conclude; «Dalla corretta definizione degli eco-schemi, con una adeguata disponibilità di risorse in proporzione agli impegni concreti richiesti agli agricoltori, dipende la sostenibilità del Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022, per correggere in parte la falsa riforma approvata dal Trilogo e votata definitivamente dal Parlamento Europeo. La Commissione Europa attraverso una attenta valutazione dei Piani presentati dagli Stati membri, prima della loro definitiva approvazione, dovrà garantire l’efficacia e funzionalità degli eco-schemi rispetto agli obiettivi del Green Deal e delle due Strategie Ue “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, per questo le associazioni Europee e i Coordinamenti Nazionali si sono rivolte e si rivolgeranno da oggi con una nuova campagna alla CE per chiedere un suo impegno nel rimandare agli stati membri Piani che non saranno coerenti con le ambizioni ambientali e sociali nonché con le raccomandazioni che la stessa CE ha inviato lo scorso Dicembre».