L’economia del cioccolato tra disuguaglianze crescenti e sovranità alimentare

In Ecuador, dove si produce il miglior cacao al mondo, gli agricoltori sono come tanti piccoli Davide contro tanti grandi Golia: eppure una proposta alternativa esiste, con il progetto “Cacao corretto”

[31 Maggio 2019]

«Il mercato del cioccolato è in costante ascesa in tutto il mondo. L’aumento della domanda è lineare da diverso tempo e si attesta attorno al 3% annuo. Eppure i coltivatori di piccola scala su cui si regge il mercato globale risentono di una crisi senza precedenti: il prezzo di acquisto della materia prima, le fave di cacao, decresce in modo costante da trent’anni». Il dossier “Cacao corretto. Verso una filiera equa e sostenibile: il caso Ecuador”, realizzato da Manitese e Cospe nell’ambito del progetto “Cacao Corretto: rafforzamento delle filiere del cacao e del caffè per la sovranità alimentare dell’Ecuador”, tenta di analizzare le cause di questa crisi e di proporre delle soluzioni, a partire dall’esperienza ecuadoriana.

Un’esperienza emblematica, in questo senso: in Ecuador si produce il miglior cacao del mondo ma i piccoli produttori soffrono di disorganizzazione, obsolescenza dei mezzi produttivi, isolamento e disgregazione rurale in un mercato globale dominato dalla speculazione finanziaria e che definisce i prezzi secondo criteri poco ragionevoli e trasparenti. Tanti piccoli Davide contro tanti grandi Golia. Eppure una proposta alternativa esiste ed è quella che promuove e sperimenta processi di agroecologia, economia sociale e pianificazione territoriale partecipativa.

Il progetto “Cacao corretto” in particolare lavora nel nord est del paese con quattro associazioni di produttori che riuniscono circa 2000 famiglie per migliorare e potenziare la gestione e commercializzazione associativa del cacao prodotto.  Un modo di reagire a un tale sbilanciamento economico e di potere.

«Secondo le stime ufficiali dell’Unctad (la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo) – si legge nel rapporto – i produttori sono arrivati a percepire redditi nettamente inferiori alla soglia di povertà, oggi fissata a 1.90 dollari al giorno per persona. La promozione di un modello produttivo e commerciale farmed-based, invece, consente di spostare gli equilibri di potere all’interno della supply chain, producendo un considerevole aumento della capacità negoziale degli agricoltori e, di conseguenza, una significativa riduzione della loro dipendenza e subalternità rispetto agli intermediari».  Come risultato, i contadini sono in grado di guadagnare più e possono investire all’interno delle proprie comunità e delle organizzazioni stesse, migliorando i servizi e, di fatto, portando una grossa ricaduta positiva su tutto il tessuto sociale del territorio.

Il report, realizzato nell’aprile del 2019 e presentato recentemente a Firenze e Milano è diviso in quattro parti e racconta in modo approfondito tutto questo, attraverso dati, informazioni e storie: nella prima parte si descrivono le varie fasi di lavorazione della pianta di cacao, “dal campo alla tavola”. Nella seconda si analizzano la struttura e il funzionamento del mercato globale del cacao. Nella terza si raccontano le condizioni di vita e le sfide quotidiane dei piccoli produttori ecuadoriani e i risultati raggiunti in oltre tre anni di progetto. Nella quarta e ultima sezione, si trovano una serie di raccomandazioni rivolte a istituzioni, imprese e opinione pubblica, perché «si possa lavorare a ogni livello per innescare un cambiamento nelle modalità di produzione, gestione e commercializzazione del cacao che sia in grado di coniugare la redditività economica con la sostenibilità ambientale, la qualità del prodotto e uno sviluppo rurale equo e inclusivo».

di Cospe per greenreport.it