Il Senato ha approvato la legge italiana sull’agricoltura biologica

FederBio: finalmente! Patuanelli: il piano strategico della PAC non sarà greenwashing

[20 Maggio 2021]

FederBio  ha annunciato che «Dopo anni d’attesa, è stata approvata oggi in via definitiva dal Senato la Legge italiana sull’agricoltura biologica». Ed sprime grande soddisfazione per la recente approvazione del Disegno di legge n. 988 “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico“ e ringrazia i gruppi politici che hanno espresso con convinzione il loro voto favorevole raggiungendo l’unanimità. Il testo dovrà ora essere sottoposto all’ultimo passaggio definitivo presso la Camera dei Deputati.

Con una superficie agricola utilizzata del 15,8%, contro una media europea del 7,8%, il biologico è l’elemento di punta del sistema agroalimentare italiano. Negli ultimi 10 anni ha fatto registrare trend di crescita a doppia cifra: le superfici bio in Italia, circa 2 milioni di ettari, sono aumentate del 79%, mentre le aziende bio, che attualmente sono oltre 80.000, del 69%. Inoltre, nel 2020 il mercato del biologico ha raggiunto i 6,9 miliardi di euro, di cui 4,3 miliardi relativi al mercato interno con un incremento del +142% dal 2010. Questi dati confermano una trasformazione del modo di produrre e consumare cibo, che la pandemia ha ulteriormente accentuato mettendo ancora di più in evidenza la stretta connessione tra la salute dell’uomo e quella del pianeta.
FederBio spiega che «La legge sul biologico è uno strumento normativo fondamentale per supportare la transizione agroecologica e permettere di allineare l’Italia agli obiettivi ambiziosi del Green Deal europeo e delle strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, che puntano a triplicare la superficie coltivata a biologico e a ridurre del 50% l’uso di pesticidi e antibiotici e del 20% quello dei fertilizzanti entro il 2030. La legge n. 988 introduce elementi particolarmente significativi a sostegno del biologico. Tra questi, la possibilità di registrare il marchio biologico “Made in Italy”, di istituire distretti biologici che consentano di sviluppare l’agricoltura e l’economia dei territori rurali e di adottare un Piano nazionale per sostenere lo sviluppo del biologico italiano come metodo avanzato dell’approccio agroecologico».

FederBio giudica estremamente positiva anche la delega al Governo per la revisione e razionalizzazione della normativa sui controlli, perché «Rafforza il sistema delle verifiche all’insegna di una maggiore trasparenza grazie anche all’impiego di piattaforme digitali e alla semplificazione delle norme».

La presidente di FederBio, Maria Grazia Mammuccini, conclude: «Siamo particolarmente soddisfatti per l’approvazione in Senato della legge sull’agricoltura biologica, che stavamo aspettando da oltre 15 anni. Si sblocca finalmente una norma attesissima da tutto il mondo del biologico e dai cittadini, la cui domanda di un cibo sano, prodotto nel rispetto dell’ambiente, è cresciuta sensibilmente negli ultimi anni. Adesso occorre che la Camera approvi in via definitiva il provvedimento in tempi rapidi, per riuscire così a cogliere tutte le opportunità di questa fase di cambiamento strategico per i sistemi agricoli e alimentari nel nostro Paese e in tutta Europa. Infatti, nonostante questa legge sia rimasta ferma così a lungo, arriva proprio nel momento giusto: a distanza di poco tempo dall’adozione del Piano d’azione europeo per il biologico, redatto in attuazione della Strategia Farm to Fork, e all’avvio del percorso di stesura del Piano Strategico Nazionale della PAC. Il Piano Strategico italiano deve puntare su obiettivi ambiziosi di crescita del biologico e attivare tutti gli strumenti necessari per raggiungerli, sia in termini di aumento della produzione agricola che in termini di crescita della domanda di prodotti bio da parte dei cittadini, per favorire l’incremento della produzione e dei consumi. Proprio in una fase decisiva per il biologico come quella attuale, l’approvazione della legge può costituire la spinta giusta affinché il Governo metta a punto un Piano d’azione nazionale per il biologico, come indicato anche dal Piano d’azione europeo, attraverso un percorso partecipato con tutte le associazioni del settore bio, quelle agricole e l’insieme dei portatori di interesse che sono stati indicati anche nel tavolo di lavoro previsto nella legge. Per il nostro Paese il biologico rappresenta un’opportunità strategica per contribuire alla transizione ecologica, alla valorizzazione del territorio rurale e a creare spazi innovativi per giovani e donne che vogliano lavorare in agricoltura».

Inoltre, intervenendo ieri in chiusura della Conferenza online per presentare la costituzione del Tavolo nazionale di Partenariato per la redazione del Piano Strategico Nazionale (Psn) della futura Pac, che entrerà in vigore dal gennaio 2023, il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, ha assicurato che «Il Piano strategico nazionale (Psn) della futura Politica agricola comune (Pac) 2023-2027 non sarà una mera operazione di greenwashing».

Dichiarazioni accolte con soddisfazione dalla  Coalizione CambiamoAgricoltura che auspica che «Il percorso inaugurato ieri consenta davvero l’avvio di un confronto costruttivo tra tutti gli attori istituzionali, economici e sociali per una redazione condivisa del principale strumento di gestione nazionale della Pac post 2023. Per la Coalizione CambiamoAgricoltura queste parole rappresentano un importante segnale di discontinuità rispetto al passato e la personale storia politica del ministro fa ben sperare che si tratti di un impegno serio e non di una vaga promessa della vecchia politica».

La Coalizione condivide il pensiero del ministro dell’agricoltura anche per quanto riguarda gli impegni per i prossimi mesi: «Una sfida impegnativa, affascinante per il nostro Paese, che è quella di costruire un sistema agricolo che possa disegnare un nuovo volto per l’agricoltura che vogliamo nel prossimo decennio. Un’agricoltura fatta di innovazione e sostenibilità ambientale, economica e sociale».

La Coalizione ricorda che «La via da seguire è quella della transizione agro-ecologica indicata bene dal Green deal europeo con le due Strategie Ue Farm to Fork e Biodiversità 2030. Gli obiettivi di queste due Strategie, tra cui la forte spinta per l’agricoltura biologica, dovranno essere recepiti con coerenza nel Psn della Pac e l’indicatore non potrà che essere il pieno e corretto rispetto delle raccomandazioni che la Commissione europea ha già trasmesso al Governo italiano per la stesura del documento di programmazione. Raccomandazioni, ricorda la Coalizione #CambiamoAgricoltura, definite in base all’analisi dei punti di forza e debolezza, opportunità e minacce, dell’agricoltura nel nostro paese. L’Italia, dopo un anno di immobilismo, è il fanalino di coda dell’Unione Europea, e ha accumulato un grave ritardo nella stesura di questo importante documento programmatico per la Pac che dovrà fissare obiettivi specifici ed interventi per spendere, entro il 2027, oltre 36 miliardi di euro dei fondi comunitari, che diventeranno oltre 50 miliardi con il cofinanziamento nazionale per lo Sviluppo rurale. Una parte di queste risorse saranno già utilizzate nei prossimi due anni con il Regolamento transitorio della Pac che ha prorogato i precedenti strumenti di programmazione. Si tratta di un fiume di risorse pubbliche che tutti i cittadini versano all’agricoltura per promuovere quella autentica transizione ecologica a tutela dell’ambiente e della salute pubblica richiesta dal green deal europeo. Il nostro Paese deve dimostrare di essere all’altezza dell’impegnativa sfida per la vera sostenibilità del settore primario».

CambiamoAgricoltura  chiede che ora dalle parole si passi rapidamente ai fatti, iniziando da «Una condivisione delle regole, dei partecipanti e del metodo di lavoro per la redazione del Psn che saranno formalizzate con un Decreto dal Mipaaf. Un vero processo partecipato tra tutti gli attori istituzionali, economici e sociali si basa, infatti, su una metodologia di lavoro condivisa che garantisca trasparenza e un’ampia partecipazione, non solo formale ma sostanziale, allargata a tutti i soggetti interessati, dagli agricoltori che producono le materiali prime, all’industria agroalimentare che li trasforma, ai sistemi di commercializzazione e alla società civile senza dimenticare (come è stato fatto fino ad oggi) i consumatori finali, a cui è destinato il cibo prodotto dai complessi sistemi agroalimentari che la Pac post 2023 vuole più sostenibili, giusti ed equi.L’agricoltura italiana deve per questo imboccare rapidamente la strada dell’agroecologia, superando resistenze e suggestioni verso modelli superati e insostenibili, garantendo che i fondi pubblici della Pac siano destinati con priorità alla gestione e tutela dei beni pubblici, in primo luogo il suolo e la biodiversità naturale, premiando i modelli di produzione più virtuosi come l’agricoltura biologica e biodinamica, rilanciata dall’Unione europea attraverso uno specifico Piano di azione che deve rappresentare, insieme agli obiettivi delle Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, la bussola per la redazione del Psn per la Pac del futuro».