Enea, dagli scarti della canapa un “biomattone” per edifici sostenibili

Il materiale abbina basso impatto ambientale ad alte prestazioni energetiche: possibile mantenere in casa temperature costanti senza l’uso di condizionatori

[2 Ottobre 2019]

L’Italia, che fino agli anni ‘40 aveva quasi 100mila ettari coltivati a canapa – performance da secondo maggior produttore al mondo, dietro soltanto all’Unione Sovietica – si riscopre oggi tra i leader nella ricerca sui molteplici usi di questa pianta: il caso dello studio condotto da Enea e Politecnico di Milano nell’ambito del progetto Riqualificazione energetica degli edifici pubblici esistenti: direzione nZEB, finanziato dalla Ricerca di sistema elettrico del ministero dello Sviluppo economico, che ha portato alla realizzazione di un “biomattone” in materiale composito ideale per un clima come il nostro, in grado di mantenere in casa nei periodi di grande caldo una temperatura media di 26 gradi, senza necessariamente ricorrere alla climatizzazione.

Ricavato da una miscela di calce e canapulo, lo ‘scarto’ legnoso della canapa, il materiale abbina basso impatto ambientale, alte prestazioni energetiche, traspirabilità, ottime capacità isolanti, protezione dall’umidità e comfort. Oltre alla valutazione delle prestazioni ambientali del “calcecanapulo” mediante l’analisi del ciclo di vita (LCA), i ricercatori hanno effettuato dapprima prove in laboratorio in camera climatica a 23° e a 35° e successivamente anche una campagna di misure “in situ”, in Sicilia e in Veneto, su edifici realizzati con le stesse tecnologie.

«Lo studio – dettaglia Patrizia Aversa, del centro ricerche Enea di Brindisi – ha evidenziato nel complesso un bilancio ambientale molto positivo per quanto riguarda l’impronta di carbonio: in pratica la parete in blocchi in calcecanapulo funziona come un sistema in grado di sottrarre CO2 dall’atmosfera e tenerla bloccata per un tempo sufficientemente lungo”, sottolinea Giovanni Dotelli del Politecnico di Milano. “Inoltre dai primi dati sperimentali emerge la buona performance termoigrometrica della parete che, indipendentemente dalle oscillazioni di umidità e temperatura esterne, si assesta su valori interni costanti, senza l’utilizzo di condizionatori e per l’intero periodo di misura effettuato nei mesi più caldi».

Come spiegano dall’Enea, costruire e riqualificare il patrimonio edilizio nazionale in un’ottica green potrebbe migliorare l’efficienza energetica nell’edilizia dei paesi a clima caldo-temperato, caratterizzati dall’elevato fabbisogno di energia nei periodi estivi, e far risparmiare il 50% di energia: in questo contesto gli edifici svolgono un ruolo chiave in quanto sono responsabili di buona parte del consumo energetico nazionale. Secondo studi Enea, infatti, i consumi energetici delle abitazioni in Italia sono responsabili del 45% delle emissioni di CO2.