Appello al governo: «Ora si concretizzino le proposte per superare l’emergenza»

Crisi del grano in Italia, Confagricoltura: «Anni di colpevole disinteresse»

Grano toscano in ginocchio. Coldiretti: non si coprono neppure i costi di produzione

[14 Luglio 2016]

La Giunta di Confagricoltura ha esaminato la situazione del mercato cerealicolo, che vede un ulteriore calo delle quotazioni al termine della raccolta, e b non usa mezzi termini: «Anni di colpevole disinteresse per le produzioni estensive agricole italiane ed in particolare per quelle cerealicole, fanno sentire il morso di una crisi che coinvolge più del 30% della produzione agricola italiana. In appena due anni  il prezzo è crollato di oltre il 40%, con quotazioni attuali scese addirittura sotto le 200 euro/ton. Quotazioni decisamente superiori si hanno invece in Francia (circa 250 euro/ton, e Canada circa 277 euro/ton a giugno)».

L’Italia è penalizzata anche dai “saldi di stagione”: «Appena terminati i raccolti – spiega Confagricoltura – ci sono importanti strutture di stoccaggio che stanno svendendo il prodotto nazionale a qualsiasi prezzo pur di ottenere immediati realizzi economici necessari alla propria sopravvivenza, ovviamente non facendo l’interesse degli agricoltori conferenti. Le commodities sono state quasi del tutto rinnegate dall’agricoltura italiana, come se questi prodotti non fossero alla base della produzione agricola nazionale. Servono misure per fronteggiare la drammatica emergenza».

La Giunta dell’organizzazione degli imprenditori agricoli avanza una serie di proposte da avviare nell’immediato: «Innanzi tutto un efficiente ed innovativo meccanismo telematico diverso di rilevazione dei prezzi, che dovrà effettuare aggiornamenti quotidiani e non più settimanali, sul modello francese, tenendo presente l’alta volatilità attuale dei prezzi. I suoi indici dovranno scaturire dall’analisi dei contratti realmente stipulati ed eseguiti, che rappresentino una tendenza di riferimento per  orientare i listini futuri. Definirà  così un ‘prezzo di riferimento’ giornaliero, capace di indicare le tendenze per il futuro; su di esso si innesteranno poi le premialità connesse agli aspetti qualitativi del prodotto».

Poi per Confagricoltura bisogna «intraprendere, per i cereali e soprattutto per il grano duro, la strada dell’interprofessione, con parte agricola e parte industriale sedute allo stesso tavolo. Andranno condivisi accordi di filiera e definite regole alla base dei contratti che si sottoscriveranno. All’interno degli accordi interprofessionali potranno essere definiti i parametri qualitativi da premiare».

Secondo Confagricoltura occorre anche «un database di informazioni utili ed a disposizione di tutti gli attori, in modo da non consentire speculazioni, oltre ad un quadro aggiornato delle scorte presso gli stoccatori, rendendo obbligatoria la fornitura di tali dati al ministero. Serve poi rendere noti, in tempo utile, i dati sulle semine che emergono dalle domande Pac e quelli doganali sulle importazioni. Un quadro così aggiornato riuscirebbe a fornire una fotografia reale della situazione di stoccaggi, semine ed importazioni, per permettere agli operatori una migliore analisi delle tendenze di mercato».

Infine, Confagricoltura chiede che «il piano cerealicolo nazionale, nel medio-lungo periodo, concentri prioritariamente le proprie risorse su ricerca, innovazione e genetica, con l’obiettivo di recuperare il gap agronomico rispetto agli altri Paesi».

La più grande associazione degli agricoltori, Coldiretti, rilancia l’allarme dalla Toscana dove crollano i prezzi nelle campagne: «dal -26% per il grano duro fino al – 16% per il latte su valori che non coprono i costi di produzione e spingono alla chiusura delle aziende agricole e delle stalle».

Analizzando i dati Istat sull’inflazione a giugno, sulla base delle rilevazioni Ismea alla produzione agricola, la Coldiretti sottolinea: «Se nel carrello della spesa i prezzi degli alimentari e delle bevande per i consumatori sono addirittura aumentati dello 0,2%, nelle campagne la situazione è drammatica con il crollo delle quotazioni su livelli insostenibili. Le speculazioni sul commercio delle materie prime agricole hanno provocato il crollo dei prezzi del grano su livelli di 30 anni fa e mettono a rischio il futuro della coltivazione».

Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana, evidenzi che «La produzione di grano Toscano è in ginocchio se non si mettono in campo strategie di sostegno rischia di scomparire. Con le quotazioni 2016, che vedono grano duro superare di poco i 20 euro/quintale e il tenero a 16-17 euro/quintale, i nostri  agricoltori sono tagliati fuori dal mercato perché producono con costi più alti”.

La preoccupazione è grande nelle aree a più alta vocazione cerealicola della Toscana come la Maremma, il senese e il pisano dove si producono la maggior parte dei 3.5 milioni di quintali di grano della regione.

«La produzione Toscana, oltre ad essere significativa in termini generali, collocandosi al quinto posto tra le regioni italiane è anche di qualità elevata – conclude Antonio De Concilio, direttore Coldiretti Toscana – per questo occorre una forte iniziativa di filiera che sia di raccordo fra tutti i soggetti del comparto in modo da stringere accordi che consentano di garantire i produttori dalle turbolenze dei mercati internazionali. Certamente è un processo la cui edificazione non è né breve né facile, ma bisogna intervenire immediatamente con misure straordinarie perché senza la cerealicoltura muta il  paesaggio della Toscana  e si rischia una pericolosa desertificazione, con tutte le conseguenze ambientali ed idrogeologiche connesse, oltre ai riflessi occupazionali nella filiera e nell’indotto».