Cannabis terapeutica, l’Italia può essere autosufficiente e guadagnare 10mila posti di lavoro

Coldiretti: «Uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto di filiera italiana al 100% che unisce l’agricoltura all’industria farmaceutica»

[25 Ottobre 2021]

«Nelle prossime settimane saranno pronti i bandi per la coltivazione di cannabis terapeutica ad uso medico da parte di aziende pubbliche e private». È questo l’annuncio lanciato dal sottosegretario al ministero della Salute Andrea Costa, intervenuto durante la trasmissione Mi manda Rai3, sottolineando che l’obiettivo è quello di «essere autosufficienti nell’ambito della produzione».

Un obiettivo ancora molto lontano, dato che si stima il fabbisogno nazionale 2021 in termini di cannabis terapeutico arrivi almeno a 1.400 kg; un fabbisogno che viene però soddisfatto soprattutto dalle importazioni, poiché al momento la sola produzione consentita è quella nello Stabilimento Chimico farmaceutico militare di Firenze, che arriva a circa 300 kg l’anno.

«Accogliamo con piacere l’annuncio del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, e ci auguriamo che dalle promesse si passi presto ai fatti – commenta Filippo Gallinella (M5S), presidente della commissione Agricoltura alla Camera – Attendiamo, dunque, che vengano emanati quanto prima i bandi per la coltivazione della cannabis a uso medico da parte di aziende pubbliche e private italiane come previsto da una norma che abbiamo fortemente voluto introdurre nel Dl 148 del 2017 e come ho sollecitato a luglio scorso in una interrogazione parlamentare. L’Italia ha il know how imprenditoriale e le potenzialità per diventare autosufficiente nella produzione di cannabis terapeutica per la cura di patologie gravi e altamente invalidanti come la sclerosi multipla, il glaucoma, le malattie neoplastiche e la sclerosi laterale amiotrofica. Abbiamo ampi margini di crescita sino ai 1.400 chilogrammi annui del mercato interno ne gioverebbero i malati e ne gioverebbe il Sistema Italia con la creazione di numerosi posti di lavoro, in una filiera totalmente legale e controllata».

Un aspetto sottolineato con forza anche dalla Coldiretti, la più grande associazione agricola d’Italia, secondo la quale «la coltivazione, trasformazione e commercio della cannabis a scopo terapeutico per soddisfare i bisogni dei pazienti potrebbe garantire fino a 10mila posti di lavoro, dai campi ai flaconi».

«Solo utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi nell’ortofloricoltura, la campagna italiana – argomenta la Coldiretti – può mettere a disposizione da subito mille ettari di terreno in coltura protetta. Si tratta di ambienti al chiuso dove più facilmente possono essere effettuate le procedure di controllo da parte dell’autorità preposte per evitare il rischio di abusi. Un’opportunità che va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto di filiera italiana al 100% che unisce l’agricoltura all’industria farmaceutica».

Una prima sperimentazione che potrebbe aprire potenzialità enormi se si dovesse decidere di estendere la produzione in campo aperto nei terreni adatti: basti pensare che negli anni ‘40 del secolo scorso, con ben 100mila ettari coltivati, l’Italia era il secondo produttore mondiale di canapa.