Agri-food e finanza insieme per sistemi alimentari più sostenibili

Guido Barilla: «Prossimi 5 anni fondamentali perché tutti gli attori agiscano subito»

[23 Settembre 2020]

Dal  Report “Fixing the Business of Food: How to align the agri-food sector with the SDG”, presentato oggi da Fondazione Barilla, United Nations Sustainable Development Solutions Network (SDSN), Columbia Center on Sustainable Investment (CCSI) e  Santa Chiara Lab dell’università di Siena (SCL), viene la conferma che «Il settore agroalimentare italiano è il più grande tra quelli del nostro manifatturiero, con una produzione dal valore stimato in 113,7 miliardi di euro, quasi 56.000 imprese attive, circa 450.000 dipendenti e una forte vocazione all’export. Si parla di un settore fondamentale per la nostra economia, ma con un grande impatto sull’ambiente, col 7% delle emissioni di gas serra nazionali generate».  Una situazione che è simile a livello globale: «Il sistema alimentare mondiale, dal campo alla tavola, contribuisce fino al 37% alle emissioni di gas serra e usa il 70% di tutta l’acqua disponibile».

Secondo la Fondazione Barilla si tratta di un quadro che imporrebbe investimenti importanti, «peccato però che, nel mondo, al momento solo l’8% dei finanziamenti pubblici sia destinato al settore agroalimentare. Ecco perché, per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Onu e rispettare gli Accordi di Parigi, sarà necessario ripensare il modo in cui il cibo viene prodotto e distribuito e a strategie finanziare nuove, che aiutino il settore agroalimentare a operare in una direzione più sostenibile».

Il rapporto riconosce  che la “Farm to Fork Strategy” della Commissione Europea si muove in questo senso perché «punta sulla sostenibilità come strategia per proteggere la salute e il benessere delle persone e del Pianeta e per rafforzare la competitività e la resilienza dei sistemi alimentari. Interventi che garantirebbero anche vantaggi economici, perché la stessa Commissione stima che sistemi alimentari sostenibili possano creare un nuovo valore economico per oltre 1,8 trilioni di euro».

Partendo da queste premesse, “Fixing The Business of Food”, evidenzia «L’urgenza di un cambiamento nelle pratiche aziendali, a partire dai sistemi di misurazione e di rendicontazione, che necessitano di essere armonizzati e comparati tra loro per consentire alle aziende di capire quali siano le aree di intervento per diventare più sostenibili».

Presentato all’interno dell’evento online “Fixing the Business of Food: A Critical Cross-Sector Dialogue to Re-Strategize Food Businesses, una delle iniziative della 75esima Assemblea generale dell’Onu, il report analizza le pratiche aziendali, i framework e i rapporti di sostenibilità delle principali aziende agroalimentari globali per identificare come supportare al meglio la trasformazione verso un sistema alimentare più sostenibile e sano.

Il Report propone 4 pilastri per aiutare le imprese agroalimentari ad allineare le proprie strategie e la propria operatività all’Agenda 2030: promuovere e sviluppare diete sane e sostenibili attraverso prodotti e strategie aziendali mirate; utilizzare pratiche operative e processi aziendali sostenibili dal punto di vista economico, ambientale e sociale; sviluppare filiere alimentari sostenibili; avere un atteggiamento aziendale responsabile, secondo i criteri della “good corporate citizenship”.

Dal report emergono margini di miglioramento per le aziende nella divulgazione della sostenibilità aziendale ma mancano informazioni dettagliate sulla sostenibilità della catena del valore e la good corporate citizenship: «Le informazioni diffuse dalle aziende non sono sempre supportate da obiettivi e linee guida adeguate; esistono lacune nelle valutazioni di materialità e non tutte le informazioni sulle catene di approvvigionamento vengono diffuse; infine, manca uno standard completo e univoco per il report di sostenibilità che possa allineare i risultati a livello globale. I recenti cambiamenti legislativi nel contesto normativo dell’Ue, però, possono spingere verso strategie aziendali innovative e sostenibili».

Frans Timmermans, vice presidente esecutivo della Commissione Europea, ha detto che «Il cibo che mangiamo ha un enorme impatto sulla nostra salute e su quella dell’ambiente. Le strategie Farm to Fork e Biodiversity rappresentano il modello europeo per migliorare la nostra salute e per riequilibrare il nostro rapporto con la natura: la pandemia da COVID-19 sottolinea l’urgenza di questo sforzo. Con la legislazione, le misure soft e l’impegno delle imprese, lavoreremo per trasformare il cibo europeo nello standard globale di sostenibilità».

Secondo Guido Barilla, presidente del Gruppo Barilla e della Fondazione Barilla, «I prossimi cinque anni saranno cruciali perché dobbiamo portare a bordo quanti più produttori, fornitori e distributori possibili. C’è però un grande rischio: che molti dei nostri colleghi, molti altri attori del mondo delle imprese, percepiscano il cambiamento come un pericolo e non abbiano il coraggio di agire davvero all’interno delle proprie aziende e di prendere decisioni (molto) difficili. Siamo in ritardo sull’Agenda 2030: stiamo andando a rilento nel raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e stiamo perdendo tempo nel razionalizzare i pericoli, nel ridurre i rischi dei cambiamenti climatici e dei problemi legati alla sostenibilità. Non possiamo permettercelo. Dobbiamo agire subito».

Angelo Riccaboni, presidente del Santa Chiara Lab, è convinto che «Le aziende possono contribuire a sistemi alimentari più sostenibili e più sani. La domanda non è più perché dovrebbero farlo, ma come possono farlo. L’iniziativa Fixing the Business of Food propone una partnership aperta per supportare le imprese nella transizione attraverso migliori sistemi di misurazione e di valutazione e grazie alla condivisione delle buone pratiche. Manager, imprenditori, esperti, agricoltori, responsabili politici, legislatori, ricercatori, consumatori, studenti sono i benvenuti in questo impegno collettivo per una società migliore e un Pianeta più sostenibile».

Cosa fare, a livello aziendale, per dar vita a un approccio più sostenibile? Fixing The Business of Food e Fondazione Barilla indicano 5 obiettivi ambiziosi che gli attori del settore dovrebbero porsi in chiave di sostenibilità: I framework, gli standard e le certificazioni inerenti alla reportistica di sostenibilità e le metriche utilizzate per misurare le performance aziendali dovrebbero essere maggiormente allineati agli SDG e agli Accordi di Parigi, che sono programmi quantitativi con scadenze fisse; Le aziende del settore alimentare e agricolo dovrebbero verificare con attenzione come si pongono rispetto alle diverse tematiche che definiscono i quattro pilastri proposti nel report e definire espliciti obiettivi qualitativi di breve, medio e lungo termine, concentrandovi gli sforzi e le risorse, tenendo in conto anche di quanto indicato dalla strategia “Farm to Fork” della Commissione Europea; I responsabili politici e i regolatori dovrebbero promuovere una regolamentazione più ambiziosa della reportistica di sostenibilità che induca un più forte allineamento delle pratiche aziendali con gli SDG e gli Accordi di Parigi e definisca obiettivi in grado di accelerare in modo significativo la trasformazione necessaria nel settore; Gli investitori nel settore agroalimentare dovrebbero attivare un dialogo più intenso con le imprese basato sulle prestazioni che queste ultime esprimono nell’ambito dei quattro pilastri e dovrebbero prendere decisioni di investimento e impegno conseguenti; Infine, la creazione di una comunità di imprese che condividono pratiche ed esperienze potrebbe aiutare a mostrare modelli e pratiche di business efficaci, supportare le aziende nell’allineamento nel contesto post-COVID-19 e raccogliere feedback utili da regolatori, investitori, istituzioni ed esperti.

Per Jeffrey Sachs, della Columbia University e direttore dell’SDSN, ha concluso: «La buona notizia è che i leader del settore agro-alimentare stanno mostrando sempre più interesse per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e per gli Accordi di Parigi sul clima. Il nostro studio suggerisce di applicare un quadro olistico che possa aiutare a indirizzare le attività delle imprese, i sistemi di rendicontazione, guidando al tempo stesso gli investitori e i responsabili politici per allineare il settore agli SDG e agli Accordi di Parigi».