Sistemi innovativi, sostenibili e a basso costo per l’utilizzo di risorse idriche non convenzionali

Un progetto per il trattamento e la dissalazione delle acque reflue e delle acque saline o salmastre

Università di Bologna: acqua e agricoltura nel Mediterraneo oltre il cambiamento climatico con FIT4REUSE

[16 Luglio 2019]

L’agricoltura è l’attività economica responsabile del maggior consumo di acqua nei Paesi del Mediterraneo ma, come fa notare l’università di Bologna, «La disponibilità di risorse idriche della regione è però limitata, e gli effetti nocivi del cambiamento climatico metteranno sempre più a rischio le riserve destinate all’irrigazione. La soluzione? Utilizzare le cosiddette “risorse idriche non convenzionali” come le acque reflue o le acque saline e salmastre. Che però vanno opportunamente depurate e trattate».

Il problema è come farlo e la risposta prova a darla un nuovo progetto europeo FIT4REUSE coordinato proprio dall’università di Bologna che nei prossimi tre anni lavorerà alla ricerca di «sistemi innovativi, sostenibili e a basso costo per diffondere questa pratica in tutta la regione», anche per riutilizzare la salamoia prodotta dai dissalatori.

FIT4REUSE è finanziato con 2 milioni di euro nell’ambito del programma Partnership for research and innovation in the mediterranean area (Prima), che coinvolge sia Paesi dell’Unione Europea che Paesi extra Ue del bacino del Mediterraneo, con l’obiettivo di sviluppare soluzioni innovative e concrete in materia di agricoltura, industria alimentare e uso delle risorse idriche.

FIT4REUSE, coordinato dal Dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari dell’università di Bologna, con la partecipazione anche del Dipartimento di ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali, coinvolge  9 istituzioni di 7 Paesi diversi: Università politecnica delle Marche e  Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – Ispra (Italia), Bioazul  (Spagna), Ecofilae (Francia), Università tecnica nazionale di Atene (Grecia), Mekorot Water  (Israele), Institut supérieur des sciences appliquées et de technologie de Sousse (Tunisia), Itunova (Turchia). ha preso il via oggi con un kick-off meeting a Bologna e si concentrerà sul trattamento e la dissalazione delle acque reflue e delle acque saline o salmastre. All’UniBo spiegano che «Per farlo i ricercatori combineranno soluzioni “naturali”, come la fitodepurazione, e trattamenti intensivi che prevedono l’utilizzo di reattori anaerobici, membrane e specifici nanomateriali».  Per esempio, l’università politecnica delle Marche, in collaborazione con la Mekorot, punta ad estrarre i sali di magnesio dalla salamoia dei dissalatori.

Il coordinatore del progetto, Attilio Toscano del Dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari dell’università di Bologna, aggiunge: «Analizzeremo le diverse tecnologie e prassi per l’irrigazione, nonché gli effetti che le risorse idriche non convenzionali hanno sul terreno e sulla sicurezza delle colture per il consumo umano. I risultati ottenuti saranno poi studiati per valutare gli impatti economici, sociali ed ambientali delle soluzioni proposte e standardizzare un piano di riutilizzo delle acque non convenzionali».

Il team di ricercatori conclude: «Migliorando l’efficienza dei sistemi di gestione delle risorse idriche, riducendo l’impatto negativo sull’ambiente e incentivando una più ampia applicazione delle risorse idriche non convenzionali, FIT4REUSE mira a realizzare soluzioni innovative, sostenibili e a basso costo che possano assicurare per il futuro un approvvigionamento idrico regolare, sostenibile e sicuro in agricoltura. Soluzioni che saranno utili per mitigare gli effetti nocivi del cambiamento climatico e potranno servire da esempio anche per altre regioni con problemi simili di approvvigionamento idrico».