Un piano Marshall per l’acqua? Cirf: sì ma per recuperare gli ecosistemi (VIDEO)

«Serve un piano nazionale per la rinaturazione, non nuove infrastrutture e invasi»

[21 Marzo 2023]

Il tema del World water day quest’anno è “accelerare il cambiamento” per risolvere la crisi idrica e il Centro italiano per la riqualificazione fluviale (Cirf) ricorda che «Il cambiamento prevede un nuovo approccio che metta al centro la natura, non la riproposizione di soluzioni fallimentari quali gli ennesimi commissariamenti, deroghe dalle norme di tutela ambientale e una nuova ondata di infrastrutture e cemento sul territorio. Una natura in grave difficoltà che deve essere ripristinata e non ulteriormente sfruttata, non solo per la tutela di habitat e specie, ma per garantire il nostro benessere. Questo ribaltamento degli obiettivi è già stato applicato in alcuni paesi europei come la Spagna, dove sempre più spesso nei sistemi fluviali vengono eliminati gli ostacoli che creano più danni che benefici e con i fondi Next Generation EU si stanno realizzando progetti di ripristino delle aree umide».

Al Cirf indicano una direzione opposta a quella che sembra aver intrapreso il govermno Meloni con il siostegno delle grandi associazioni imprenditoriali: «Per mitigare siccità e alluvioni, due problemi in apparenza opposti ma in realtà strettamente connessi, bisogna ripristinare gli ecosistemi degradati, in particolare quelli acquatici, restituire spazio ai corsi d’acqua, ripristinare i naturali processi di ricarica delle falde, tutelare la salute dei suoli».

Ma non è qualcosa di strano o avulso dalla politica idrica, infatti il Cirf ricorda che si tratta di «Tutte azioni oggetto della Nature Restoration Law». Una proposta di regolamento europeo che il 22 marzo verrà discussa nel convegno “Free-flowing rivers” e nuovo Regolamento europeo sulla rinaturazione: ripristinare connettività e biodiversità per adattarsi al cambiamento climatico” che si terrà in Senato, organizzato dal Cirf in collaborazione con l’intergruppo parlamentare sulle politiche di contrasto e mitigazione dei cambiamenti climatici.

Il direttore del Cirf Andrea Goltara rivolge un appello al Governo: «Il Decreto Siccità non può limitarsi ad accelerare la costruzione di nuovi invasi, o non risolveremo nulla: dobbiamo sostenere il mondo agricolo nel percorso di riduzione della domanda irrigua, e soprattutto mettere in campo una strategia di adattamento che sia davvero fondata su un piano esteso di riqualificazione e recupero della biodiversità, come giustamente suggerito dalle recenti strategie e proposte normative europee. Al ministro dell’ambiente e al governo chiediamo di promuovere con urgenza un programma nazionale di ripristino degli ecosistemi acquatici. Questo è il Piano Marshall per l’acqua che serve all’Italia».

Il Cirf  si dice «Fortemente critico nei confronti dell’approccio basato solo sulla realizzazione di nuovi invasi promosso da molte associazioni di categoria. La soluzione a un problema complesso non può essere una sola e valida ovunque. Gli invasi lungo i corsi d’acqua, in particolare, hanno molti aspetti negativi: rilevanti perdite di acqua per evaporazione, rischio di peggioramento della qualità dell’acqua, interruzione del naturale corso dei fiumi e del trasporto dei sedimenti verso valle, con una conseguente progressiva incisione degli alvei, abbassamento della falda, aumento della risalita del cuneo salino, del rischio di alluvioni a valle e dell’erosione costiera. In una situazione come quella attuale, poi, con la maggior parte dei laghi e degli invasi esistenti semivuoti che non si riescono a riempire per la scarsità di precipitazioni, pensare che l’idea migliore sia concentrare le risorse nel costruirne di nuovi sembra molto velleitario».

E per far capire quali sia il tema del confronto il Cirf ricorda che «Il nuovo Regolamento europeo, una volta entrato in vigore, porrà obiettivi giuridicamente vincolanti e riguarderà non solo le aree protette, ma tutti gli ecosistemi, comprese le aree urbane e i terreni agricoli. Gli Stati membri dovranno garantire entro il 2030 che non vi sia perdita netta di spazio verde urbano e se ne dovrà incrementare progressivamente la superficie totale nazionale; invertire il calo delle popolazioni di impollinatori, aumentare complessivamente la biodiversità e ripristinare la connettività in almeno 25,000 km di fiumi europei. Fiumi connessi possono scorrere liberamente da monte a valle, assicurando il passaggio di fauna e sedimenti, muoversi e inondare almeno in parte le pianure alluvionali, infiltrare acqua nelle falde acquifere. Questo obiettivo prevede di rimuovere sbarramenti e altre opere dannose, non di costruirne di nuove».

Secondo gli studi a supporto della proposta normativa, «Ogni euro speso in rinaturazione genera da 8 a 38 euro di valore economico grazie ai servizi ecosistemici ripristinati, che sostengono la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici e obiettivi cruciali come la sicurezza alimentare e la protezione dai disastri naturali».

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