Siccità, la portata del fiume Po è più che dimezzata rispetto alla media storica

Anbi: «Mettere a valore risorse del Fondo sviluppo e coesione non ancora utilizzate, tra cui almeno 1,6 miliardi euro per avviare un Piano acqua per l’agricoltura»

[2 Luglio 2020]

Luglio è appena iniziato le sirene del rischio siccità sono già pronte a scattare. Basta dare un’occhiata al dato più significativo del bollettino settimanale diffuso dall’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche: pur rimanendo superiore allo scorso anno, la portata del fiume Po è più che dimezzata rispetto alla media storica (a Pontelagoscuro, 922 metri cubi al secondo contro una media di mc/sec 1.999).

«Non è ancora tempo di lanciare allarmi ma, considerando il periodo estivo che stiamo per affrontare, è evidente la necessità di cominciare a concordare scelte che, nel rispetto delle priorità di legge, rendano compatibili i diversi interessi, che gravano sulla risorsa acqua – sottolinea Massimo Gargano, direttore generale dell’associazione che riunisce i Consorzi di bonifica (Anbi) – L’Autorità di bacino distrettuale monitora costantemente la situazione e fornirà utili indicazioni in occasione della prossima riunione dell’Osservatorio sul fiume Po, già convocata per il 9 luglio».

Previsto anche un progressivo abbassamento del livello dei grandi laghi del nord (solo quello di Como, però, è sotto media), che fungono da riserva per la sete della Pianura Padana; conseguentemente restano in media i fiumi lombardi (Brembo, Adda, Mincio, Ticino, Chiese), mentre sono in calo i corsi d’acqua piemontesi (ad eccezione della  Dora Baltea), ma soprattutto quelli dell’Emilia Romagna. Non va meglio per i fiumi veneti.

Nel Centro Italia, i bacini delle Marche, con circa 49 milioni di metri cubi d’acqua, registrano livelli superiori solo al 2017 – l’anno più siccitoso dal 1800 – nel più recente quinquennio, mentre restano confortanti le situazioni del lago di Bracciano nel Lazio, dell’invaso della diga di Penne in Abruzzo e dei bacini della Sardegna.

In Campania, il leggero calo del  Volturno è compensato dalla ripresa del Sele: entrambi i fiumi, comunque, registrano altezze idrometriche, superiori allo scorso anno.

In assenza di piogge significative è senza fine la discesa delle riserve idriche in Basilicata e Puglia dove, in ciascuna regione, viene prelevato indicativamente, dai bacini, un milione di metri cubi d’acqua al giorno: in Lucania sono attualmente invasati poco meno di 338 milioni di metri cubi (erano quasi 406, lo scorso anno); negli invasi pugliesi, ce ne sono circa 151 milioni contro gli oltre 266 del 2019.

Mentre sembra essersi  positivamente stabilizzata la situazione idrica calabrese, diventa sempre più consistente il rischio desertificazione per il territorio siciliano, penalizzato non solo da un andamento delle precipitazioni “a macchia di leopardo”, ma da livelli pluviometrici decisamente insufficienti: solo il mese di marzo ha registrato piogge quantitativamente significative sull’isola.

«Di fronte a questo quadro – conclude Francesco Vincenzi, presidente Anbi – è quanto mai importante la sollecitazione lanciata dalla ministra alle Politiche agricole Teresa Bellanova, per mettere a valore risorse del Fondo sviluppo e coesione non ancora allocate o non utilizzate da altri dicasteri, tra cui almeno 1 miliardo e 600 milioni di euro per avviare un Piano acqua per l’agricoltura sulla base degli oltre 3.600 progetti definitivi ed esecutivi, redatti dai Consorzi di bonifica ed irrigazione, per un importo complessivo di circa 8 miliardi e mezzo».