Siccità, Coldiretti: in Toscana deficit idrico del 30%

«Per effetto dei cambiamenti climatici e degli eventi estremi nel 2022 il 10% dei raccolti è andato perso con la sola siccità che costata alla nostra agricoltura 260 milioni di euro»

[27 Febbraio 2023]

Ieri raffiche di forte vento e piogge hanno spazzato la Toscana, ma la siccità è un rischio che non si è ancora allontanato dal territorio: il trend in corso a livello nazionale, fotografato dai Consorzi di bonifica, mostra anzi che le difficoltà si stanno ampliando dal nord del Paese al centro.

Per l’agricoltura toscana questo significa «preparare le semine primaverili in una situazione in cui si registra un deficit idrico del 30%», come spiegano dalla Coldiretti regionale, dove parlano di «terreni aridi come a settembre, fiumi come il Serchio e l’Arno che tornano sotto il minimo storico a causa delle scarsissime precipitazioni che in molti territori sono assenti anche da più di un mese, nevicate fino ad ora insufficienti».

Sono le cause della crisi climatica in corso, che ha reso il 2022 l’anno più caldo mai registrato e la Toscana la quarta regione d’Italia per eventi meteo estremi. La conta dei danni vede il comparto agricolo in prima fila, dato che «per effetto dei cambiamenti climatici e degli eventi estremi, nel 2022 il 10% dei raccolti è andato perso con la sola siccità che costata alla nostra agricoltura 260 milioni di euro», come sottolinea la Coldiretti. E il 2023, ad oggi, non si annuncia certo migliore.

«Le preoccupazioni principali provengono dal settore cerealicolo – argomenta Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana – Le piogge di novembre e dicembre avevano ritardato le lavorazioni in campo e la messa a dimora delle semine autunno vernine che sono slittate a gennaio e febbraio. Nel momento in cui avrebbero avuto bisogno di acqua non piove. Il rischio è che le semine di frumento duro, frumento tenero, orzo, farro non germoglino perché imprigionati sotto il terreno indurito o che soffrano compromettendo il prossimo raccolto. Ad oggi, nello scenario attuale, le probabilità di ritrovare ad affrontare un’altra stagione in piena emergenza siccità sono molto elevate».

Per contrastare questo rischio occorre da una parte mitigare la crisi climatica (tagliando le emissioni di gas serra, dunque investendo in efficienza energetica ed impianti per la produzione di energie rinnovabili), dall’altra adattarsi a quella porzione di cambiamento climatico con cui non possiamo ormai evitare di fare i conti.

«Ecco perché è necessario accelerare sul piano invasi – aggiunge Filippi – La Regione Toscana, su iniziativa del governatore Giani, ha attivato un tavolo regionale di cui facciamo parte con l’obiettivo di varare una normativa che consenta alle imprese agricole di rimettere in funzione e ripristinare gli oltre 16mila piccoli invasi che oggi sono già presenti nella nostra regione ma che la burocrazia rende impossibile ripristinare. Laghetti ed invasi aziendali non assicurano solo acqua all’agricoltura ma sono un presidio di prevenzione e lotta agli incendi».

Oltre ad incrementare il numero di piccoli invasi altre soluzioni sono auspicabili, a partire da quelle basate sulla natura come ad esempio le Aree forestali d’infiltrazione per ricaricare le falde. Anche l’agricoltura è chiamata a cambiare pelle, dato che arriva da questo settore il 55% dei consumi idrici a livello nazionale.

«La nostra agricoltura resta competitiva se investe sulle nuove tecnologie. È una forte spinta anche alla nascita di nuove imprese giovanili – conclude Filippi – La tecnologia  è una risposta anche all’emergenza climatica e agli effetti della guerra sui costi di produzione. La disponibilità di acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare ed agroalimentare di qualità regionale».