Osservatori per la siccità e Autorità di Bacino distrettuali: «Gestione sostenibile della risorsa acqua»

Il ministro all'Ambiente Galletti: «Primo passo per una nuova governance»

[14 Luglio 2016]

A pochi giorni dalla riorganizzazione delle Autorità di Distretto, in attuazione del Collegato Ambientale, nascono anche i primi sei Osservatori permanenti sugli utilizzi idrici nei distretti idrografici: Fiume Po, Appennino Settentrionale, Centrale e Meridionale, Alpi Orientali e Sardegna, «per garantire – spiega il ministero dell’ambiente –  la gestione sostenibile della risorsa acqua, specie nei momenti di più elevata criticità derivante dai fenomeni di scarsità d’acqua o siccità. Il settimo, quello della Sicilia, verrà siglato nei prossimi giorni.

Come si legge nei protocolli adottati, l’’Osservatorio «costituisce –una struttura operativa a supporto del governo integrato dell’acqua: in particolare, si occupa di curare la raccolta, l’aggiornamento e la diffusione dei dati relativi alla disponibilità e all’uso della risorsa idrica nei distretti, compreso il riuso delle acque reflue, le importazioni e le esportazioni di risorsa, i volumi eventualmente derivanti dalla desalinizzazione, i fabbisogni dei vari settori d’impiego, con riferimento alle risorse superficiali e sotterranee».

Dopo la firma dei protocolli, l ministro dell’ambiente Galletti ha detto: «Facciamo un altro significativo passo avanti nella governance dell’acqua. In un Paese che per troppo tempo non ha amato la programmazione e che in materia di risorse idriche è sembrata una Confederazione poco federata di Stati autonomi, ognuno con le sue regole e i suoi assetti, stiamo dando vita ad un percorso in cui collaborazione pubblico-privato, salvaguardia dell’ambiente e opportunità sociali ed economiche si fondono nell’interesse nazionale. Gli Osservatori sono luoghi di conoscenza e di supporto alla pianificazione, che ci aiuteranno nell’obiettivo strategico di far fronte ai cambiamenti climatici, supportando le decisioni che verranno prese per mantenere portate e livelli idrici compatibili con la salute degli ecosistemi e la qualità degli ambienti naturali».

Le attività degli Osservatori sono definite da un programma triennale che individua le azioni da mettere in atto in quattro diversi scenari (non critici, di severità idrica bassa, media e alta) per fronteggiare le varie situazioni e prevenire così le emergenze, con un approccio di tipo preventivo e proattivo.

Gaia Checcucci, direttrice generale del ministero dell’ambiente, spiega: «Con gli Osservatori diamo una risposta innovativa al problema della gestione degli eventi di scarsità idrica, mettendo in atto una misura non strutturale dei Piani di gestione delle acque recentemente approvati, che costituiranno il nuovo masterplan di riferimento nel governo delle risorse idriche. L’Europa, ultimo il Consiglio Ambiente riunito nei giorni scorsi a Bratislava, ha reputato le attività degli Osservatori utili a superare le difficoltà di applicazione sul territorio italiano della Direttiva Quadro in materia di acque: queste potranno garantire finalmente il miglior equilibrio possibile tra le risorse disponibili e i fabbisogno per i diversi usi, in un contesto di sostenibilità ambientale. Con la promozione degli Osservatori si dà, quindi, un primo segnale di attuazione dei Piani di gestione dei distretti idrografici che proseguirà con una serie di attività che la Direzione Generale sta avviando per affrontare a 360 gradi le problematiche della risorsa acqua, con particolare attenzione agli aspetti quantitativi. Non è un caso che il prossimo passo sarà quello di mettere mano, per quanto di competenza, alla metodologia per la definizione dei canoni di concessione prevista dal codice ambientale. Gli aspetti quantitativi non possono infatti essere separati da quelli qualitativi, perché entrambi concorrono al perseguimento degli obiettivi ambientali».

Intanto anche la Conferenza Stato-Regioni ha approvato il decreto attuativo del “Collegato Ambientale” che costituisce e dà l’avvio operativo alle Autorità di Bacino distrettuali, definendo la governance per la pianificazione in materia di acque e di difesa del suolo.

Galletti ha evidenziato che «Si tratta di una delle più importanti riforme nel settore acqua mai compiute in Italia. Con questo testo, che riallinea il Paese alle direttive europee in materia, poniamo finalmente le fondamenta solide per un servizio idrico efficiente, costruito sulla chiarezza nelle competenze e nelle responsabilità, su un sistema più semplice e razionale, anche nei costi. L’Italia riparte da qui per recuperare il tempo perduto nella gestione a vari livelli del bene naturale più prezioso».

Per Donatella Spano, assessore alla difesa dell’ambiente della Regione Sardegna e coordinatrice della Commissione ambiente-energia della Conferenza delle Regioni, «Si tratta di un passo storico: una riforma attesa da decenni che permette di ottenere finalmente un obiettivo condiviso, grazie al fitto lavoro del ministero e alla spinta propositiva delle Regioni».

Da 37 Autorità di bacino nazionali, di cui 30 interregionali, si passa a 7 Autorità distrettuali: Po, Alpi Orientali, Appennino Settentrionale, Appennino Centrale, Appennino Meridionale, Sicilia e Sardegna.

In una nota il ministero dell’ambiente spiega che «Il nuovo impianto normativo razionalizza le competenze con l’esercizio da parte di un solo ente delle funzioni di pianificazione e la predisposizione dei Piani di gestione acque e alluvioni. Infine, spetterà al ministero dell’Ambiente un ruolo strategico di vigilanza e coordinamento sulle Autorità: le funzioni pianificatorie in materia di acqua e suolo sono in capo alle Autorità di bacino distrettuali e alle Regioni è assegnato l’importante ruolo di attuare i Piani di gestione alla scala sub distrettuale e territoriale regionale. Dopo 27 anni dalla legge che istituì le Autorità di bacino e che introdusse per la prima volta il principio secondo cui la difesa del suolo e la tutela delle risorse idriche devono avvenire non già sulla base di confini amministrativi ma alla scala del bacino idrografico, e a 22 anni dalla Legge Galli sulla riorganizzazione del servizio idrico integrato, il 2016 diventa l’anno di attuazione di una governance distrettuale attesa da 10 anni».

Secondo il ministero dell’ambiente, «Il Codice dell’Ambiente, che recepiva nel 2006 in Italia la direttiva quadro in materia di acque e disciplinava espressamente infatti l’istituzione delle autorità distrettuali, è rimasto per vari motivi totalmente disatteso fino a oggi, determinando carenze e sovrapposizioni di competenze che hanno indebolito l’attività di monitoraggio, pianificazione e programmazione. Con questo testo l’Italia risponde alle criticità che sono state sollevate dall’Ue per l’assenza di governance nell’Eu-pilot del 2015».

In intesa con le Regioni verrà predisposto un d.p.c.m. per singolo distretto, «per garantire in tempi rapidi la piena operatività delle nuove Autorità di distretto e definire congiuntamente con le Regioni, tenendo conto delle specificità territoriali, il miglior assetto organizzativo in termini di risorse umane e strumentali: ciò affinché i nuovi enti siano la punta di diamante per la futura pianificazione in materia di acqua e suolo».