Nella maggior parte dei Paesi africani riserve di acque sotterranee sufficienti per affrontare almeno 5 anni di siccità

Ma sono risorse non sfruttate o mal gestite e milioni di persone non hanno acqua pulita per soddisfare le loro esigenze quotidiane e affrontare gli impatti della crisi climatica

[25 Marzo 2022]

Secondo lo studio “Groundwater: The world’s neglected defence against climate change”, pubblicato recentemente da WaterAid e del British Geological Survey (BGS), «Sotto il continente africano c’è abbastanza acqua sotterranea perché la maggior parte dei Paesi sopravviva ad almeno 5 anni di siccità, e alcuni, più di 50 anni. Ma il pesante sottoinvestimento nei servizi per estrarre l’acqua dal suolo e per coloro che ne hanno più bisogno e le risorse non sfruttate o mal gestite significano che milioni di persone non hanno abbastanza acqua sicura e pulita per soddisfare le loro esigenze quotidiane, per non parlare degli impatti della crisi climatica».

Eppure, fanno notare  WaterAid e BGS,  le acque di falda  avrebbero il potenziale per salvare centinaia di migliaia di vite umane e per essere la polizza assicurativa mondiale contro il cambiamento climatico, «Potrebbero aiutare le comunità a far fronte non solo agli impatti a insorgenza lenta come siccità e piogge irregolari, ma anche fornire resilienza a impatti a insorgenza rapida come le inondazioni garantendo che l’acqua potabile sia disponibile per tutti, anche nelle scuole e negli ospedali».

Tim Wainwright, amministratore delegato di WaterAid Regno Unito, ha sottolineato che «Le nostre scoperte sfatano il mito secondo cui l’Africa sta finendo l’acqua. Ma la tragedia è che milioni di persone nel continente non hanno ancora abbastanza acqua pulita da bereCi sono vaste riserve d’acqua, proprio sotto i piedi delle persone, ma non possono accedervi perché i servizi sono cronicamente sottofinanziati. Attingere alle acque sotterranee garantirebbe a milioni di persone l’accesso ad acqua pulita e sicura, indipendentemente da ciò che la crisi climatica gli carica addosso».

WaterAid e BGS hanno prodotto una serie di mappe che tracciano la situazione dell’attuale accesso all’acqua potabile in tutta l’Africa e della resilienza alla siccità sulla base delle potenziali acque sotterranee utilizzabili a livello nazionale. E ne emerge che:  «La maggior parte dei Paesi africani dispone di acque sotterranee sufficienti affinché le persone non solo sopravvivano ma prosperino, in alcuni casi per più di 50 anni. Questo include Etiopia e Madagascar – dove solo circa la metà della popolazione ha acqua potabile vicino a casa – e gran parte del Mali, del Niger e della Nigeria. Ogni Paese africano a sud del Sahara potrebbe fornire 130 litri di acqua potabile pro capite al giorno dalle acque sotterranee senza utilizzare più del 25% della ricarica media a lungo termine e la maggior parte meno del 10%. Questo significa che le acque sotterranee potrebbero fornire un cuscinetto contro i cambiamenti climatici per molti anni a venire, anche nell’improbabile eventualità che non piova».

Alan MacDonald, responsabile resilienza delle acque sotterranee di BGS, ha aggiunto: «Le acque sotterranee sono la riserva idrica della natura e una risorsa chiave per aiutare il mondo ad adattarsi ai cambiamenti climatici. E’ ampiamente disponibile, controllata dalla variazione naturale della geologia, ma è nascosta sotto i nostri piedi. Per sbloccare il grande potenziale delle acque sotterranee, abbiamo bisogno del giusto investimento in competenze per mappare le acque sotterranee, per trivellare pozzi sostenibili e trovare modi per mantenere e gestire le risorse e i servizi idrici».

Il rapporto racconta anche l’esperienza d ella 17enne nigeriana Karimatu che, ad Adamawa, si sveglia ogni giorno alle 6 del mattino per prendere  l’acqua da un ruscello vicino, facendo almeno tre viaggi prima della scuola. Karimatu vorrebbe fare la dottoressa, ma andare a prendere l’acqua la mattina presto influisce suila qualità dei suoi compiti scolastici. «Avere un approvvigionamento idrico costante mi renderà felice», ha detto a WaterAid.

Inoltre, “Groundwater” evidenzia che «Mentre le acque sotterranee nell’Africa subsahariana sono ampiamente sottoutilizzate, in altre parti del mondo, principalmente nell’Asia meridionale, l’uso eccessivo è diffuso. Questo, insieme alla mancanza di regolamentazione, competenze e investimenti insufficienti, porta spesso a cattiva gestione, contaminazione e inquinamento, con conseguenze potenzialmente devastanti: In alcune aree, l’agricoltura è responsabile fino al 90% di tutto l’utilizzo delle acque sotterranee. Mentre i raccolti ora prosperano, i pozzi possono esaurirsi, il che significa che i raccolti saranno colpiti in seguito e le persone ricorrono a bere acqua non sicura per sopravvivere».

Ad esempio, in Pakistan, il 94% delle acque sotterranee pompate è destinato all’irrigazione. In altre regioni, le acque sotterranee sono naturalmente contaminate da arsenico e fluoruro che possono portare a malattie o addirittura alla morte. Ad esempio, in India, la contaminazione da arsenico colpisce gli Stati settentrionali dell’Uttar Pradesh e del Bihar e il Bengala occidentale a est. Diversi distretti dell’Odisha sono colpiti da alti livelli di fluoro, ferro e salinità e anche parti dell’India centrale e sud-orientale mostrano livelli più elevati di contaminazione da nitrati e ferro.

Il rapporto mette in guardia sul fatto che «Sia nell’Asia meridionale che in Africa, le acque sotterranee sono vulnerabili all’inquinamento, sia che si tratti di fertilizzanti e pesticidi provenienti dall’agricoltura intensiva, di sostanze chimiche tossiche provenienti da un’industria scarsamente regolamentata o di fognature provenienti da servizi igienico-sanitari mal gestiti. Ad esempio, una recente indagine sui pozzi in Etiopia, Uganda e Malawi ha rilevato la presenza di E. coli nell’acqua del 20% delle pompe manuali rurali, probabilmente a causa di pozzi scarsamente sigillati, che consentono all’acqua contaminata dei servizi igienici vicini di defluire nelle prese delle pompe».

Per questo il rapporto sottolinea la necessità di «Aumentare il finanziamento idrico e dei servizi igienico-sanitari per le comunità emarginate attraverso una percentuale fissa dei bilanci pubblici annuali e un aumento dei donatori internazionali e degli investimenti del settore privato».

WaterAid chiedono anche ai governi del mondo di approvare alla COP27 Unfccc che si terrà quest’anno in Egitto che «L’investimento nello sviluppo responsabile delle acque sotterranee e le conoscenze, competenze, finanziamenti e supporto istituzionale che ciò richiede, sono fondamentali per garantire acqua e servizi igienico-sanitari sostenibili e salvavita per le comunità che vivono in prima linea nella crisi climatica.

Uno dei modi per raggiungere questo obiettivo è investire in una migliore mappatura e monitoraggio del sottosuolo terrestre per determinare dove le acque sotterranee di buona qualità non sono solo disponibili ma anche estraibili in modo sostenibile ed economico, per liberarne il pieno potenziale».