Le mezzelune fertili, gli Orti di Tu’rat e un crowdfunding vincente

[9 Luglio 2013]

Una tragedia e un riconoscimento importante nel giro di qualche giorno avranno dato sicuramente diverse scosse emotive all’associazione culturale L’orto dei Tu’rat. Ne hanno parlato molti giornali pugliesi dell’incendio, probabilmente di origine dolosa, che per la terza volta ha colpito questa associazione salentina, nata per combattere i fenomeni di erosione e desertificazione del territorio.

La soddisfazione invece è arrivata dall’aver raggiunto il traguardo richiesto dal progetto lanciato sulla piattaforma di crowfunding Eppela, sulla quale, a metà maggio, avevano proposto la loro idea, arcaica e per questo geniale, di raccolta e conservazione dell’acqua.

In provincia di Lecce, nel comune di Ugento, Mino Specolizzi, Milena Magnani e le persone raccolto attorno a questo pezzo di terra, portano avanti un progetto unico in Europa. Necessario, stante le premesse che descrivono: «Lo sfruttamento sempre più intensivo del terreno agricolo sta provocando un utilizzo indiscriminato della risorsa acqua, per questo motivo le falde acquifere si stanno irrimediabilmente abbassando provocando una contaminazione con acqua marina.»

«Dal 2008 – spiegano – all’interno di un appezzamento di circa 17 mila mq, abbiamo intrapreso la costruzione di grandi strutture in pietra a secco, appunto i tu’rat o mezze lune fertili, di dimensioni variabili e orientate in determinati assi, capaci di captare i venti e arie umide provenienti dal mar Ionio. Questo meccanismo permette la condensazione di aria trasformandola in acqua, utile ad “irrigare” il suolo e nutrire alberi e piante, piantumate a ridosso delle strutture».

Dopo 5 anni di lavoro e già tre incendi registrati, lo sconforto è palese. L’incendio del 16 giugno scorso ha danneggiato aree e beni che servivano per la rassegna estiva che hanno programmato, “Mietiamo Nuvole”, che dal 27 luglio al 7 agosto porterà cultura, libri, cibo e socialità in un territorio altrimenti destinato all’isolamento.

Come afferma la stessa associazione – che nel 2012 ha ricevuto anche il riconoscimento di Legambiente “Innovazione Amica dell’Ambiente” – lo spirito con cui hanno affrontato questo tragico evento è stato quello di capovolgerne il senso e le conseguenze, ovvero pensare all’attacco ricevuto come un riconoscimento distorto della tenacia e della bontà del lavoro svolto, e «condannando e denunciando chi non ha a cuore ambiente, territorio e futuro, facendo leva sull’associazionismo e sulla cooperazione».

L’incendio ha colpito un terreno di proprietà del comune limitrofo di Alliste che era stato preso in affitto proprio per organizzare la rassegna. Una decina di olivi plurisecolari è andata distrutta, insieme ad un gazebo e a un palco di legno che erano stati preparati per l’occasione.

«Quest’anno la rassegna – aggiungono – vuol essere un momento di riflessione e presa di coscienza verso un Salento spaccato tra chi cerca con tutte le proprie forze di scalare la difficile montagna dell’omertà e dell’ignoranza, abbattendo i pregiudizi e il radicalismo, e chi fa dell’arretratezza e dello sperpero di risorse il suo “futile cavallo di battaglia”».

Ed era anche in vista di Mietiamo Nuvole che su Eppela avevano deciso di lanciarsi nel crowdfunding, attraverso un progetto a lungo termine che avrebbe consentito all’associazione di farsi promotrice di iniziative ambientali e culturali di vario genere. I 4.000 euro richiesti sono stati raggiunti, e dopo l’incendio, fanno sapere, «altre donazioni spontanee sono continuate ad arrivare, segno che la solidarietà non ci manca».

Il denaro, secondo il progetto, è destinato alle strutture di completamento per rendere il luogo fruibile al 100%, ovvero «un impianto di fitodepurazione, la messa a norma di impianto elettrico e la piantumazione di altri alberi, affinché il parco possa diventare anche un orto didattico per scuole e ragazzi». E garantiscono che lo porteranno fino in fondo.

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