L’intervento dei Comuni di Cecina, Pomarance e Volterra

Invaso Pian di Goro, la Val di Cecina chiede un Commissario per sbloccare lo studio di fattibilità

Già finanziato dal Governo con 600mila euro, il progetto non è stato ancora completato. Ma nel frattempo la crisi climatica avanza

[22 Febbraio 2023]

L’Amministrazione di Pomarance per prima ha posto con grande attenzione, già molti anni fa, il tema dell’Invaso di Pian di Goro. Da anni, con una forte accelerazione negli ultimi mesi, l’Amministrazione di Pomarance, quella di Volterra e quella di Cecina, stanno lavorando all’unisono per sensibilizzare e sollecitare tutti gli attori istituzionali coinvolti, collaborando con i rappresentanti nel consiglio di sorveglianza Asa, che si sono succeduti.

Aver ottenuto un finanziamento di circa 600.000,00 euro da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è stato un passo fondamentale per il cammino di questa opera. Il definitivo superamento del progetto del cavo di Puretta, gli importanti interventi eseguiti da Asa, impiegando anche le risorse a compensazione di Solvay destinate all’invaso,  hanno permesso lavori di efficientamento e reperimento di nuove risorse idropotabili con l’interconessione degli acquedotti tra bassa e alta Val di Cecina,  mettendo per il momento in sicurezza il sistema idropotabile della valle, superando così crisi idriche che altrimenti avrebbero messo in ginocchio tutto il territorio.

Il progetto di fattibilità di Pian di Goro è stato inserito tra le prime azioni strategiche del Contratto di fiume Cecina, firmato pochi mesi fa, con lo scopo di migliorare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della Valle.

Un’opera quella di Pian di Goro che, se fattibile, è infatti strategica per uno sviluppo sostenibile e duraturo di tutta la Valle, di una parte importante dell’area costiera e non solo. Accelerare quindi sul progetto di fattibilità già finanziato è determinante, il ritardo accumulato dagli Enti preposti non è più accettabile.

La realizzazione  di una grande opera come questa non va esclusa ma va valutata nella sua sostenibilità ed utilità a scala di bacino e in una nuova visione complessiva della gestione degli ecosistemi fluviali che sappia garantire la sicurezza idraulica del bacino, la tutela dei terreni agricoli, fornire risorsa idrica prioritariamente per uso potabile ed agricolo ma anche industriale, favorire la conservazione dell’ecosistema fluviale e migliorare il suo livello di biodiversità, ridurre l’ingressione del cuneo salino costiero, incrementare i servizi ecosistemici legati al corso d’acqua.

Come indicato in questi giorni anche da Legambiente, serve una strategia nazionale per rendere il nostro paese più resiliente alla crescente siccità.

Dai dati sulle precipitazioni e temperature risulta che la Val di Cecina sia una delle realtà più esposte ai cambiamenti climatici in atto. Il ripetersi di eventi di siccità e calore che hanno portato conseguenze pesanti, non solo sulle riserve idriche, ma su tutto il sistema della produzione agricola e della conservazione della biodiversità.

La valle è tra le aree più attenzionate anche dal mondo della ricerca per gli impatti sulla vegetazione naturale causate dalla crisi climatica in corso. È urgente capire come rendere il territorio maggiormente resiliente a queste criticità per non compromettere la tenuta del sistema economico e sociale.

Naturalmente le grandi opere non bastano a risolvere tali problematiche, serve un approccio completamente nuovo nella gestione e sviluppo dei territori, come recentemente sottolineato anche attraverso un documento sulla crisi idrica proposto dal Distretto rurale e biologico della Val di Cecina. Tale documento si conclude con un appello alla Regione Toscana, e per suo tramite al governo nazionale, affinché:

– venga immediatamente predisposto, adottando un approccio multidisciplinare e sistemico, un piano irriguo regionale per contrastare le criticità in atto e di prospettiva ed in coerenza con una lungimirante strategia di adattamento ai cambiamenti climatici;

– vengano rifinanziati, nella nuova programmazione dello sviluppo rurale, i Progetti integrati territoriali (Pit), per affrontare a livello territoriale specifiche criticità ambientali, con progettazioni rivolte al contrasto ai fenomeni di desertificazione, alla diversificazione degli approvvigionamenti, al risparmio ed alla tutela dei corpi idrici, alla conservazione della risorsa, per una gestione ecologica degli agroecosistemi;

– vengano individuati i Consorzi di bonifica quali soggetti preposti alla progettazione ed alla

realizzazione di studi di fattibilità e di ogni altro approfondimento tecnico finalizzato a realizzare una rete di nuovi invasi sul territorio a partire dalle aree di maggiore emergenza, alla loro conseguente realizzazione ed a migliorare l’efficacia e l’efficienza tecnica degli impianti in essere a servizio del settore agricolo;

– vengano supportati e accompagnati alla urgente realizzazione interventi di raccolta e

conservazione delle acque utili al soddisfacimento delle esigenze idropotabili (es. Pian di Goro);

– vengano rese disponibili le risorse necessarie allo studio, progettazione e realizzazione degli interventi di ricarica delle falde idriche in ogni contesto ove questo possa tecnicamente realizzarsi;

– venga messa in campo una strategia di adattamento davvero integrata, incardinata su un esteso piano di riqualificazione e di incremento della biodiversità, come giustamente suggerito dalle recenti strategie e proposte normative europee, in grado di rendere possibile la convivenza con le conseguenze immediate del cambiamento climatico.

L’importanza della fattibilità dell’invaso di Pian di Goro si configura quindi come un progetto strategico regionale e pertanto chiediamo alla Regione e all’Autorità idrica toscana di attivare urgentemente un tavolo dedicato, valutando anche la nomina di un Commissario straordinario.

di Nicola Fabiani*, Davide Bettini**, Antonio Giuseppe Costantino***

*vicesindaco del Comune di Pomarance

**vicesindaco del Comune di Volterra

***vicesindaco Comune di Cecina