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Il Lazio è tornato in crisi idrica: in sofferenza il fiume Tevere e il lago di Bracciano

L’assenza di disponibilità idrica ha degli impatti importanti per i suoi usi civici, agricoli ed industriali ma anche sulla biodiversità

[23 Giugno 2022]

Nel 2022 si sta di nuovo verificando lo stato di crisi idrica che abbiamo vissuto nel 2017, per l’elevato livello di siccità. Le elevate temperature registrate in questi mesi hanno determinato un deficit pluviometrico rispetto alle condizioni medie di lungo termine e tale gap difficilmente potrà essere colmato rapidamente.

Per quanto concerne i corpi idrici del Lazio, in particolare, il fiume Tevere e il lago di Bracciano sono in sofferenza.

Per il fiume, il rilevamento idrometrico effettuato a Ponte Nuovo di Torgiano (Regione Umbria) ha  evidenziato un livello  che si attesta al metro e 18 centimetri mentre il valore normale è compreso tra 5.70 e i 4.50 metri. Nella Regione Lazio, invece,  la stazione idrometrica di Roma Ripetta ha registrato un valore al di sotto dei 5 metri rispetto al livello di guardia. Ciò determina un rischio per la navigazione nel tratto urbano del fiume.

L’assenza di disponibilità idrica ha degli impatti importanti per i suoi usi civici, agricoli ed industriali ma anche sulla biodiversità.

Per gli impatti sulla biodiversità la storia ci insegna che, dopo un lungo periodo di siccità, con la prima pioggia si verifica la moria di ingenti quantità di pesci nel fiume Tevere.

La riduzione del tasso di ossigeno determina la moria dei pesci e tale carenza può essere determinata da due fattori principali: il dilavamento stradale (durante  la loro ricaduta le piogge, specialmente quelle nei primi minuti durante eventi intensi, cd. “acque di prima pioggia”, vengono contaminate da sostanze inquinanti depositate sull’asfalto dai veicoli e dai mezzi adoperati per lo spazzamento, per la disinfestazione da insetti, specialmente dell’ordine dei Ditteri, ecc) ed  il normale rimestamento del fondo del fiume provocato dai temporali che incrementa la concentrazione di zolfo e di anidride carbonica.

Al fine di scongiurare il ripetersi di crisi di emergenza idrica si suggerisce di porre in essere le seguenti azioni:

  1. incrementare gli investimenti per la manutenzione della rete idrica;
  2. attuare un adeguamento gestionale e tecnico delle infrastrutture idrauliche al mutare delle condizioni climatiche e demografiche al fine di ridurre la dispersione nelle reti di distribuzione;
  3. effettuare un’attività di monitoraggio unita ad una programmazione di interventi strutturali;
  4. aggiornare il Piano Regolatore Generale degli Acquedotti (PRGA);
  5. ottimizzare i fabbisogni e i consumi idrici passando prioritariamente attraverso un’attenta valutazione e un consapevole utilizzo delle acque sotterranee;
  6. inserire nei regolamenti edilizi il concetto di risparmio idrico;
  7. introdurre la chiave dell’adattamento climatico nella pianificazione di bacino e negli interventi di messa
in sicurezza dei fiumi nelle aree urbane;
  8. approvare piani di monitoraggio e tutela degli ecosistemi più sensibili ai cambiamenti climatici sul territorio;
  9. ristabilire nelle città i flussi naturali dell’acqua in quanto l’acqua è una risorsa da proteggere e il suo utilizzo include sistemi di raccolta, trattamento e riciclaggio. Infatti, occorre restituire alle aree urbanizzate la capacità di laminare ed infiltrare l’acqua di pioggia attraverso i sistemi urbani di drenaggio sostenibili (Suds) come le vasche d’acqua, i giardini verdi, gli stagni e le aree di ritenzione vegetata.

di Ilaria Falconi – consigliere regionale Sigea-Aps e tecnologo di ricerca III livello Crea