Goletta Verde: dalle foci ancora pericoli per la qualità delle acque in Emilia-Romagna

3 prelievi su 11 oltre i limiti di legge. Erosione costiera: attenzione a cambiamenti climatici

[29 Giugno 2015]

La fotografia scattata da Goletta Verde lungo le coste dell’Emilia-Romagna non è brutta, ma sarebbe potuta  venire meglio: «Degli undici punti monitorati da Legambiente lungo la costa emiliano-romagnola tre sono risultati con una carica batterica superiore  ai limiti consentiti dalla legge. Un giudizio di fortemente inquinato arriva per il prelievo effettuato alla foce del canale sfioratore sulla spiaggia di Torre Pedrera/Bellaria – Igea Marina nel comune di Rimini; mentre di “inquinati” quelli effettuati alla foce del torrente Marano a Riccione e alla foce del fiume Uniti in località Lido di Dante del comune di Ravenna. Una situazione che dimostra come non va abbassata la guardia sul fronte del controllo degli scarichi, anche in una regione come l’Emilia-Romagna dove esiste un’alta percentuale di depurazione dei reflui urbani. Legambiente chiede quindi che Regione e amministrazioni comunali, sia dei centri costieri che dell’entroterra, si attivino immediatamente per verificare i deficit depurativi ancora presenti».

Entro i limiti di legge i prelievi a Comacchio (foce canale Logonovo); Ravenna (foce canale in destra Reno, località Casal Borsetti); Cervia (alla foce del canale Cupa Nuovo in località Lido di Savio e alla foce Porto Canale); Cesenatico (spiaggia a sud della foce canale Tagliata, località Zadina-Pineta); Gatteo (spiaggia riva sinistra del foce fiume Rubicone); Bellaria (spiaggia a sud foce fiume Uso); a Cattolica (spiaggia a sud della foce del fiume Conca).

Ma i prelievi di Goletta Verde sono stati effettuati alcuni giorni prima delle forti precipitazioni che hanno poi portato le autorità competenti a vietare temporaneamente la balneazione in alcuni punti del litorale ferrarese e riminese. «Una situazione – dicono sul veliero ambientalista – che evidenzia ancora una volta le problematiche delle reti fognarie della nostra regione che non sono state pensate per sopportare piogge brevi ma di forte intensità. Alla luce dei cambiamenti climatici in corso è innegabile che eventi piovosi di questo tipo sono destinati a crescere, per questo occorre procedere tenendo conto che la situazione nel tempo non potrà che peggiorare e sarà bene considerare tale aspetto nella realizzazioni di opere non solo di depurazione, ma anche di difesa della costa. Nonostante gli interventi di ripascimento, inoltre, tra il 25 e il 30 per cento delle nostre spiagge sono a rischio erosione e il numero è in crescita».

Secondo Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia-Romagna, conclude: «C’è una vera emergenza che continua a essere sottostimata e non considerata ed è quella legata ai cambiamenti climatici che stanno già dimostrando i loro effetti sul territorio, basti pensare alle mareggiate degli ultimi mesi Dalla depurazione, all’irrigidimento della linea di costa con una linea ininterrotta di cemento, al bassissimo apporto di sabbia dai fiumi ormai troppo antropizzati e all’abbassamento della costa dovuto al fenomeno della subsidenza: sono tutti esempi che confermano in modo tangibile la fragilità dell’area costiera della regione. Occorre con urgenza mettere in atto piani di adattamento ai cambiamenti climatici per le nostre città costiere».

Nel 2014 l’Unione europea ha avviato una nuova procedura di infrazione contro l’Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane, che con ogni probabilità a gennaio si tramuterà nella terza condanna per il nostro Paese e Goletta Verde sottolinea che si tratta di «Una procedura che coinvolge anche dieci agglomerati urbani dell’Emilia-Romagna: (Bagnacavallo-Villanova; Bologna-Area Metropolitana; Fusignano; Bagno di Romagna; Bondeno; Decima; Fanano; Fiumalbo; Lizzano in Belvedere; San Bartolomeo in Bosco) per un totale di 696.896 abitanti equivalenti. Questi agglomerati, secondo l’Ue, risultano non conformi alla normativa, perché non è stato dimostrato che tutto il carico generato riceva un adeguato trattamento secondario».

Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde, conclude ricordando che Legambiente effettua un’istantanea che non vuole sostituirsi ai monitoraggi ufficiali e non assegna patenti di balneabilità. È evidente, però, che i punti critici evidenziati dai nostri monitoraggi, alcuni dei quali si ripetono negli ultimi anni, meritano un approfondimento da parte degli enti Siamo in una regione che sicuramente ha fatto passi avanti sul fronte della depurazione, così come confermano i dati Istat (riferiti all’anno 2012) secondo i  quali in Emilia Romagna confluiscono in impianti di depurazione (secondari o avanzati) il 67,1 per cento dei carichi urbani complessivi, rispetto ad una media italiana del 57,6 e delle regioni del Nord-Ovest del 61,5 per cento. Proprio per questo, soprattutto nei periodi di forti piogge, non è più tollerabile che scarichi non adeguatamente depurati finiscano nei fiumi e di conseguenza a mare».