Goletta Vede in Abruzzo e Molise depurazione insufficiente. Bandiera nera alla Sasi

La folle corsa all’oro nero: il mare a largo di Termoli nel mirino delle compagnie petrolifere

[7 Luglio 2015]

Il bilancio di Goletta Verde in Abruzzo non è dei migliori: «7 campionamenti su nove effettuati lungo le coste abruzzesi hanno consegnato un risultato di “fortemente inquinato”, cioè con un carico batterico almeno del doppio rispetto a quello consentito dalla legge» dicno i tecnici dell’imbarcazione ambientalista. Ancora una volta nel mirino ci sono le foci di fiumi, torrenti e fossi che immettono a mare carichi altamente inquinanti: «Criticità già riscontrate negli scorsi anni – ricordano gli ambientalisti – e che mettono ancora una volta in evidenza come l’Abruzzo debba affrontare al più presto la sfida della depurazione». Anche per questo Legambiente ha assegnato la Bandiera Nera alla Sasi, l’azienda che gestisce acquedotti, depurazione e fognature per i 92 Comuni della Provincia di Chieti, finita sotto inchiesta per il funzionamento del sistema di depurazione nella zona di competenza della Procura di Lanciano, che ha portato al sequestro di 12 impianti e all’iscrizione nel registro degli indagati del presidente della società per «violazioni ambientali persistenti e gestione dolosa». Per il Cigno Verde si tratta di «Un’indagine che dimostra che ci sono ancora troppi problemi nella gestione della depurazione in questa regione, che in alcuni casi si ripercuotono anche sulla qualità delle acque di depurazione, così come testimoniano tra l’altro i recenti casi di salmonella verificatisi nel mese di maggio al Torrente Fontanelle di Rocca San Giovanni, al fiume Osento (Atessa), a Feltrino (San Vito), nei fiumi Vera e Aterno nell’aquilano, a Lido Riccio e alla foce del fiume Arielli o, ancora, a Ortona».

Secondo Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo, «Tutti casi, dal sequestro dei depuratori ai casi di salmonella, così come i risultati dei nostri monitoraggi, che testimoniano l’urgenza di mettere in campo politiche  adeguate per il recupero e la tutela dei fiumi, delle falde e delle acque Chiediamo controlli e interventi rapidi sulla depurazione, che ha un ruolo fondamentale in termini di protezione ambientale, per la conservazione della biodiversità, per la tutela della salute pubblica e per la qualità dei nostri territori che fanno turismo. Per fare questo, la Regione deve finalmente istituire anche un tavolo sui contratti di fiume, per garantire la partecipazione di tutti i soggetti interessati e avere una visione complessiva delle criticità presenti sul territorio regionale per sviluppare un’azione sinergica maggiormente incisiva che coinvolga sia i comuni costieri che quelli dell’entroterra».

Anche l’Unione Europea – dopo già due condanne a carico dell’Italia – nel 2014 ha avviato una nuova procedura di infrazione che coinvolge 27 agglomerati urbani abruzzesi per i quali non è stato dimostrato che tutto il carico prodotto riceva un adeguato trattamento secondario o addirittura non risultano impianti costruiti. Procedura che si trasformerà in condanna dal gennaio prossimo, con una multa per l’Abruzzo, secondo le stime dello stesso  Governo centrale, di 8 milioni di euro, circa 6 euro per cittadino.

Tornando alle analisi di Goletta Verde, in provincia di Teramo per tre campionamenti su quattro il giudizio è di “fortemente inquinato”: alla foce del fiume Vibrata, al confine tra i comuni di Martinsicuro e Alba Adriatica; alla foce del fiume Cerrano, a Silvi Marina e alla foce del torrente Calvano a Pineto Marina. In quest’ultima località, invece, ha dato esito positivo il monitoraggio alla spiaggia di via Liguria.

Nei limiti di legge anche il carico batterico riscontrato alla spiaggia su via Balilla (lungomare Matteotti) di Pescara. Un punto di campionamento, questo, segnalato in più occasioni dagli stessi cittadini per alcune anomalie. Lo stesso giudizio sulla qualità delle acque negli ultimi quattro anni, da parte delle autorità competenti, è di “scarso” (nonostante nel 2015 era previsto il raggiungimento dell’obiettivo “buono” per le acque di balneazione). È quindi un tratto di mare che Legambiente chiede di tenere sotto controllo per eliminare le cause di inquinamento.

I quattro monitoraggi eseguiti nel chietino hanno, invece, prodotto tutti un giudizio di “fortemente inquinato”: alla foce del fosso Vallelunga, sulla spiaggia di San Silvestro, ai confini tra il comune di Francavilla al Mare e Pescara; alla foce del fiume Moro, in località Acquabella-San Donato del comune di Ortona; alla foce del fosso San Giovanni, in località La Penna di Fossacesia e alla foce del fosso Marino a Vasto Marina.

Presentando i non confortanti risultati dei prelievi abruzzesi, il responsabile scientifico di Legambiente, Giorgio Zampetti, ha detto che «Le nostre analisi confermano le criticità di un sistema depurativo che continua a immettere in fiumi, fossi e torrenti carichi inquinanti non trattati adeguatamente. Il nostro obiettivo è proprio quello di scovare le criticità di questo sistema che in Abruzzo, cosi come nel resto del Paese, funziona purtroppo a singhiozzi ed è ancora del tutto insufficiente per tutelare la salute del mare e dei cittadini. Affrontare i deficit depurativi abruzzesi, dove secondo i dati Istat il 41,5 per cento dei reflui urbani non viene trattato adeguatamente, deve essere la priorità nell’agenda politica, visti anche le risorse a disposizione per le opere di depurazione».

Luzio Nelli, della segreteria di Legambiente Abruzzo, conclude ricordando un altro grosso problema: «L’Abruzzo ha, inoltre, il triste record di suoli costieri trasformati, ossia passati da un paesaggi naturali e agricoli ad infrastrutture ed edifici residenziali Secondo il dossier di Legambiente, infatti, 91 i km di costa irreversibilmente modificati rispetto ad un totale di 143 km, oltre il 63,6 %. Tra le infrastrutture, nate o ampliatesi negli anni scorsi. L’aspetto più impressionante in questa Regione è che il paesaggio costiero “ancora” libero sia protetto solo parzialmente, visto che solamente il 9% dell’intera costa abruzzese risulta essere area protetta. L’istituzione del Parco della Costa Teatina tra Ortona e San Salvo rappresenta l’unica garanzia a tutela dei valori paesaggistici della costa dei trabocchi».

Non va bene nemmeno nel piccolo e confinante Molise, dove Gioletta Verde ha trovato 2 punti sui 3 controllati con batteriche elevate: la spiaggia di Baia a sud di Termoli (prelievo effettuato a 50 metri a nord del canale Rio Vivo) e foce del fiume Trigno a Montenero di Bisaccia. Nei limiti di legge la spiaggia in via Lungomare Colombo a Termoli.

La portavoce della Goletta Verde, Serena Carpentieri, spiega che «Il nostro fine è diverso da quello delle autorità preposte, alle quali non vogliamo sostituirci. Pur non assegnando patenti di balneabilità è evidente che la fotografia scattata da Goletta Verde raffigura una regione ancora in difficoltà sul fronte della depurazione e dove ancora il 37 percento dei reflui civili, secondo i dati Istat, non viene trattato in maniera adeguata con trattati secondari e avanzati.Oggi c’è la possibilità di cambiare rotta. Il Governo ha già messo a disposizione 3 milioni di euro per interventi in questa regione. Mancano all’appello ancora circa 10milioni di euro per raggiungere il costo totale previsto per le opere regionali da realizzare, ma è importante non sprecare le risorse che arrivano. Anche quest’anno, inoltre, le foci dei fiumi e dei canali risultano balneabili sul Portale delle Acque, il sito gestito dal Ministero della Salute, nonostante la delibera regionale abbia decretato come non balneabili i tratti di mare interessati dalle foci dei fiumi. È il terzo anno che denunciamo questa mancanza di corretta informazione per i bagnanti. Vorremmo una volta per tutte che Regione, Arpa, Comuni e ministero della Salute facessero chiarezza su questa situazione, riportando informazioni corrette sul Portale ma anche in spiaggia».

Ma la minaccia vera per il mare del Molise viene dal largo e dal governo:  le trivellazioni petrolifere nell’Adriatico. Piattaforme che rischiano di aumentare e che non risparmiano le acque di fronte le coste molisane. «In soli dieci giorni, da 3 al 12 giugno – ricordano gli attivisti di Legambiente –  i ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e dei beni e delle attività culturali e del turismo hanno firmato dieci decreti che formalizzano la chiusura con esito positivo di altrettante procedure di Valutazione di impatto ambientale riguardo richieste di permessi di prospezione o ricerca nel mar Adriatico. Le conseguenze di questi atti sono il nullaosta ambientale su attività di ricerca per idrocarburi in un’area complessiva di 4.782 kmq concentrata soprattutto in Adriatico meridionale. Tra questi c’è un permesso per 14.510 kmq destinati ad attività di prospezione (richiesta della Spectrum Geo Limited) per un’area a largo della costa da Termoli a Rimini. Tra Termoli e Vasto, inoltre, è già attiva anche la piattaforma Rospo Mare di Edison-Eni con 29 pozzi attivi che nel 2014 hanno prodotto 227.093 tonnellate di greggio. In corso di Valutazione di impatto ambientale, sempre a largo della costa compresa tra Vasto e Termoli, c’è la richiesta di permesso di ricerca avanzata dalla Petroceltic Italia per un’area di 373,7 kmq».

Gli ambientalisti denunciano una «paurosa incertezza normativa, ma anche il totale disinteresse del governo Renzi. O, come è recentemente successo, il blocco totale da parte del Governo centrale» e raccontano la storia emblematica del primo progetto, presentato nel 2006, al largo delle coste del Molise e bocciato nei mesi scorsi dal governo Renzi. «Nove anni di procedure, una Valutazione di impatto ambientale positiva, ma bloccato dal ricorso della Regione Molise e dal parere contrario del Ministero dei Beni Culturali. Il Consiglio di Stato aveva assegnato la scelta finale al Consiglio dei ministri. Ma con una lettera del 19 maggio la Presidenza del consiglio ha comunicato che non si occuperà della questione, e che il progetto deve ripartire da zero».

Manuela Cardarelli, vicepresidente di Legambiente Molise, sottolinea: «È impensabile continuare a parlare di rilancio dell’economia, della pesca e del turismo della costa molisanase non si pone un immediato freno alle scellerate scelte del Governo in materia di politica energetica La Regione Molise ha una grande occasione per ribadire la propria idea di sviluppo per questo territorio schierandosi fin da subito contro nuove estrazioni nel mare Adriatico affiancando i nostri comuni costieri, tra cui Termoli e Montenero che già si sono espressi con delibere consiliari, e facendo fronte comune con le altre regioni interessate anche nei confronti delle richieste che riguardano il mare italiano. Per questo ci appelliamo alle istituzioni e alle associazioni di categoria, a partire da quelle della pesca e del turismo, agli enti parco e a tutti coloro che hanno a cuore la tutela del mare e del territorio molisano, di aderire al nostro appello #StopSeaDrilling per fermare l’insensata corsa all’oro nero e ripartire da una nuova idea di sviluppo delle risorse naturali di questo territorio».