Cemento e cattiva depurazione i nemici dei laghi italiani

Goletta dei laghi, bilancio finale: il 50% dei 102 campionamenti è fuori norma

Bisogna attuare la Direttiva Ue sulla qualità delle acque interne, ma l’Italia è e impreparata

[30 Luglio 2015]

Dal punto di vista organizzativo e tecnico il bilancio della decima edizione di Goletta dei Laghi è ottimo: «Oltre 40 iniziative, 9 regioni attraversate, 102 punti campionati, lungo tutto lo Stivale in stretta collaborazione con gli attivi circoli locali di Legambiente» per monitorare un patrimonio di biodiversità e una fonte di sviluppo sostenibile a cui la Goletta ha guardato con attenzione, occupandosi sia del monitoraggio scientifico dello stato di salute delle acque, sia aprendo svariati focus sull’attenta valutazione della gestione del territorio, infine dedicandosi alla promozione concreta di azioni di valorizzazione degli ecosistemi lacustri. Tutto ciò senza perdere d’occhio la denuncia delle criticità riscontrate, anche grazie alle segnalazioni dei cittadini. Un itineraruio lungo il quale la Goletta ambientalista ha acceso i riflettori su molti dei problemi che minacciano i laghi le acque interne: dalle attività turistiche altamente impattanti alla cementificazione selvaggia, passando per gli scarichi non depurati o la presenza di attività non sempre attente alla qualità e quantità della loro incidenza sui laghi.

Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, sotolinea che «Per il decimo anno consecutivo ci troviamo a sottolineare e denunciare con forza le carenze nel settore depurativo italiano e la presenza di scarichi abusivi e non trattati, come dimostrano ancora una volta i risultati del monitoraggio scientifico del laboratorio mobile di Legambiente, con il 50% dei campioni risultati inquinati. Le conseguenze oltre che ambientali, sono anche economiche: rischiamo, infatti, di dover pagare pesanti sanzioni per le procedure d’infrazione avviate per il mancato rispetto delle direttive europee. Ci sono però numerose esperienze positive, di corretta gestione dei laghi e dei loro territori, emerse in questo mese. Segnali di risveglio che Goletta dei Laghi ha messo al centro della sua azione, che rappresentano solidi punti di partenza: il Trasimeno in Umbria è certamente fra questi».

Per la cementificazione vengono definiti  «tristemente esemplari» i casi del lago di Como e del Garda, «intorno ai quali grosse fette di territorio vengono consumate nel nome di un falso progresso, con lo scopo di erigere nuovi alberghi e palazzine – denuncia il Cigno Verde –  Il comune di Limone sul Garda, in provincia di Brescia, sta approvando una lottizzazione che sconvolgerà ulteriormente il profilo del bacino sulla sponda bresciana. La ragione dell’amministrazione locale è che i cittadini di Limone “non hanno abbastanza seconde case”».   In sicilia, sul Ganzirri, c’è il rischio che il vecchio progetto di costruzione di un porticciolo turistico e diverse villette venga riesumato dopo 30 anni, a danno di un’attività antica e sostenibile come la molluschicoltura. La Sicilia anche quest’anno ha ricevuto la Bandiera Nera dall’equipaggio del Cigno Azzurro, «non avendo ancora applicato – per il 15° anno – le norme a tutela delle acque interne».

In Lombardia, il Ceresio o Lago di Lugano,  «E’ un bacino da anni falcidiato dagli scarichi non correttamente depurati e forse anche da scarichi abusivi: l’amministrazione di Porto Ceresio – spalleggiata dalla Comunità Montana che gestisce il pessimo depuratore del Rio Bolletta – , finora non ha saputo far altro che delegittimare le denunce di Legambiente e minimizzare i risultati dei monitoraggi sostenendo, imperterrita, la bontà dei propri sistemi depurativi».

Nel Lazio le criticità dei laghi di Bracciano e Bolsena sono legate in particolar modo ad un sistema di collettamento insufficiente, «che rende sofferenti alcune foci,  appesantite dagli scarichi provenienti più dai comuni dell’entroterra che da quelli rivieraschi». Una problema molto comune in tutti i laghi  italiani, come per l’Iseo. Per il Sebino, il Cigno Azzurro chiede «un maggior impegno da parte della Comunità di Valle Camonica, affinché il carico all’interno del fiume Oglio sia diminuito». Resta il problema del depuratore di Paratico, gestito dalla AOB2 (altra Bandiera Nera) per il quale l’associazione ambientalista chiede «investimenti veloci e concreti, inevitabili se si vuole evitare ancora reflui inquinati nell’Iseo bresciano».

La campagna 2015 della Goletta dei Laghi è stata anche occasione per denunciare ancora una volta l’azione di A2A Spa sul lago artificiale dell’Ampollino in Calabria, utilizzato dalla multiutility per l’energia idroelettrica e svuotato nel novembre 2014 senza nulla-osta dell’ente parco, della Regione e dei comuni lacuali. Sempre in Calabria c’è  da tempo la spinosa questione dell’invaso dell’Alaco, intorno al quale dal 2012 è esplosa una spiacevole questione giudiziaria: «Cosa c’è nell’acqua che viene data da bere ai cittadini di 88 comuni tra Catanzaro e Vibo Valentia? Perché è stata certificata come potabile quando, probabilmente, non lo è mai stata? Chi sono i responsabili?» e Legambiente chiede «chiarezza e soprattutto che quell’acque smetta di entrare nelle case di circa 400mila persone».

Fortunatamente non ci sono solo problemi:  al lago di Occhito, in Molise, Legambiente sta gettando le basi per la realizzazione di un progetto per la navigabilità sostenibile, «grazie al quale turismo, sport e cultura costituirebbero due spinte inarrestabili per il Molise».  Sul lago d’Iseo e sul Lario, i circoli del Cigno Verde dell’Alto e Basso Sebino e quello di Como stanno facendo di tutto per «far comprendere alle amministrazioni locali l’importanza di una svolta in tema di mobilità lacustre, al fine di alleggerire il peso del trasporto su gomma tutt’intorno agli invasi».

Il lago Trasimeno, in Umbria, è un bacino in buona salute, meta di milioni di turisti ogni anno.
Però Legambiente avverte che «Non bisogna abbassare la guardia.  Così, anche sui laghi che si dimostrano più in salute occorre monitorare costantemente i pericoli che vi insistono, come quelli possibili derivanti dalle attività zootecniche alle quali il Cigno azzurro ha chiesto attenzione e rispetto delle regole».

Simone Nuglio, responsabile della Goletta dei laghi, tira e somme dell’edizione 2015: «Siamo arrivati a questa decima edizione  con una flebile speranza che nell’ultimo anno si fosse tenuto conto della scadenza della direttiva 2000/60/CE, sullo stato delle acque interne italiane: ci aspettavamo qualcosa di meglio, considerate le promesse degli ultimi dieci anni.  Come al solito l’Italia, invece di implementare politiche atte alla soluzione dei problemi e rispettare gli obiettivi di qualità della direttiva, ricorre alle ennesime deroghe”
Da molte Regioni infatti è stato chiesto di posticipare la scadenza al  2021 e in alcuni casi addirittura fino al 2027 proprio per rientrare nei parametri imposti dalla direttiva 2000/60/CE per il raggiungimento del buono stato ecologico dei bacini italiani. Dov’è la pianificazione coordinata tra tutti gli attori coinvolti, annunciata ogni anno ma ancora lontana dall’essere realtà? Chiediamo maggiore attenzione, serietà e impegno alle istituzioni provinciali e regionali, le amministrazioni lacuali e quelle dell’entroterra, gli enti tecnici e le società di gestione, ma non possiamo esimerci dal fare appello anche alle associazioni e ai cittadini. Come sempre saremo al fianco di tutte quelle realtà che vorranno fare della sostenibilità la linea guida principale per lo sviluppo dei propri laghi”.