Se avrà successo potrà essere replicato altrove in Appennino e potenzialmente in tutta l’Ue

AgriCOlture, la ricetta sperimentale contro dissesto idrogeologico e cambiamenti climatici

Il progetto Life vede 15 aziende agricole italiane impegnate a verificare come sia possibile contenere i costi di produzione e stoccare l’anidride carbonica nel terreno, garantendo una più efficace azione di difesa del suolo

[18 Novembre 2020]

Combattere i cambiamenti climatici attraverso un uso più sostenibile della terra. Che tradotto in pratica significa mitigare il dissesto idrogeologico attraverso buone pratiche quali regimazioni idrauliche, miglioramento della foraggicoltura e della gestione della sostanza organica nel settore zootecnico in modo da rendere i terreni più resilienti. Un’ottima idea visto che l’Italia, secondo gli ultimi dati Ispra, vede il 91% dei suoi Comuni a rischio idrogeologico, e il 16,6% del suo territorio classificato a maggiore pericolosità per frane e alluvioni. Di cosa si tratta dunque? Del progetto Life AgriCOlture,che coinvolge 15 aziende italiane impegnate a  verificare come, attraverso appunto buone pratiche sia possibile contenere i costi di produzione e stoccare l’anidride carbonica nel terreno, garantendo una più efficace azione di difesa del suolo.

Il progetto ha valore economico complessivo di circa 1 milione e 500 mila euro , finanziato dall’Unione Europea per oltre 830 mila euro. Le aziende agricole coinvolte sono delle aree appenniniche di Modena, Reggio Emilia e Parma e verranno remunerate per i loro servizi ecosistemici legati. Il modello organizzativo potrà essere replicato in altre zone dell’Appennino e se i dati, come si spera, saranno positivi potrebbe essere esteso al resto dei paesi dell’Unione europea. Il progetto è in corso per iniziativa dei Consorzi di bonifica della Burana e dell’Emilia Centrale.

“È una sfida importante, che coinvolge anche Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano e Centro ricerche produzioni animali, nell’ambito della transizione ecologica europea, di cui devono essere protagoniste le aziende agricole unitamente a cittadini, istituzioni, mondo produttivo. Da tempo – precisa Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) – siamo impegnati nella ricerca di  soluzioni per arricchire i terreni con sostanza organica, utile anche a trattenere le acque di pioggia;  suoli impoveriti e crescente desertificazione sono fenomeni conclamati  in alcune zone del Paese, contribuendo all’abbandono dei terreni agricoli.”

L’incremento della sostanza organica nei terreni attraverso l’impiego di tecniche agronomiche sostenibili è fondamentale non solo per la fertilità – spiegano dall’Anbi – ma anche per valorizzazione del paesaggio e la salvaguardia idrogeologica del territorio; per questo, il Consorzio di bonifica Veneto orientale, insieme all’Università di Padova, è impegnato nel progetto sperimentale TerritoriBio (Territori e reti rurali per innovazioni tecniche e organizzative rivolte a imprese biologiche) finalizzato a promuovere un’agricoltura 4.0 a partire dai fabbisogni riscontrati in aziende agricole, sia biologiche che convenzionali, presenti sui Colli Euganei e nel veneziano.

Ma come funziona? Secondo gli esperti, grandi le potenzialità  le hanno “le colture di copertura, meglio note come “cover crops”, seminate nei periodi, in cui il terreno non sta ospitando colture da reddito ed  utili ad aumentare i servizi ecosistemici, promossi dall’agricoltura a servizio dell’ambiente”.

L’attività in corso sta analizzando appunto “l’effetto dell’apporto di differenti matrici organiche e dell’impiego di “cover crops” sulla capacità di ritenzione idrica del terreno,  volano fondamentale nell’ assorbimento delle acque in eccesso. Allo stesso tempo, trattenere le acque consente di aumentare la riserva idrica nei suoli, migliorando la capacità di resistenza delle coltivazioni ai periodi di scarse  precipitazioni”. La ricerca vuole quindi “individuare nuovi sistemi di gestione agronomica con evidenti esternalità verso la tutela del territorio e la salvaguardia ambientale”.

“Numeri alla mano – afferma Maurizio Borin, docente all’Ateneo patavino – è dimostrato come un piccolo incremento di sostanza organica su scala planetaria possa avere effetti considerevoli in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici.”

“Progetti come Life AgriCOlture e Soilbank – conclude Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – testimoniano  il concreto impegno dei Consorzi di bonifica ed irrigazione, attraverso la ricerca, nella sfida ai cambiamenti climatici, cruciali per il futuro del pianeta”.