Acqua e nucleare: Macron in secca

Dati sul consumo idrico del nucleare “aggiustati” e soluzioni tecniche urgenti inverosimili e dannose

[21 Aprile 2023]

Il 30 marzo il presidente francese Emmanuel Macron ha presentato il “Plan eau”, una serie di misure per la gestione dell’acqua e per adattarla i cambiamenti climatici. Ma in Francia una delle più grosse consumatrici di acqua è l’industria nucleare e per per Réseau Sortir du Nucléaire «Sul tema del nucleare il Capo dello Stato ha allineato vaghezze e approssimazioni. Ha così dimostrato ancora una volta l’impreparazione della filiera  alle perturbazioni attuali e future.

Macron ha detto che entro il 2030 bisogna «Risparmiare il 10% di acqua in tutti i settori» e per quanto riguarda la produzione di energia elettrica ha annuncia di voler far «Passare le nostre centrali a circuito chiuso» e il quotidiano Le Point ha subito titolato: «Stupore tra i ranghi degli specialisti».

Réseau Sortir du Nucléaire  fa notare che «I prelievi idrici dei reattori operanti a circuito “chiuso” sono infatti molto inferiori a quelli operanti in circuito aperto  [circa 2m3/s contro da 38 a 61m3/s] . Ma, da una parte, sembra del tutto irrealistico prevedere costosi lavori di modifica su vecchi reattori (come quelli di Bugey). Da un’altra parte, i 30 reattori francesi funzionanti a circuito chiuso, invece, rilasciano sotto forma di vapore 0,75 m3/s di acqua prelevata, cioè circa 400 milioni di m3/anno. Mentre quelli che operano a circuito aperto, situati in particolare in riva al mare, rigettano nel loro ambiente di origine la quasi totalità dell’acqua prelevata. Questo dato, inoltre, non tiene conto di tutte le spese idriche delle centrali che, per completezza, comprendono, tra l’altro, l’utilizzo dell’acqua per la rete antincendio e per disporre di stoccaggi di sicurezza».

Ma anche calcolare questa distinzione non è sufficiente per valutare il reale impatto delle centrali nucleari sull’acqua. Nel suo intervento,  Macron ha utilizzato i dati del Ministère de la Transition écologique. Il 51% di tutte le risorse idriche superficiali e sotterranee prelevate sono utilizzate per raffreddare le centrali nucleari. Di queste, solo il 12% verrebbe consumato (cioè non restituito ai corsi d’acqua originari). Ma non è sempre così. Il 28 marzo era ancora possibile leggere sul sito dello stesso ministero che il raffrescamento delle centrali elettriche era la seconda attività a maggior consumo idrico, con il 31% di tutte le risorse idriche consumate. Ma i no-nuke francesi denunciano che «Il giorno prima del discorso del Capo dello Stato, questa quota era scesa al 12%, vale a dire giusto al di sotto del consumo di acqua potabile! E questo senza che vengano forniti i dettagli dei calcoli e delle fonti utilizzate…»

Cosa copre questa distinzione tra acqua “consumata” e acqua “prelevata”? Réseau Sortir du Nucléaire spiega che «Per l’acqua potabile, i “consumi” comprendono essenzialmente le necessità domestiche (potabile, lavarsi, uso della lavatrice, della lavastoviglie, dello sciacquone, ecc.) e quelle delle comunità. Quasi tutta quest’acqua viene scaricata nell’ambiente naturale dopo la depurazione. Tuttavia, per quanto riguarda il nucleare, la quota di acqua scaricata (il famoso 51% citato da E. Macron) è carica di sostanze chimiche, radioattività (in particolare trizio) e viene riscaldata (inquinamento termico)  dal processo. Non può quindi essere utilizzato per altri scopi. E’ quindi anche un’acqua consumata».

Secondo il rapporto “Explore 2070”, entro il 2050, nella Francia continentale la portata media annua dei fiumi dovrebbe diminuire dal 10 al 40%. Gli antinucleari francesi fanno notare che «Questo significa meno risorse idriche disponibili per raffreddare i reattori delle centrali (questo aveva portato a molti fermi di reattori la scorsa estate) ma anche un maggiore impatto sulla risorsa, sull’ecosistema che ci vive,oltre che sull’ambiente in generale. Per quanto riguarda il “nuovo nucleare” (primca coppia di EPR 2 di una serie di 6 o addirittura 14 previsti per il 2035), si brancola nel buio». Secondo il rapporto “Travaux relatifs au nouveau nucléaire”, pubblicato dal  governo francese nel febbraio 2022, «Alcuni rischi identificabili non sono inclusi nei costi di EDF, in particolare eventi climatici e meteorologici molto dirompenti (alluvioni, maltempo, ondate di caldo, ondate di freddo) nonché il rischio di pandemia». Ma nel suo discorso del 30 marzo Macron ha preferito sorvolare su tutto questo.

Per sopperire alla mancanza d’acqua, EDF è già autorizzata a trivellare le falde acquifere già degradate dall’assenza di precipitazioni. La centrale nucleare di Dampierre (Loiret) può pompare fino a 3.600 m3 di acqua al giorno da una falda acquifera precedentemente riservata al consumo umano. Il 1 aprile, il livello del 75% delle falde era al di sotto della norma stagionale. I 26 reattori funzionanti a circuito aperto utilizzano per il loro raffreddamento tra 23 e 49 miliardi di m3 di acqua all’anno. Quest’acqua viene quasi completamente scaricata nei fiumi o nel mare dove viene prelevata, con una temperatura che può arrivare fino a 10° C in più. Inoltre, nell’estate 2022, nvece di chiudere le centrali elettriche che surriscaldano i corsi d’acqua come di consueto durante un’ondata di caldo, EDF è stata autorizzata a scaricare acqua ancora più calda negli ambienti acquatici, senza alcun rispetto per la salute e la sopravvivenza delle specie endemiche. Per i no.nuke, «Lungi dal prendere le decisioni necessarie, il governo sta intensificando la pressione sul nucleare per produrre sempre di più. Presto dovremo scegliere tra il risparmio idrico e la produzione di elettricità? Prima che sia troppo tardi, opponiamoci alle esenzioni di cui gode l’industria nucleare!»

Per questo Réseau Sortir du Nucléaire sta raccogliendo le firme sotto la petizione online “Le nucléaire un danger pour l’eau” da inviare a Bernard Doroszczuk, presidente dell’Autorité de Sûreté Nucléaire, Agnès Pannier-Runacher, ministra della transizione energetica, e Christophe Béchu, ministro della transizione ecologica e della coesione dei territori, nella quale si legge: « L’estate del 2022 è stata caratterizzata da una grave siccità e dal ripetersi di intense ondate di caldo. Falde freatiche secche, flusso insufficiente dei fiumi, riscaldamento della temperatura dei fiumi e del mare: durante questi periodi, le risorse idriche e gli ambienti acquatici sono stati fortemente colpiti. E, invece di proteggerli, si mettono i profitti al primo posto! Di solito, quando si verificano temperature elevate, alcuni reattori vengono spenti per preservare corsi d’acqua già surriscaldati. Perché non è stato così l’estate scorsa? Peggio ancora, perché avete accettato di accentuare il fenomeno chiedendo e adottando decreti che autorizzassero EDF a derogare alle norme che limitano il riscaldamento dei corsi d’acqua? Per diverse settimane avete  Blayais (Gironde), Bugey (Ain), Golfech (Tarn-et-Garonne), Saint-Alban (Isère) e Tricastin (Drôme) a scaricare l’acqua riscaldata in corsi d’acqua che già sapevate essere sofferenti. Non avete alcuna considerazione per gli ecosistemi acquatici? Per la sopravvivenza di questi spazi naturali, minacciati dalla proliferazione di specie invasive e organismi patogeni causati da questo inquinamento termico? Le conseguenze dirette della catastrofe climatica, della siccità e delle ondate di caldo sono destinate a moltiplicarsi e intensificarsi. Lascerete che queste deroghe, catastrofiche per l’acqua e le specie, diventino la norma? E’ vostro dovere agire oggi per proteggere le risorse idriche vitali. Per fiumi sani e un futuro vitale, vi chiedo di smettere di emettere deroghe ai limiti degli scarichi termici delle centrali nucleari e di spegnere i reattori situati su fiumi con portata troppo bassa».