Acqua e adattamento climatico in Italia: il Pnrr non basta

546 comuni italiani colpiti da eventi estremi legati al cambiamento climatico, difficoltà di approvvigionamento idrico in alcuni territori, aumento dei fenomeni siccitosi.

[8 Novembre 2021]

Alla COP26 Unfccc in corso a Glasgow si sta discutendo di come adattarsi al cambiamento climatico e mitigarne gli effetti e, anticipando alcuni dati del Libro Bianco Valore Acqua per l’Italia (che verrà presentato il 22 marzo 2022, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua), la Community Valore Acqua per l’Italia di European House Ambrosetti  fa notare che «Se si parla di adattamento al cambiamento climatico non si può non parlare di acqua. Uno degli elementi con cui il climate change si manifesta è, infatti, attraverso l’aumento di eventi meteorologici estremi che si concretizzano in fenomeni caratterizzati, da un lato, da eccesso di acqua (tempeste, inondazioni, innalzamento dei livelli del mare), dall’altro, da assenza acuta della stessa (aumento delle temperature, siccità prolungata). Fenomeni che comportano danni imponenti all’economia: gli eventi meteorologici estremi nel solo periodo 2010-2019 hanno causato 77 miliardi di Euro di danni economici, coinvolgendo 103 milioni di persone e determinato oltre 55.000 decessi nel mondo.  A livello mondiale si stima che, al 2030, il 40% della popolazione mondiale vivrà in condizioni di stress idrico».

Le cause  sono da ricercare da un lato nell’aumento della popolazione e della produzione alimentare da agricoltura irrigua (+50% entro metà secolo), dall’altro nell’inquinamento e l’impatto globale del cambiamento climatico e la Community Valore Acqua per l’Italia  evidenzia che «La crescente siccità e gli aumenti di temperatura ridurranno la disponibilità di acqua in molte regioni del pianeta, i cosiddetti hotspot climatici, dove i fenomeni di riscaldamento o eventi meteo catastrofici sono più intensi. Lo stress idrico è un fenomeno che interessa anche l’Italia e diventerà sempre più rilevante nel futuro, rendendo anche il Paese un hotspot.  È pertanto sempre più urgente dedicare al tema della risorsa acqua la massima attenzione e le giuste risorse che risultano al momento ancora insufficienti».

La Community Valore Acqua per l’Italia è una piattaforma multi-stakeholder istituita da The European House – Ambrosetti nel 2019 sulla gestione della risorsa acqua come driver di competitività e sviluppo industriale sostenibile, con l’obiettivo di avanzare proposte al Governo e al sistema-Paese. Sono membri della Community A2A, ACEA, Acquedotto Pugliese, Celli Group, Hera, Iren, MM, SMAT, ANBI – Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, Schneider Electric, SIT Group, SOTECO, RDR, Consorzio Idrico Terra di Lavoro, Brianzacque, Padania Acque, Maddalena, IWS, Fisia Italimpianti, SIAM, Alfa Varese, Irritec e Livenza Tagliamento Acque. Complessivamente la Community Valore Acqua rappresenta oltre 6 miliardi di Euro di fatturato nella gestione della risorsa acqua, oltre 14.000 lavoratori, più di 164.000 km di rete idrica servendo più della metà degli abitanti italiani. Alla sua terza edizione, il Libro Bianco affronta tutti gli aspetti problematici della gestione della risorsa acqua  ma valorizza anche le caratteristiche che la rendono un importante driver di competitività e sviluppo industriale sostenibile fino ad avanzare proposte per il Governo e il sistema-Paese. Il Libro approfondisce lo scenario di riferimento del settore nel mondo, in Europa e in Italia e si conferma la prima e più completa mappatura della filiera estesa dell’acqua in Italia sotto tutti gli aspetti di impatto: ambientali, sociali ed economici.

Secondo European House Ambrosetti, «Uno dei dati rilevanti che emerge dalle prime analisi dell’edizione 2022 è proprio lo stress idrico derivante dalla crescita di eventi metereologici estremi legati all’acqua. Sono ben 546 i comuni italiani che nell’ultimo decennio hanno subito impatti rilevanti per piogge torrenziali e fenomeni di dissesto conseguenti. Nello stesso periodo 2010-2020 si sono verificati 375 stop a infrastrutture critiche, 448 allagamenti e 129 esondazioni fluviali. Il dato peggiore si registra nell’estate 2020, caratterizzata da una media di 7 eventi estremi legati all’acqua ogni giorno, tra ondate di calore, nubifragi e grandinate, con impatti ingenti sul settore agricolo. Un segnale preoccupante di una tendenza in crescita, destinata inevitabilmente a rafforzarsi almeno fino a metà secolo, se non vengono presi provvedimenti urgenti».

Ma l’altra faccia della medaglia è la scarsità idrica: «In molte zone del Centro e del Sud Italia, – ma non sono escluse zone settentrionali – è altrettanto preoccupante – ricorda il rapporto –  A livello mondiale si stimano circa 10 miliardi di Dollari di danni economici legati alla siccità. Per l’Italia le stime rimangono incerte, ma il perdurante gap Nord-Sud, definito anche con il termine Water Service Divide, rende molto più complesso garantire una gestione efficiente e sostenibile della risorsa».  Per il Libro Bianco, «Le cause principali  sono da ricercarsi nelle caratteristiche idrografiche del territorio non rispecchiate dai confini amministrativi dei bacini e nella governance frammentata (numero limitato dei gestori industriali e presenza pervasiva degli enti locali). Altri elementi di criticità rimangono le infrastrutture obsolete e la mancanza di una gestione industriale (in buona parte operata direttamente dai comuni in economia e molto parcellizzata) che non permette di mettere a sistema le competenze e il coordinamento delle esigenze idriche territoriali. Serve dunque rendere più resiliente l’intera infrastruttura idrica nazionale, per sostenere le pratiche di adattamento climatico chieste dalla COP26 delle Nazioni Unite sul clima, che ne ha ribadito più volte la centralità».

In questo senso dovrebbe venire in aiuto il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR) che nella missione “Rivoluzione verde” alloca fino al 2026, circa 7,8 miliardi di Euro, pari a 1,3 miliardi all’anno, riconducibili alla risorsa idrica (gestione del rischio alluvionale e idrogeologico, sicurezza dell’approvvigionamento idrico, riduzione delle perdite, monitoraggio e previsione dei cambiamenti climatici, ecc.). Ma la Community Valore Acqua per l’Italia stima «Tuttavia, per raggiungere un livello minimo di investimenti atti a garantire una copertura delle attuali criticità, sarebbero necessarie risorse aggiuntive pari a circa 4 miliardi di Euro all’anno (tre volte in più di quanto attualmente stanziato dal PNRR), incarnando una richiesta spinta sia dal mondo imprenditoriale che dalle associazioni. Dei quasi 8 miliardi di Euro, 4,4 miliardi sono allocati dal PNRR per il servizio idrico, equivalenti a 730 milioni addizionali all’anno, pari solo al 20% dell’ammontare necessario per allinearsi alla media europea degli investimenti nel settore».

Sono largamente insufficienti anche i 3 miliardi di euro previsti dal PNNR per la lotta al cambiamento climatico: «A titolo esemplificativo, l’ammontare richiesto dalle Regioni per far fronte ai danni causati da calamità naturali è stato di 6 miliardi di Euro solo nel 2019».

la Community Valore Acqua per l’Italia ricorda che «Oltre alle criticità economiche sopra evidenziate è indispensabile intervenire con un significativo snellimento delle oggi complesse procedure burocratiche che spesso ostacolano il tempestivo sviluppo dei progetti. A titolo esemplificativo, i tempi per la fase di progettazione di un’opera idrica dovrebbero essere di 590 giorni, mentre quelli effettivi raggiungono 1.080 giorni, quasi il doppio. Il risultato è che i tempi medi per la realizzazione delle opere idriche risultano superiori alla media italiana di circa 8 mesi, per un totale di 5,2 anni».

European House Ambrosetti  conclude: «E’ ormai evidente che, oggi più che mai, l’Italia è chiamata a sostenere un impegno crescente per risolvere il gap infrastrutturale che caratterizza la filiera estesa dell’acqua. L’efficientamento in chiave sostenibile della filiera estesa dell’acqua deve necessariamente rientrare tra le priorità delle politiche economiche e sociali dell’Europa e dei suoi Stati membri».